SNDG - Storia delle Religioni

[nuvolarossa]

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Nel corso delle migliaia d’anni di storia umana, la ricerca di Dio ha condotto l’Uomo su molti sentieri.
Ne e’ risultata l’enorme diversita’ di espressione religiosa che vediamo nel mondo, dall’infinita’ varieta’ dell’induismo, al monoteismo che e’ alla base dell’ebraismo, dell’Islam e della cristianita’, e alle filosofie orientali dello scintoismo, del taoismo, del buddismo e del confucianesimo.

In altre vaste zone della terra gli uomini hanno fatto ricorso all’animismo, alla magia, allo spiritismo e allo sciamanesimo.

Questa ricerca di Dio non e’ conosciuta dalla maggioranza del Popolo.

Non ritieni giusto (onde fornire una visione laica e multiforme alle nuove generazioni) di sostituire “l’ora di religione” con una materia che comprenda “La storia delle Religioni” ?

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I sondaggi on-line del nostro Forum Repubblicano non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti i forumisti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere agli amici di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.
I sondaggi sono elencati in ordine di tempo ... i piu' recenti sono in basso.

[Beppe (POL)]

L'insegnamento della storia delle religioni va verificato alla luce di alcune necessarie premesse:
a- Programma di insegnamento.
b- Personale docente
c- Valutazione della funzione disciplinare

In breve, quindi, l'insegnamento in questioen sarebbe esercitato su di un programma ancora da stendere, ma che verrebbe inevitabilmente elaborato da una commisisone, a maggioranza. L'adozione del testo è pur sempre una operazione con riflessi editoriali ed economici. Quindi i testi necessariamente sarebbero orientati a condividere la consolidata visione della religione. Non storia , ma probabilmente apologia di una lettura storica. Certamente sarebbe esclusa ovvero sarebbe comunque mortificata la ragione del rifiuto della religione , che pure appartiene la percorso culturale attinente al tema religioso
Il personale docente dovrebbe essere reclutato fra coloro che possiedano i requisiti. Quali possano essere questi è possibile preconfigurarli individuandoli fra i laureati in teologia? Quindi si apre la verifica sullla portata formativa della facoltà di teologia.
E poi, l'alunno che non si attenga al dettato dei testi e delle valutazioni del docente, che valutazione dovrebbe avere al fine della certificazione delle conocenze? Si può agevolmente prevedere una ricaduta conformistica della formazione scolastica in tema di religione perchè condizionata dai testi ufficiali e dalla formazione del docente.
Ritengo inoltre che sostituire la facoltatività dell'accesso all'IRC con l'inserimento della disciplina della storia delle religioni, si traduce in un aggiramento della facoltatività l'abrogazione della laicità delo stato.

[Colombo da Priverno]

L'articolo 36 del Concordato del 1929 così recita: "L'Italia considera fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente che l'insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d'accordo tra la Santa Sede e lo Stato".
L'Accordo di revisione dello stesso Concordato sancito con legge 121 del 25 marzo 1985 nell'articolo 9.2 stabilisce una continuità ed un orientamento nuovo, quando dice: "La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della scuola, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado".
È più che evidente la continuità con il passato, ma dobbiamo anche evidenziare il nuovo assetto dell'IRC che viene messo in relazione non con l'istruzione pubblica, ma con il patrimonio culturale del popolo italiano e sempre in rapporto con le finalità della scuola. Sono due le sottolineature che vanno bene evidenziate: da una parte per chiarire le caratteristiche di un insegnamento che si inserisce nella formazione culturale dell'alunno e dall'altra per distinguere l'IRC dalla catechesi che ha come finalità di formare il credente.
Ma valore culturale del cattolicesimo non significa insegnamento dimezzato o di un generico cattolicesimo che non conosca i suoi aspetti caratteristici e individualizzanti, ma conoscenza precisa nella sua interezza, che comprende fonti, contenuti della fede, aspetti di vita, espressioni di culto e quant'altro è necessario per apprenderlo. E il tutto orientato alle finalità scolastiche che sono di conoscenza di quella specifica cultura italiana, e oggi dovremmo dire europea ed occidentale, che non è possibile spiegare e conoscere in tutte le sue forme (letteratura, arte, musica …) senza il cattolicesimo. Per questo i programmi (Bibbia, storia, religioni, problemi attuali ed esistenziali), spaziano su tutto ciò che il cattolicesimo ha incontrato, assunto, vissuto o rigettato, fino alla domanda di senso personale e decisiva di ogni uomo che ha il diritto di incrociare la risposta della nostra fede.
Che cosa deciderà rispetto a tale risposta - come ricorda il Card. Martini nella lettera "Andiamo a scuola" è responsabilità personale, ma porre il problema del senso di tutto ciò che si studia in riferimento alle questioni decisive della vita, è il servizio specifico che l'IRC si ripromette di essere nell'attuale contesto scolastico.
In questo senso l'insegnamento della religione cattolica riscopre il suo valore universale, cattolico appunto.
Ogni dialogo può iniziare laddove i soggetti sono chiari: il contributo all'assolutamente necessario dialogo tra culture, ha bisogno della chiarezza di identità.
Per un bambino musulmano, figlio di una famiglia credente, trovarsi in un contesto scolastico dove la fede - diversa - non sia nascosta e, naturalmente, non sia imposta, è vera accoglienza. A Natale scoprirà cos'è il Natale per noi cristiani, e non la festa dell'Albero. Così forse avrà un'idea dell'occidente più seria dell'assurdo consumismo ateo che vorremmo mostrare per essere accoglienti.In questo senso il Card. Martini, nella lettera già citata, riteneva che tale insegnamento dovesse essere "obbligatorio". La storia poi è andata in un altro modo, ma non si può certo rallegrarci del fatto che molti oggi possano scegliere il nulla piuttosto che un ora in cui capire la radice della nostra cultura, magari per poter essere più liberi di dissentire (e più coscienti nell'aderire). Conoscere è diritto per tutti e rende più liberi.

[lucifero]

questo passaggio, per quanto qualcuno ci possa vedere un miglioramento rispetto all'oggi, sarebbe (al minimo) mal gestito e si risolverebbe solo in una facciata di ecumenismo della chiesa cattolica, il cui ecumenismo finora si è sempre rivelato mirare alla conversione come traguardo ultimo.

Perciò voto no: meglio essere chiari: almeno così lo vedono tutti che quello è l'ennesimo indottrinamento.

[Garibaldi]

a grattare sotto l'etichetta del "progressista" spesso si trova "un conservatore".
Io ho votato SI, in barba ai conservatori dello stallo perenne.

[Alberich]

mi pare abbastanza inutile subissare gli alunni di altre materie. Piuttosto all'interno di Storia e di Filosofia si può inserire qualche nozione. Noi abbiamo fatto così.
Ovviamente sono favorevole all'abolizione dell'ora di religione cattolica.
saluti

[Jan Hus]

E perchè una storia delle religioni e non la storia del pensiero politico, o la storia del pensiero scientifico?

Le religioni si studiano quando si studia la storia e la filosofia.

No all'ora dei religione, no al surrogato che ne sarebbe la storia delle religioni.

[hussita]

ohibó, sono confusa
i miei docenti di religione indoravano la pillola dicendo
sapete, noi si dovrebbe fare storia delle religioni
ma non si fa in tempo...

[lucifero]

Originally posted by hussita
sapete, noi si dovrebbe fare storia delle religioni ma non si fa in tempo...

Non credo proprio che dovessero fare storia delle religioni. Non è questo che hanno preteso ed ottenuto con il nuovo concordato craxiano.

E' però possibile che i vescovi, nello stendere il programma, abbiano pensato autonomamente di introdurre questo cavallo di troia della storia delle religioni.

Ma probabilmente non tutti gli insegnanti (ai miei tempi erano preti) si sentono attrezzati e/o condividono. E così accampano il ritardo sui programmi: sai che problema se non si arriva a studiare la Pasqua entro la Quaresima!

P.S.
Comunque tenete conto che queste sono considerazioni di chi è esterno al mondo della scuola e si riferisce all'ora di religione del '76...

[Garibaldi]

va a finire che ci si tiene le cose cosi' come sono!!!!!!
ma allora i sinistri la smettano di brontolare!!!!!!!!1111