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    Talking L'onda nera che viene dall'Est

    di Andrea Affaticati
    1/10/2004





    Due fan del gruppo rock slovacco Judenmord.
    Dalla Slovenia al Baltico, quanti sono, che cosa vogliono, su quali appoggi contano i nostalgici del Terzo Reich. Una radiografia dei gruppi più organizzati, che si stanno coordinando in tutto il Continente.



    Un'orda di teste rasate, di nostalgici del Führer, di gruppi neopagani che inneggiano a svastiche, simboli celtici, sembra abbattersi sull'Europa. Quest'estate la Francia ha assistito alla profanazione di decine di tombe e luoghi di culto ebraici. Dalla Russia arrivano rapporti su un preoccupante moltiplicarsi di gruppi di chiara ideologia sciovinista, i cui proclami su patria, stranieri e purezza della razza portano i loro adepti a liquidare a sangue freddo chi devia da questi parametri. Di qualche giorno fa è poi la notizia che la federazione delle comunità ebraiche ungheresi ha chiesto ufficialmente di vietare la celebrazione dei 60 anni dall'ascesa di Ferenc Szálasi, il leader delle croci frecciate (tra i più feroci alleati del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale), annunciata per il 15 ottobre dal gruppo neonazista Magyar Jövõ Csoport.

    La Germania, intanto, fa i conti con il risultato elettorale in Brandeburgo e Sassonia e con il rapporto dell'ufficio regionale della Corte costituzionale: «L'estremismo di destra va visto ormai come una forza politica. Negli ultimi anni proprio su questi partiti si sono concentrati tra i 60 e gli 80 mila voti». Voti che arrivano soprattutto dall'elettorato più giovane, a dar loro la preferenza è stato il 20 per cento dei diciottenni. Non solo, partiti come Npd e Dvu attirano anche tutto il sottobosco dei vari Sss (Skinhaeds Sächsische Schweiz), Wikinger Jugend (Gioventù vichinga), gruppi spesso vietati, ma che, come spiega Christoph Butterwegge nel suo saggio Rechtsextremismus (L'estremismo di destra, appena pubblicato in Germania), malgrado l'inasprimento delle leggi non scompaiono: semplicemente cambiano nome. Sciolti i giovani vichinghi nascono le Freie Kameradschaften, gruppi senza struttura e statuto ufficiale, che contano dai cinque ai 20 appartenenti e che nel frattempo hanno formato una rete di 150 unità sparse su tutta la Germania.

    Altrettanto preoccupante è la situazione nei paesi del Centro ed Est Europa. «I numeri ufficiali parlano di circa 7.200 tra skinhead e neonazisti cechi» elenca Ondrej Cakl, dell'organizzazione non governativa Tolerance and civil society. «In Slovacchia sono circa 3.500 skinhead, in Ungheria 4 mila. Sulla Polonia non ci sono numeri ufficiali, ma dovrebbero essere circa 20 mila». Non sorprende dunque che il voto tedesco abbia suscitato grande allarme a Praga, Bratislava e Varsavia. «Se si confrontano solo i numeri tra la Repubblica Ceca e la Germania» continua Ondrej Cakl «si potrebbe credere che qui in Boemia il fenomeno sia tutto sommato limitato. In Germania gli attivisti sono 40 mila; si contano 98-100 omicidi di matrice nazista contro i 22 di qui; 120 concerti all'anno contro i nostri 25. Ma va tenuto conto che la Repubblica Ceca è molto più piccola e la popolazione molto meno numerosa».

    Quello che i governi temono di più è un rafforzarsi dei contatti internazionali. È vero, sono numerosi i gruppi autoctoni come gli skinhead Slovenska Pospolitost, i nazionalisti e neopagani polacchi Niklot e Swiaszczyca, l'ungherese Lelkiismeret 88, ma ci sono soprattutto, in ognuno di questi paesi, fin su negli stati baltici, affiliati e succursali dell'americana Hammer Skins, delle britanniche Combat 18 (dove i numeri stanno per le iniziali di Adolf Hitler) e Blood & Honour. La più potente continua a essere quest'ultima, fondata nel 1987 da Ian Stuart, leader della band neonazista Screwdriver. Ed è proprio attraverso i concerti, nei quali intervengono band come le inglesi Brutal attack e Squadron, gli italiani Gesta bellica, gli slovacchi Judenmord, cioè «sterminio degli ebrei», i tedeschi Eugenic, che queste organizzazioni hanno modo di diffondere le loro idee, di trovare affiliati. Ai concerti illegali o fatti passare come feste private si affiancano, come si legge nel rapporto Slovakia 2002, «manifestazioni commemorative e la diffusione di materiale razzista e xenofobo».

    Così, a seconda del paese, tra le prime vittime delle teste rasate e dei gruppi neonazisti ci sono i rom, le minoranze etniche, gli stranieri. In Germania è scoppiata la polemica sul perché le istituzioni, un paio di anni fa, non hanno messo fuori legge la Npd. Formazioni come questa, ma anche gli ungheresi Miép e Jöbbik, la Lega delle famiglie polacche, il belga Vlaams Block, l'austriaco Fpö e il francese Front national legittimano e danno, infatti, voce a una sottocultura fatta di risentimenti e nostalgie. Non tanto del Terzo Reich, ma di una società chiusa, autoritaria, sciovinista. I leader di questi partiti vengono ora definiti «lupi travestiti da agnelli» perché hanno modificato il loro linguaggio. Tra gli esempi più citati Jörg Haider, che nel periodo d'oro veniva acclamato anche sul sito del siberiano Party of freedom (partito della libertà), dove si vedevano immagini di ragazzi con bandiere del Terzo Reich. In patria Haider si era attirato le simpatie delle Burschenschaften (organizzazioni studentesche di estrema destra con dichiarati sentimenti antisemiti e xenofobi) usando frasi a effetto e presenziando all'annuale incontro dei veterani della Wehrmacht e delle Waffen Ss in Carinzia.

    Anche Holger Apfel, candidato di punta dell'Npd in Sassonia, non mostra una testa rasata, veste in abito da manager, legge il Financial Times Deutschland e, in occasione delle manifestazioni del lunedì contro le riforme del governo Schröder, esponeva striscioni con la scritta: «No all'impoverimento». Poi però rassicurava i simpatizzanti: alla domanda se i camerati picchiatori della Sss, organizzazione fuorilegge in Germania, possono trovare accoglienza nelle file dell'Npd, lui risponde: «Nelle file della Sss ho conosciuto sinceri patrioti tedeschi… Per questo chi ha scontato la sua pena è il benvenuto da noi». A suo tempo la vittoria dell'Fpö in Austria è stata frutto di un voto di protesta: lo è anche quello nei Land tedeschi dell'Est. Oggi i nazionalisti austriaci sono in netto declino e anche il populista polacco Andrzej Lepper non ha poi sbancato alle europee, ma sta di fatto che una serie di tabù verbali sono caduti dando vita a una forza politica transnazionale. Nel rapporto 2002-2003 sull'antisemitismo e la xenofobia Bruxelles constatava riguardo agli allora 15 stati membri: «Nell'Unione sono in calo gli atti di violenza, ma sono in preoccupante ascesa il vandalismo antisemita e il razzismo verbale». «Il razzismo verbale» spiega lo scrittore Peter Esterhazy «è il vero problema qui in Ungheria. Da noi non c'è stato alcun massacro di stranieri (come è accaduto a Hoyerswerda, in Germania), ma non per questo il paese è meno razzista. Lo è sicuramente nel linguaggio di tutti i giorni: i ragazzi lo imparano in famiglia e poi a scuola lo usano. È dalla pulizia del linguaggio che si dovrebbe iniziare».

    PAROLE D'ORDINE VIA WEB

    Come i gruppi radicali mantengono i contatti internazionali

    È soprattutto con internet che i gruppi neonazisti mantengono i contatti internazionali. In Europa il controllo è diventato molto rigido, così per entrare nei siti centrali di Blood & Honour o Hammer Skins bisogna passare attraverso i link nazionali. Anche International Third Position, uno dei siti di riferimento per un gran numero di gruppi europei, non si apre direttamente. Per evitare la censura la Nationale Aktionsfront Germany ha mantenuto sì il suo sito ufficiale: chi però vuole andare oltre la prima schermata (politicamente corretta) deve registrarsi. Lo stesso vale per il sito austriaco Ostara.

    Una parola che funziona da passe-partout è «Revisionism», con la quale si accede a siti che vendono memorabilia di ogni genere e libri, primo fra tutti il Mein Kampf. Per andare però sul sicuro il neofita passa per il sito stormfront. Su questa pagina web americana (oltre ad appelli del tipo: «Dobbiamo assicurare il futuro ai bambini bianchi» e «si reclutano skinhead») ci sono i link verso altre pagine come hitler.org, o nazi-lauck, un sito in 22 lingue tra le quali italiano, slovacco, francese, romeno, russo, estone, spagnolo.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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    Red face -------




    + che un onda nera sarebbe meglio un onda bianca rossa e nera,
    quella dei tre colori degli indoeuropei.

  3. #3
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    Predefinito Re: -------

    Originally posted by Jenainsubrica



    + che un onda nera sarebbe meglio un onda bianca rossa e nera,
    quella dei tre colori degli indoeuropei.
    mah, almeno qualche buona notizia ogni tanto. Speriamo. La salvezza delle Stirpi indoeuropee è il nostro obiettivo...

  4. #4
    Totila
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    Predefinito Re: Re: -------

    Originally posted by Felix
    mah, almeno qualche buona notizia ogni tanto. Speriamo. La salvezza delle Stirpi indoeuropee è il nostro obiettivo...
    Vediamo se dopo la trombata dei candidati "americani" prima in Bielorussia e oggi in Ucraina, qualcosa si muove...

  5. #5
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    Predefinito

    come ho già segnalato sul forum DR, l'Ucraina è la culla origiaria dei popoli indoeuropei (urheimat). Sarà Destino che da li, dalla patria ancestrale, prenda il via la riscossa degli arii?!

    che gli Dei ci assistano...

 

 

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