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    Predefinito 2 ottobre - SS. Angeli custodi

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Santi Angeli Custodi

    2 ottobre - Memoria

    Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l'incarico di proteggere i patriarchi, i suoi servi e tutto il popolo eletto. Pietro in carcere viene liberato dal suo Angelo. Gesù a difesa dei piccoli dice che i loro Angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei Cieli. (Mess. Rom.).
    Figure celesti presenti nell'universo religioso e culturale della Bibbia - così come di molte religioni antiche - e quasi sempre rappresentati come esseri alati (in quanto forza mediatrice tra Dio e la Terra), gli angeli trovano l'origine del proprio nome nel vocabolo greco anghelos =messaggero. Non a caso, nel linguaggio biblico, il termine indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione. Ed è proprio con questo significato che la parola ricorre circa 175 volte nel Nuovo Testamento e 300 nell'Antico Testamento, che ne individua anche la funzione di milizia celeste, suddivisa in 9 gerarchie: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli. Oggi il tema degli Angeli, quasi scomparso dai sermoni liturgici, riecheggia stranamente nei pulpiti dei media in versione new age, nei film e addirittura negli spot pubblicitari, che hanno voluto recepirne esclusivamente l'aspetto estetico e formale.

    Martirologio Romano: Memoria dei santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.

    Martirologio tradizionale (2 ottobre): Festa dei santi Angeli Custodi.

    Il nuovo Calendario universale della Chiesa ha conservato, a questa data, non la festa, ma la memoria degli Angioli Custodi.
    Abbiamo già parlato, il 5 maggio, dell'unico Santo che ripete, nei calendari, il nome di Angelo, il carmelitano Martire in Sicilia. Ma tra i moltissimi fedeli che ripetono questo nome così diffuso non mancheranno quelli che preferiscono celebrare il loro onomastico nel giorno dedicato proprio agli Angioli, non di nome ma di fatto.
    Un tempo questa festa veniva celebrata il 29 settembre, insieme con quella di San Michele, custode e protettore per eccellenza. Tre giorni fa, a quella data, abbiamo ricordato i tre Arcangeli principali, e diciamo così prototipi, ognuno con il loro nome: Michele, Gabriele e Raffaele.
    L'uso di una festa particolare dedicata agli Angioli Custodi si diffuse nella Spagna nel '400, e nel secolo successivo in Portogallo, più tardi ancora in Austria. Nel 1670, il Papa Clemente X ne fissò la data al 2 ottobre.
    La devozione per gli Angioli è più antica di quella per i Santi: prese particolare importanza nel Medioevo quando i monaci solitari ricercarono la compagnia di queste invisibili creature e le sentirono presenti nella loro vita di silenzioso raccoglimento.
    Dopo il concilio di Trento, la devozione per gli Angioli fu meglio definita e conobbe nuova diffusione. Nella vita attuale, però, gli uomini trascurano sempre di più la propria angelica compagnia, e non avvertono ormai la presenza di un puro spirito, testimone costante dei pensieri e delle azioni umane.
    Di solito si parla dell'Angiolo Custode soltanto ai bambini, e per questo anche l'iconografia si è fissata sulla figura dell'Arcangiolo Raffaele, che guida e conduce il giovane Tobiolo.
    Gli adulti, invece, dimenticano facilmente il loro adulto testimone e consigliere, il loro invisibile compagno di viaggio, il muto testimone della loro vita. E anche questo aumenta il senso della desolazione e addirittura dell'angoscia che caratterizza il nostro tempo, nel 4uale si sono lasciate cadere, come infantili fantasie, tante consolanti e sostenitrici verità di fede.
    R infatti verità di fede che ogni cristiano, dal Battesimo, riceve il proprio Angiolo Custode, che lo accompagna, lo ispira e lo guida, per tutta la vita, fino alla morte, esemplare perfetto della condotta che si dovrebbe tenere nei riguardi di Dio e degli uomini.
    L'Angiolo Custode è dunque il luminoso specchio sul quale ogni cristiano dovrebbe riflettere la propria condotta giornaliera.
    Per questo la Chiesa ha dettato una delle più belle preghiere che dice: " Angiolo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Così sia ".

    Fonte: Archivio Parrocchia

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    Sempre dallo stesso sito:

    La memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre, data fissata da papa Clemente X (1670-1676); la Chiesa Ortodossa li celebra l’11 gennaio.
    Ma chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano? Prima di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70)).
    Tutto ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta ‘angiologia’; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti, riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà, compiti, elevazione e caduta.
    Come si vede la materia è così vasta e profonda, che è impossibile in questa scheda succinta, poter esporre esaurientemente l’argomento, ci limiteremo a dare qualche cenno essenziale.

    Esistenza e creazione

    La creazione degli angeli è affermata implicitamente almeno in un passo del Vecchio Testamento, dove al Salmo 148 (Lode cosmica), essi sono invitati con le altre creature del cielo e della terra a benedire il Signore: “Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore, perché al suo comando ogni cosa è stata creata”.
    Nel nuovo Testamento (Col. 1.16) si dice: “per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra”. Quindi anche gli angeli sono stati creati e se pure la tradizione è incerta sul tempo e nell’ordine di questa creazione, essa è ritenuta dai Padri indubitabile; certamente prima dell’uomo, perché alla cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, era presente un angelo, posto poi a guardia dell’Eden, per impedirne il ritorno dei nostri progenitori.

    Spiritualità

    La spiritualità degli angeli, è stato oggetto di considerazioni teologiche fra i più grandi Padri della Chiesa; s. Giustino e s. Ambrogio attribuivano agli angeli un corpo, non come il nostro, ma luminoso, imponderabile, sottile; s. Basilio e s. Agostino furono esitanti e si espressero non chiaramente; s. Giovanni Crisostomo, s. Gerolamo, s. Gregorio Magno, asserirono invece l’assoluta spiritualità; il già citato Concilio Lateranense IV, quindi il Magistero della Chiesa, affermò che gli Angeli sono spirito senza corpo.
    L’angelo per la sua semplicità e spiritualità è immortale e immutabile, privo di quantità non può essere localmente presente nello spazio, però si rende visibile in un luogo per esplicare il suo operato; non può moltiplicarsi entro la stessa specie e s. Tommaso d’Aquino afferma che tante sono le specie angeliche quanti sono gli stessi angeli, l’uno diverso dall’altro.
    Nella Bibbia si parla di angeli come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini; nel Nuovo Testamento essi appaiono chiaramente come puri spiriti.
    Nella credenza ebraica essi furono talvolta avvicinati a esseri materiali, ai quali si offriva ospitalità, che essi ricambiavano con benedizioni, promesse di prosperità, ecc.

    Intelligenza e volontà

    L’Angelo in quanto essere spirituale non può essere sprovvisto della facoltà dell’intelligenza e della volontà; anzi in lui debbono essere molto più potenti, in quanto egli è puro di spirito; sulla prontezza e infallibilità dell’intelligenza angelica, come pure sull’energia, la tenace volontà, la libertà superiore, il grande Dottore Angelico, s. Tommaso d’Aquino, ha scritto ampiamente nella sua “Summa Theologica”, alla quale si rimanda per un approfondimento.

    Elevazione

    La Sacra Scrittura suggerisce più volte che gli Angeli godono della visione del volto di Dio, perché la felicità alla quale furono destinati gli spiriti celesti, sorpassa le esigenze della natura ed è soprannaturale.
    E nel Nuovo Testamento frequentemente viene stabilito un paragone fra uomini, santi e angeli, come se la meta cui sono destinati i primi, altro non sia che una partecipazione al fine già conseguito dagli angeli buoni, i quali vengono indicati come ‘santi’, ‘figli di Dio’, ‘angeli di luce’ e che sono ‘innanzi a Dio’, ‘al cospetto di Dio o del suo trono’; tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine; essi furono santificati nell’istante stesso della loro creazione.

    Caduta

    Il Concilio Lateranense IV, definì come verità di fede che molti Angeli, abusando della propria libertà caddero in peccato e diventarono cattivi.
    San Tommaso affermò che l’Angelo poté commettere solo un peccato d’orgoglio, lo spirito celeste deviò dall’ordine stabilito da Dio e non accettandolo, non riconobbe al disopra della sua perfezione, la supremazia divina, quindi peccato d’orgoglio cui conseguì immediatamente un peccato di disobbedienza e d’invidia per l’eccellenza altrui.
    Altri peccati non poté commetterli, perché essi suppongono le passioni della carne, ad esempio l’odio, la disperazione. Ancora s. Tommaso d’Aquino specifica, che il peccato dell’Angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio.
    La tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente degli angeli e loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal cielo nell’inferno; l’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza, lo portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, traendo dalla sua parte un certo numero di angeli.
    Contro di lui si schierarono altri angeli dell’esercito celeste capeggiati da Michele, ingaggiando una grande e primordiale lotta nella quale Lucifero con tutti i suoi, soccombette e fu precipitato dal cielo; egli divenne capo dei demoni o diavoli nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia.
    Il nome Lucifero e la sua identificazione con il capo ribelle degli angeli, derivò da un testo del profeta Isaia (14, 12-15) in cui una satira sulla caduta di un tiranno babilonese, venne interpretata da molti scrittori ecclesiastici e dallo stesso Dante (Inf. XXIV), come la descrizione in forma poetica della ribellione celeste e della caduta del capo degli angeli.
    “Come sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora! Come sei stato precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in cuor tuo: Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio trono… salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo. E invece sei stato precipitato nell’abisso, nel fondo del baratro!”

    L’esercito celeste

    La figura dell’Angelo come simbolo delle gerarchie celesti, in genere appare fin dai primi tempi del cristianesimo, collocandosi in prosecuzione della tradizione ebraica e come trasformazione dei tipi precristiani delle Vittorie e dei Geni alati, che avevano anche la funzione mediatrice, tra le supreme divinità e il mondo terrestre.
    Attraverso l’insegnamento del “De celesti hierarchia” dello pseudo Dionigi l’Areopagita, essi sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori.
    La prima gerarchia comprende i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù, le potestà; la terza i principati, gli arcangeli e gli angeli.
    I cori si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni identificativi, sempre secondo lo pseudo Areopagita, i più vicini a Dio sono i serafini, di colore rosso, segno di amore ardente, con tre paia di ali; poi vengono i cherubini con sei ali cosparse di occhi come quelle del pavone; le potestà hanno due ali dai colori dell’arcobaleno; i principati sono angeli armati rivolti verso Dio e così via.
    Più distinti per la loro specifica citazione nella Bibbia, sono gli Arcangeli, i celesti messaggeri, presenti nei momenti più importanti della Storia della Salvezza; Michele presente sin dai primordi a capo dell’esercito del cielo contro gli angeli ribelli, apparve anche a papa s. Gregorio Magno sul Castel S. Angelo a Roma, lasciò il segno della sua presenza nel Santuario di Monte S. Angelo nel Gargano; Gabriele il messaggero di Dio, apparve al profeta Daniele; a Zaccaria annunciante la nascita di s. Giovanni Battista, ma soprattutto portò l’annuncio della nascita di Cristo alla Vergine Maria; Raffaele è citato nel Libro di Tobia, fu guida e salvatore dai pericoli del giovane Tobia, poi non citato nella Bibbia, c’è Uriele, nominato due volte nel quarto libro apocrifo di Ezra, il suo nome ricorre con frequenza nelle liturgie orientali, s. Ambrogio lo poneva fra gli arcangeli, accompagnò il piccolo s. Giovanni Battista nel deserto, portò l’alchimia sulla terra.

    L’angelo nell’arte

    Ricchissima è l’iconografia sugli angeli, la cui condizione di esseri spirituali, senza età e sesso, ha fatto sbizzarrire tutti gli artisti di ogni epoca, nel raffigurarli secondo la dottrina, ma anche con il proprio estro artistico.
    Gli artisti, specie i pittori, vollero esprimere nei loro angeli un sovrumano stato di bellezza, avvolgendoli a volte in vesti sacerdotali o in classiche tuniche, a volte come genietti dell’arte romana, quasi sempre con le ali e con il nimbo (nuvoletta); dal secolo IV e V li ritrassero in aspetto giovanile, efebico, solo nell’epoca barocca apparirà il tipo femminile.
    Gli angeli furono raffigurati non solo in atteggiamento adorante, come nelle magnifiche Natività o nelle Maestà medioevali, ma anche in atteggiamento addolorato e umano nelle Deposizioni, vedasi i gesti di disperazione per la morte di Gesù, degli angeli che assistono alla deposizione dalla croce, nel famoso dipinto di Giotto “Compianto di Cristo morto” (Cappella degli Scrovegni, Padova).
    Poi abbiamo angeli musicanti e che cantano in coro, che suonano le trombe (tubicini); gli angeli armati in lotta con il demonio; angeli che accompagnano lo svolgersi delle opere di misericordia, ecc.

    L’angelo nella Bibbia

    Specifici episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, indicano la presenza degli Angeli: la lotta con l’angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18); l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco; l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto.
    L’annuncio ai pastori della nascita di Cristo; l’angelo che compare in sogno a Giuseppe, suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; gli angeli che adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto; l’angelo che annunciò alla Maddalena e alle altre donne, la resurrezione di Cristo; la liberazione di s. Pietro, dal carcere e dalle catene a Roma; senza dimenticare la cosmica e celeste simbologia angelica dell’Apocalisse di s. Giovanni Evangelista.

    L’Angelo Custode

    Infine l’Angelo Custode, l’esistenza di un angelo per ogni uomo, che lo guida, lo protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.
    La Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli angeli, come quello di offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare l’uomo nella via del bene.

    Il nome di ‘angelo’ nel discorrere corrente, ha assunto il significato di persona di eccezionale virtù, di bontà, di purezza, di bellezza angelica e indica perfezione.

    Autore: Antonio Borrelli








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    Predefinito Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate

    Disc. 12 sul salmo 90: Tu che abiti, 3, 6-8; Opera omnia, ed. Cisterc. 4 [1966] 458-462

    «Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi» (Sal 90, 11). Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi verso i figli degli uomini. Ringrazino e dicano tra le genti: grandi cose ha fatto il Signore per loro. O Signore, che cos'è l'uomo, per curarti di lui o perché ti dai pensiero per lui? Ti dai pensiero di lui, di lui sei sollecito, di lui hai cura. Infine gli mandi il tuo Unigenito, fai scendere in lui il tuo Spirito, gli prometti anche la visione del tuo volto. E per dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino.
    «Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi». Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti.
    Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene.
    Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto possiamo e quanto dobbiamo.
    Tutto l'amore e tutto l'onore vada a Dio, dal quale deriva interamente quanto è degli angeli e quanto è nostro. Da lui viene la capacità di amare e di onorare, da lui ciò che ci rende degni di amore e di onore.
    Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre. Ora, infatti, siamo figli di Dio. Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente, non differiamo per nulla dai servi. Del resto, anche se siamo ancora bambini e ci resta un cammino tanto luogo e anche tanto pericoloso, che cosa dobbiamo temere sotto protettori così grandi?
    Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.

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    Carlo Dolci, Angelo custode, 1675, Museo della Cattedrale, Prato

    Giovanni Battista Piazzetta, Angelo custode con i SS. Gaetano di Thiene ed Antonio di Padova, 1729 circa, Chiesa di S. Vitale, Venezia

    Pietro da Cortona, Angelo custode, 1656, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

    J.H.S. Mann, Angeli custodi, 1860

    Henri Decaisne, L'Angelo custode, 1835-36, Musée du Louvre, Parigi

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    Cresce la mistica e la devozione per gli angeli

    ROMA, giovedì, 14 giugno 2007 (ZENIT.org).- Si è conclusa con un grande successo di pubblico e con la partecipazione di un folto numero di studiosi e giornalisti, la Terza Edizione del Meeting sugli Angeli promossa dall’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo sul tema “Gli Angeli dei Mistici” svoltasi a Campagna, in provincia di Salerno (1-2 giugno 2007).

    Messaggi e richieste di informazione sull’evento sono stati recapitati agli organizzatori anche da Paesi esteri, Spagna e America Latina in particolare.

    Intervistato da ZENIT, l’ideatore ed animatore dell’iniziativa, nonché Presidente dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo, don Marcello Stanzione, si è detto ottimista sul consolidamento e sulla diffusione della devozione verso gli angeli.

    Don Marcello ha raccontato che tra le relazioni ce ne è stata una riguardante la vita del beato Giacomo Alberione, “una persona che è sempre stato considerato come un manager, con una grandissima capacità organizzativa, infatti ha fondato le edizioni san Paolo e dieci congregazioni religiose. Ma è poco noto che fosse devotissimo agli angeli”.

    “Una Grande capacità di lavoro e una grandissima devozione agli angeli, vanno spesso insieme. Don Alberione ha così espresso il suo alto misticismo, la sua spiritualità nella concretezza delle opere”, ha aggiunto poi.

    “Chi è devoto agli angeli infatti non vive di aria fritta – ha sottolineato don Marcello – al contrario per imitazione degli angeli si dà molto da fare per diffondere il Regno di Dio”.

    “Uno degli aspetti più belli degli angeli – ha continuato il sacerdote – è la loro laboriosità il loro zelo, per la causa di Dio. In questo senso don Alberione come modello di mistico incarnato nella realtà della sua epoca, ha anticipato i tempi scoprendo l’importanza nell’utilizzo dei mass media per l’evangelizzazione”.

    Secondo don Marcello “gli angeli non sono entità eteree fuori dal mondo ma invitano all’azione, per questo moltissime persone sono affascinate dagli angeli. San Tommaso d’Aquino per esempio, era chiamato appunto il doctor angelicus”.

    “Da una interessantissima relazione – ha proseguito – abbiamo scoperto che Suor Faustina Kowalska era devotissima agli angeli. La devozione verso gli angeli è infatti molto collegata alla Divina Misericordia, anzi gli angeli sono un dono della Misericordia di Dio”.

    Circa la mistificazione e l’utilizzo improprio degli angeli da parte di culti new age e di spiritualità paganeggianti, don Marcello ha affermato che “purtroppo la devozione agli angeli viene mistificata dai figli delle tenebre, che sono più scaltri e confondono sacro e profano. Noi dobbiamo pregare come hanno fatto i padri gesuiti tra il XVI ed il XVIII secolo, quando hanno diffuso una grande devozione agli angeli”.

    “Per questo motivo – ha precisato il sacerdote – oggi bisogna far crescere cattolici moderni che diffondono la spiritualità degli angeli, che è sempre attuale e bella”.

    Don Marcello ha poi affermato che grazie alla Casa editrice “Il Segno” di Udine sono già da ora disponibili i libri contenenti gli Atti di tutti e tre i meeting sugli angeli: “San Michele. L'Archistratega di Dio”; “Il ritorno degli Angeli oggi: tra devozione e mistificazione “; “Gli Angeli dei mistici”.

    “I libri – ha affermato don Marcello - possono fare moltissimo, e si sta creando una rete di persone che studia, prega e diffonde la conoscenza della spiritualità angelica. Una spiritualità che va di pari passo con quella mariana”.

    “Per esempio il beato Bartolo Longo, che ha fatto gli scavi di Pompei, era molto devoto a San Michele, ed ha consacrato il Santuario della Madonna di Pompei proprio a San Michele Arcangelo”, ha concluso.

    Fonte: Zenit, 14.6.2007

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    Guardian Angel

    (See also FEAST OF THE GUARDIAN ANGELS.)

    That every individual soul has a guardian angel has never been defined by the Church, and is, consequently, not an article of faith; but it is the "mind of the Church", as St. Jerome expressed it: "how great the dignity of the soul, since each one has from his birth an angel commissioned to guard it." (Comm. in Matt., xviii, lib. II).

    This belief in guardian angels can be traced throughout all antiquity; pagans, like Menander and Plutarch (cf. Eusebius, "Praep. Evang.", xii), and Neo-Platonists, like Plotinus, held it. It was also the belief of the Babylonians and Assyrians, as their monuments testify, for a figure of a guardian angel now in the British Museum once decorated an Assyrian palace, and might well serve for a modern representation; while Nabopolassar, father of Nebuchadnezzar the Great, says: "He (Marduk) sent a tutelary deity (cherub) of grace to go at my side; in everything that I did, he made my work to succeed."

    In the Bible this doctrine is clearly discernible and its development is well marked. In Genesis 28-29, angels not only act as the executors of God's wrath against the cities of the plain, but they deliver Lot from danger; in Exodus 12-13, an angel is the appointed leader of the host of Israel, and in 32:34, God says to Moses: "my angel shall go before thee." At a much later period we have the story of Tobias, which might serve for a commentary on the words of Psalm 90:11: "For he hath given his angels charge over thee; to keep thee in all thy ways." (Cf. Psalm 33:8 and 34:5) Lastly, in Daniel 10 angels are entrusted with the care of particular districts; one is called "prince of the kingdom of the Persians", and Michael is termed "one of the chief princes"; cf. Deuteronomy 32:8 (Septuagint); and Ecclesiasticus 17:17 (Septuagint).

    This sums up the Old Testament doctrine on the point; it is clear that the Old Testament conceived of God's angels as His ministers who carried out his behests, and who were at times given special commissions, regarding men and mundane affairs. There is no special teaching; the doctrine is rather taken for granted than expressly laid down; cf. 2 Maccabees 3:25; 10:29; 11:6; 15:23.

    But in the New Testament the doctrine is stated with greater precision. Angels are everywhere the intermediaries between God and man; and Christ set a seal upon the Old Testament teaching: "See that you despise not one of these little ones: for I say to you, that their angels in heaven always see the face of my Father who is in heaven." (Matthew 18:10). A twofold aspect of the doctrine is here put before us: even little children have guardian angels, and these same angels lose not the vision of God by the fact that they have a mission to fulfil on earth.

    Without dwelling on the various passages in the New Testament where the doctrine of guardian angels is suggested, it may suffice to mention the angel who succoured Christ in the garden, and the angel who delivered St. Peter from prison. Hebrews 1:14 puts the doctrine in its clearest light: "Are they not all ministering spirits, sent to minister for them, who shall receive the inheritance of salvation?" This is the function of the guardian angels; they are to lead us, if we wish it, to the Kingdom of Heaven.

    St. Thomas teaches us (Summa Theologica I:113:4) that only the lowest orders of angels are sent to men, and consequently that they alone are our guardians, though Scotus and Durandus would rather say that any of the members of the angelic host may be sent to execute the Divine commands. Not only the baptized, but every soul that cometh into the world receives a guardian spirit; St. Basil, however (Homily on Psalm 43), and possibly St. Chrysostom (Homily 3 on Colossians) would hold that only Christians were so privileged. Our guardian angels can act upon our senses (I:111:4) and upon our imaginations (I:111:3) -- not, however, upon our wills, except "per modum suadentis", viz. by working on our intellect, and thus upon our will, through the senses and the imagination. (I:106:2; and I:111:2). Finally, they are not separated from us after death, but remain with us in heaven, not, however, to help us attain salvation, but "ad aliquam illustrationem" (I:108:7, ad 3am).

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910

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    Feast of Guardian Angels

    This feast, like many others, was local before it was placed in the Roman calendar. It was not one of the feasts retained in the Pian breviary, published in 1568; but among the earliest petitions from particular churches to be allowed, as a supplement to this breviary, the canonical celebration of local feasts, was a request from Cordova in 1579 for permission to have a feast in honour of the guardian angels. (Bäumer, "Histoire du Breviaire", II, 233.) Bäumer, who makes this statement on the authority of original documents published by Dr. Schmid (in the "Tübinger Quartalschrift", 1884), adds on the same authority that "Toledo sent to Rome a rich proprium and received the desired authorization for all the Offices contained in it, Valencia also obtained the approbation in February, 1582, for special Offices of the Blood of Christ and the Guardian Angels."

    So far the feast of Guardian Angels remained local. Paul V placed it (27 September, 1608) among the feasts of the general calendar as a double "ad libitum" (Bäumer, op. cit., II, 277). Nilles gives us more details about this step. "Paul V", he writes, "gave an impetus to the veneration of Guardian Angels (long known in the East and West) by the authorization of a feast and proper office in their honour. At the request of Ferdinand of Austria, afterwards emperor, he made them obligatory in all regions subject to the Imperial power; to all other places he conceded them ad libitum, to be celebrated on the first available day after the Feast of the Dedication of St. Michael the Archangel. It is believed that the new feast was intended to be a kind of supplement to the Feast of St. Michael, since the Church honoured on that day (29 September) the memory of all the angels as well as the memory of St. Michael (Nilles, "Kalendarium", II, 502). Among the numerous changes made in the calendar by Clement X was the elevation of the Feast of Guardian Angels to the rank of an obligatory double for the whole Church to be kept on 2 October, this being the first unoccupied day after the feast of St. Michael (Nilles, op. cit., II, 503). Finally Leo XIII (5 April, 1883) favoured this feast to the extent of raising it to the rank of a double major.

    Such in brief is the history of a feast which, though of comparatively recent introduction, gives the sanction of the Church's authority to an ancient and cherished belief. The multiplicity of feasts is in fact quite a modern development, and that the guardian angels were not honoured with a special feast in the early Church is no evidence that they were not prayed to and reverenced. There is positive testimony to the contrary (see Bareille in Dict. de Theol. Cath., s.v. Ange, col. 1220). It is to be noted that the Feast of the Dedication of St. Michael is amongst the oldest feasts in the Calendar. There are five proper collects and prefaces assigned to this feast in the Leonine Sacramentary (seventh century) under the title "Natalis Basilicae Angeli in Salaria" and a glance at them will show that this feast included a commemoration of the angels in general, and also recognition of their protective office and intercessory power. In one collect God is asked to sustain those who are labouring in this world by the protecting power of his heavenly ministers (supernorum ... praesidiis ... ministrorum). In one of the prefaces, God is praised and thanked for the favour of angelic patronage (patrociniis ... angelorum). In the collect of the third Mass the intercessory power of saints and angels is alike appealed to (quae [oblatio] angelis tuis sanctisque precantibus et indulgentiam nobis referat et remedia procuret aeterna" (Sacramentarium Leonianum, ed. Feltoe, 107-8). These extracts make it plain that the substantial idea which underlies the modern feast of Guardian Angels was officially expressed in the early liturgies. In the "Horologium magnum" of the Greeks there is a proper Office of Guardian Angels (Roman edition, 329-334) entitled "A supplicatory canon to man's Guardian Angel composed by John the Monk" (Nilles, II, 503), which contains a clear expression of belief in the doctrine that a guardian angel is assigned to each individual. This angel is thus addressed "Since thou the power (ischyn) receivest my soul to guard, cease never to cover it with thy wings" (Nilles, II, 506).

    For 2 October there is a proper Office in the Roman Breviary and a proper Mass in the Roman Missal, which contains all the choice extracts from Sacred Scripture bearing on the three-fold office of the angels, to praise God, to act as His messengers, and to watch over mortal men. "Let us praise the Lord whom the Angels praise, whom the Cherubim and Seraphim proclaim Holy, Holy, Holy" (second antiphon of Lauds). "Behold I will send my angel, who shall go before thee, and keep thee in thy journey, and bring thee into the place that I have prepared. Take notice of him, and hear his voice" (Exodus 23; capitulum ad Laudes). The Gospel of the Mass includes that pointed text from St. Matthew 18:10: "See that you despise not one of these little ones: for I say to you that their angels in heaven always see the face of my Father who is in heaven." Although 2 October has been fixed for this feast in the Roman calendar, it is kept, by papal privilege, in Germany and many other places on the first Sunday (computed ecclesiastically) of September, and is celebrated with special solemnity and generally with an octave (Nilles, II, 503). (See ANGEL; INTERCESSION.)

    Bibliography

    NILLES, Kalendarium Manuale utriusque Ecclesiae Orientalis et Occidentalis (Innsbruck, 1896); BAUMER, Geschichte des Breviers, Fr. tr. BIRON (Paris, 1905); Sacramentarium Leonianum, ed. FELTOE (Cambridge, 1896); Roman Missal and Breviary.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910

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    Prendete la bella abitudine di pensare sempre all'Angelo Custode. Egli prega per voi,offre a Dio tutte le vostre buone opere che compite,i vostri desideri santi e puri (Padre Pio)

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    Luca Giordano, L'Angelo custode, XVIII sec., Museo de Cádiz, Cadice

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    Desde la infancia a la muerte, la vida de humana esta rodeada de su custodia. "Cada fiel tiene a su lado un ángel como protector y pastor para conducirlo a la vida".
    Desde esta tierra, la vida cristiana participa, por la fe, en la sociedad bienaventurada de los ángeles y de los hombres, unidos en Dios. CIC 336

    La vida humana comienza en el momento de la concepción. Es en ese momento que Dios crea nuestra alma y se deduce que es entonces cuando se nos asigna el ángel custodio.
    Los ángeles custodios están encargados de velar por cada uno de nosotros, protegiéndonos de los peligros y alentando nuestra vida en Cristo.
    Deberíamos ser agradecidos con nuestro ángel e invocar su protección y guía.

    FUNDAMENTOS BÍBLICOS

    Exodo 23, 20-23a: Así habla el Señor: «Yo voy a enviar un ángel delante de ti, para que te proteja en el camino y te conduzca hasta el lugar que te he preparado. Respétalo y escucha su voz. No te rebeles contra él, porque no les perdonará las transgresiones, ya que mi Nombre está en él. Si tú escuchas realmente su voz y haces todo lo que yo te diga, seré enemigo de tus enemigos y adversario de tus adversarios. Entonces mi ángel irá delante de ti.»

    Mateo 18,10: Guardaos de menospreciar a uno de estos pequeños; porque yo os digo que sus ángeles, en los cielos, ven continuamente el rostro de mi Padre que está en los cielos.

    San Basilio: "Todo fiel tiene junto a sí un ángel como tutor y pastor, para llevarlo a la vida" (cf. San Basilio, Adv, Eunomium, III, 1; véase también Santo Tomás, S. Th., I, q. 11, a. 3).

    La Iglesia celebra la fiesta de los ángeles custodios desde el Siglo XVII. Fue instituida por el Papa Clemente X.

  10. #10
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    LOS SANTOS ÁNGELES CUSTODIOS[1]

    "La existencia de los ángeles está atestiguada casi por cada una de las páginas de la Sagrada Escritura."
    Así habla San Gregorio Magno, a quien se da el título de Doctor de la milicia celeste. Podemos añadir nosotros que el mismo alto origen ha de reconocerse para el culto de estos celestiales espíritus.
    La devoción a los ángeles aparece casi con espontaneidad en los primeros años de,nuestra vida y ya no nos abandona jamás.
    En una inscripción del cementerio de San Calixto se lee: Arcessitus ab angelis, que viene a decir: "fue llamado por los ángeles" para presentarle al Señor. "Salid al encuentro suyo, ángeles del Señor, para ofrecer su alma en la presencia del Altísimo", canta la Iglesia en el oficio de difuntos.

    La fiesta de los ángeles custodios tiene ya existencia multisecular.
    Se ha recordado que ya en el siglo V se celebraba en España y en Francia, como fiesta particular.
    Suprimida por San Pío V, fue restablecida por un decreto de Paulo V el año 1608, fijándola para el primer día libre después de San Miguel.
    Clemente X fue quien la introdujo definitivamente en la liturgia de toda la Iglesia, determinando que se celebrara el día 2 de octubre.

    El nombre de "ángel" significa mensajero.
    Es nombre que significa ministerio y oficio.
    Pero la perfección de su naturaleza va de acuerdo con ese sublime oficio, que ellos ejercen de una manera más permanente que los demás seres de la creación.
    Son los "mensajeros" de Dios, por excelencia.
    Son seres creados, intelectuales, superiores a los hombres, dotados por el Señor de especial virtud y poder.

    La humana filosofía apenas había columbrado, de una manera borrosa, la existencia de los ángeles.
    La fuente primera de nuestra devoción es la Revelación divina, contenida en la Sagrada Escritura.
    Con ella en la mano evitamos el primer error en que cayeron algunos teólogos combatidos por Orígenes, que, influidos por la filosofía pagana, tuvieron a los ángeles por "dioses".
    Están al servicio de Dios, pero son seres creados por su omnipotencia.
    Merecen nuestra veneración por su grandeza sobrenatural, por la gracia que les adorna, por su amor al Señor, demostrado en la prueba, que no supieron superar Lucifer y sus secuaces, los cuales, por su soberbia, fueron convertidos en demonios y padecen las penas eternas del infierno, que fue creado para ellos.

    En la vida de Cristo Nuestro Señor y en la vida de la Iglesia primitiva los ángeles ejercen su misión de mensajeros con frecuencia. A veces se designa a los ángeles por su nombre, como a San Gabriel, San Rafael, San Miguel; a veces simplemente se les designa con el genérico apelativo de "el ángel del Señor"; a veces cumplen su misión individualmente, como el ángel que bajaba a la piscina de Betzata, en la puerta Probática, para agitar el agua y comunicar una virtud maravillosa de curación de cualquier enfermedad que tuviere el primero que descendía a sus ondas.
    Otras veces son dos los ángeles enviados, como los que vió la Magdalena, vestidos de blanco, sentados uno a la cabecera y otro a los pies del lugar donde había estado el cuerpo de Jesús muerto, antes de la resurrección.
    Otras veces la Escritura alude a legiones de ángeles, como aquellas "doce legiones" que hubiera enviado el Padre celestial si Cristo hubiera formulado tal petición.
    Y no falta alguna ocasión en que la Escritura habla de "millares de millares", como aquellos que aparecen en el Apocalipsis alrededor del trono triunfal del Salvador del mundo.
    Dada la armonía perfecta del mundo, como obra del Creador, podemos pensar en la escala ascendente que va del maravilloso mundo físico que nos va descubriendo en su portentosa complejidad la física nuclear, al mundo de los vivientes, más perfecto aún, siguiendo por esa misteriosa unión de lo somático y lo psíquico, lo material y lo espiritual, representado por la persona humana.
    Los ángeles son las criaturas que colman esta ascensión hacia el cielo. Por eso decimos que son superiores a los hombres.
    La Escritura los llama "estrellas de la aurora e hijos de Dios".

    Dice fray Luis de León que se les llama "estrellas de la aurora porque sus entendimientos, más claros que estrellas, echaron rayos de sí, saliendo a la luz del ser en la aurora del mundo. Y se les llama hijos de Dios porque, entre lo que El crió, es lo que más se le parece en la perfección de su naturaleza".

    Los ángeles han sido creados por Dios, como el universo entero, para su gloria. Es decir, "para alabar, hacer reverencia y servir" al Creador.
    Cumplen esta finalidad siendo la corona gloriosa del Señor, como le vieron tantos artistas, capitaneados por Lucas della Robbia, el escultor florentino, autor del grupo más delicioso de los ángeles cantores.
    Estas representacion!es artísticas no son arbitrarias, sino que siguen la línea de los libros santos, como el del Apocalipsis, donde se lee: "Vi y oí la voz de muchos ángeles en rededor del trono, y de los vivientes y de los ancianos; y era su número miríadas de miríadas, y millares de millares, que decían a grandes voces: Digno es el Cordero, que ha sido degollado, de recibir el poder, la riqueza, la sabiduría, la fortaleza, el honor, la gloria y la bendición. Y todas las criaturas que existen en el cielo, y sobre la tierra, y debajo de la tierra, y en el mar, y todo cuanto hay en ellos, oí que decían: Al que está sentado en el trono y al Cordero, la bendición, el honor, la gloria y el imperio por los siglos de los siglos".
    Por ello decimos que los ángeles forman la corte celestial, que primariamente mira al honor de Dios Creador y Redentor.

    Y precisamente porque todo su anhelo es alabar, hacer reverencia y servir a Dios Nuestro Señor, los ángeles se convierten, por disposición divina, en ángeles custodios.
    Cuando tengamos el concepto exacto de la religión, que no se ha hecho primariamente para nuestra felicidad, sino para la gloria del Señor, comprenderemos por qué cumplen las criaturas angélicas con este oficio de mensajeros de Dios cerca de nosotros, y de custodios de nuestra pobre vida, destinada, como la suya, "para alabar, hacer reverencia y servir" al Creador.
    Quieren los ángeles que formemos a su lado en la corte celestial, que conservemos y aumentemos la gracia, que nos da derecho a cantar en sus coros; a repetir, por toda la eternidad, la melodía inefable de los que son gloriosos porque supieron buscar la gloria de Dios.

    En el libro del Exodo, cuando se acaba de promulgar la ley santa, el Señor, que habla en estilo directo a cada uno de los israelitas, anuncia solemnemente la asistencia de los ángeles custodios con estas palabras "Yo mandaré a mi ángel ante ti, para que te defienda en el camino y te haga llegar al lugar que te he dispuesto".
    Para los israelitas este texto significa la asistencia y la custodia de los ángeles en la peregrinación por el desierto hasta llegar a la tierra prometida.
    Significa también la asistencia y la custodia de los ángeles para el viaje de esta vida terrenal y la llegada a la gloria del cielo.
    El acontecimiento histórico del paso de Israel por el desierto fue la ocasión para que el Señor promulgara su Ley y para que se nos anunciara este auxilio de los ángeles custodios en las dificultades que la vida terrena entraña.

    Por lo demás, la tutela de los ángeles se anuncia en muchos otros pasajes de la Escritura, pero quizá en ninguno con tanta fuerza expresiva como en el salmo 90, donde dice: "Te encomendará a sus ángeles, para que te guarden en todos tus caminos. Y ellos te llevarán en sus manos para que no tropieces en las piedras. Pisarás sobre áspides y víboras, hollarás al león y al dragón".

    San Bernardo comenta así este pasaje bíblico, exponiendo la custodia de los ángeles en la doctrina general de la providencia de Dios para la salvación de los hombres.
    "Aplicas al hombre, ¡oh Señor!, tu corazón y solícito lo cuidas.
    Le envías tu Unigénito, diriges a él tu Espíritu, le prometes tu gloria.
    Y para que nada haya en el cielo que deje de participar en nuestro cuidado, envías a aquellos bienaventurados espíritus a ejercer su ministerio para bien nuestro, los destinas a nuestra guarda, les mandas que sean nuestros ayos.
    Poco era para ti haber hecho ángeles tuyos a los espíritus: háceslos también ángeles de los pequeñuelos, pues escrito está: Los ángeles de éstos están viendo siempre la cara del Padre.
    A estos espíritus tan bienaventurados háceslos ángeles tuyos para con nosotros y nuestros para contigo".

    Los Santos Padres de la Iglesia han predicado esta doctrina, aplicando a los ángeles de la gu,arda distintos títulos en los que se expresa la importancia de su ministerio.
    • Eusebio de Cesarea les llama "tutores" de los hombres,
    • San Hilario, ''mediadores'';
    • San Basilio, "compañeros de nuestro camino";
    • San Gregorio Niseno, "escudo protector",
    • Simeón Metafrastes, "muralla que rodea por todas partes la fortaleza de nuestra alma, defendiéndola de los asaltos del enemigo";
    • San Cirilo Alejandrino, "maestros que nos enseñan la adoración y el culto de Dios".

    No es posible seguir.
    Hacemos notar solamente que San Agustín y San Gregorio Magno no han perdido ocasión para exaltar el valor de la intervención angélica en nuestra vida.

    Y la sagrada liturgia en este día de su fiesta les ha saludado con las siguientes palabras: "Cantamos a los ángeles custodios de los hombres, que puso el Padre, junto,a nuestra frágil naturaleza, como celestiales compañeros para que no sucumbiéramos ante las insidiosas acometidas de los enemigos".
    Si consideramos atentamente la letra de la Escritura divina, observaremos que se habla en sus páginas de diversos órdenes de ángeles. Isaías ve a los "serafines" cantando, y uno de ellos purifica los labios del profeta con un carbón encendido.

    El Génesis nos dice que un "querubín" fue puesto por Dios como guardián del paraíso, y el Exodo que fueron dos los "querubines" los que estaban en el arca santa desde donde promete el Señor hablar a su pueblo.

    San Pablo nombra a los "principados, potestades y dominaciones", así como los "tronos, virtudes y arcángeles".
    Existe, pues, una jerarquía celeste con ángeles de orden y oficio superior y ángeles de orden y oficio inferior.
    Todos, ciertamente, excelsos y muy superiores a nuestra humana naturaleza.

    Ante esto se han preguntado los teólogos si entra en la providencia ordinaria de Dios destinar para custodia de los hombres a los ángeles de las categorías superiores o se encomienda este oficio a los ángeles de las categorías inferiores.

    La lectura de los textos sagrados nos persuade que ángeles de todas las categorías, aun de las superiores, San Gabriel, San Rafael, San Miguel, los serafines y querubines, han cumplido misiones cerca de los hombres, como se comprueba ccn la vida de la Santísima Virgen y San Juan Bautista, el pueblo de Israel, el profeta Isaías, el santo patriarca Tobías, por no citar sino los pasajes más salientes.

    Pero es posible que los ángeles de los órdenes inferiores sean los que normalmente se designan para ejercer la custodia de los hombres, y así se puede creer que en las jerarquías angélicas unas cumplen la misión de asistir ante el trono del Señor y otras se destinan para la custodia del universo creado, en el que sobresalen los hombres como primero y principal objeto de esa cuidadosa guardia.

    Los primeros son ángeles "asistentes" al trono celestial: los otros, "ejecutores" de la Providencia en el auxilio a la humanidad caída.
    Las misiones y disposiciones más destacadas, como la de la encarnación del Verbo anunciada por San Gabriel y otras semejantes, saldrían fuera de la regla ordinaria y general.

    Cuando se habla de los ángeles custodios nos referimos primariamente a los que ejercen la salvadora tutela de las personas individuales.
    Cada uno de nosotros tiene su ángel de la guarda.
    Dios quiere que todos los hombres se salven y que lleguen al conocimiento de la verdad. Al decir todos los hombres no excluimos a ninguno.
    Tenemos, por tanto, por más congruente a esta voluntad salvífica de Dios el extender con la misma universalidad el ministerio tutelar de los ángeles.
    Todas las almas han sido redimidas por Cristo, todas están en el camino de la salvación, todas son defendidas y protegidas por los ángeles.
    Y muchas almas, nacidas en la paganía y misteriosamente salvadas por la iluminación de !a fe, deben esto a los ángeles de su guarda.
    Lo sabremos el día en que se haga la cuenta universal del paso de los hombres por la tierra.
    Pero lo columbramos ya desde ahora, siguiendo el pensamiento de los teólogos sobre la salvación de los infieles negativos, que guardan la ley natural.
    El ministerio de los ángeles juega en ellos un papel principal. Este ángel nuestro nos acompaña siempre, no nos abandona jamás en esta vida.
    En la otra, para quienes hayan alcanzado la gloria, aún quedan vinculados a su triunfo.

    Hemos aludido a las narraciones de la Biblia para fundamentar nuestra doctrina sobre los ángeles.
    Ahora transcribimos una referencia de los Actos de los Apóstoles, donde, al mismo tiempo, podemos ver a un ángel en acción y palpar la fe de la Iglesia primitiva en la custodia de los ángeles.
    San Pedro estaba custodiado en la cárcel y Herodes pensaba exhibirlo al pueblo.
    La noche anterior a este día del triunfo del perseguidor, San Pedro se hallaba dormido entre dos soldados, sujeto con dos cadenas y guardada la puerta de la prisión por centinelas.
    "Un ángel del Señor se presento en el calabozo, que quedó iluminado, y, golpeando a Pedro en el costado, le despertó diciendo: Levántate pronto; y se cayeron las cadenas de sus manos. El ángel añadió: Cíñete y cálzate tus sandalias. Hízolo así y agregó: Envuélvete en tu manto y sígueme. Y salió en pos de él. No sabía Pedro si era realidad lo que el ángel hacía; más bien la parecía que fuese una visión.
    Atravesando la primera y la segunda guarda llegaron a la puerta de hierro que conduce a la ciudad. La puerta se les abrió por sí misma y salieron y avanzaron por una calle, desapareciendo luego el ángel. Entonces Pedro, vuelto en si, dijo: Ahora me doy cuenta de que realmente el Señor ha enviado su ángel y me ha arrancado de las manos de Herodes y de toda la expectación del pueblo judío".

    San Pedro llegó a la casa de Maria, la madre de Juan Marcos, y llamo a la puerta.
    Sabían ellos que Pedro estaba en la cércel, pero, al oír su voz, sin creer aún en el prodigio de su liberación, pensaron: "Será su ángel".
    Así vivió la Iglesia primitiva esta verdad alentadora de la custodia de los ángeles, que reclaman también su parte en la feliz difusión del mensaje evangélico.

    Todos los hombres tienen su ángel custodio.
    Pero, además, lo tienen los reinos y comarcas.
    De San Miguel, como ángel del pueblo de Dios, se habla en el libro del profeta Daniel.
    Y el pueblo gentil de los persas tenia su ángel.
    Asi podemos aceptar la doctrina de San Jerónimo, que nos dice que, "cuando el Altísimo separaba a las razas y se constituían los términos de cada pueblo, numeraba los ángeles que les habían de custodiar".

    Y si esto se dice de los pueblos, lo diremos, con tanta mayor razón, de la Iglesia católica, difundida de Oriente a Occidente, y de las Iglesias particulares, de las diócesis y colectividades religiosas.
    Y de esto tenemos un ejemplo patente, según toda la tradición de los Santos Padres griegos, en las cartas que se escriben a los ángeles de las siete Iglesias del Asia proconsular en el libro del Apocalipsis.
    Los ángeles aparecen aquí unidos en su suerte y en sus aspiraciones a las mismas Iglesias, a los obispos y a los fieles.
    Ellos reciben y transmiten las alabanzas y las reprensiones que forman parte de los mensajes.
    Salvando siempre todas las distancias, podriamos decir que, como Cristo quiso aparecer como vestido de nuestras flaquezas, asi los ángeles de estas Iglesias de Asia, y lo mismo diremos de todas las demás del mundo, parecen ante el Señor unidos a las circunstancias de aquellas cristiandades que en tantas cosas eran dignas de alabanza y en otras habian caido de su primitivo esplendor.

    Dice a este propósito el gran obispo de Milán San Ambrosio: "No solamente destinó Dios a los obispos para defender su grey, sino también a los ángeles".

    Y añade San Gregorio de Nacianzo: "No dudo que los ángeles son rectores y patronos de las iglesias, como nos enseña el Apocalipsis de San Juan".

    Los ángeles custodios deben ser venerados e invocados.
    "Acátale, escucha su voz, no le resistas', dice el libro del Exodo.

    Tres frases de San Bernardo resumirán adecuadamente esta doctrina: "Anda siempre con circunspección -dice el Santo-, como quien tiene presente a los ángeles en todos los caminos".
    "Amemos afectuosamente a sus ángeles como a quienes han de ser un día coherederos nuestros, siendo ahora abogados y tutores puestos por el Padre y colocados por El sobre nosotros. Asi amar a los ángeles es amar a Dios mismo. Al amor se añade la confianza. "
    Aunque somos tan pequeños y nos queda tan largo y tan peligroso camino, ¿qué temeremos teniendo tales custodios?
    Fieles son, prudentes son, poderosos son.
    Siempre, pues, que vieres levantarse alguna tentación, amenazar alguna tribulación, invoca a tu guarda, a tu conductor, al protector que Dios te asignó para el tiempo de la necesidad y de la tribulación.
    No duerme, aunque por breve tiempo disimule alguna vez; no sea que con peligro salgas de sus manos si ignoras que ellas te sustentan.

    He aquí la oración propia del día: "¡Oh Dios, que con inefable providencia te has dignado enviar a tus santos ángeles para nuestra guarda!, concede a los que te pedimos el vernos defendidos por su protección, gozar eternamente de su compañía. Por Cristo nuestro Señor. Así sea".

    [1]Eugenio Beitia, mercaba.org/SANTORAL

 

 
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