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Iraq: voce alle Simone e no Ong ai fondi governativi

“Grazie a tutti voi, grazie al mondo arabo, alle comunità musulmane e cristiane di tutto il mondo, alle forze politiche di maggioranza e di opposizione del nostro paese, alla Croce Rossa, ai bambini, alle donne e agli amici iracheni che ci hanno sostenuto”: con queste parole di ringraziamento, Simona Pari è intervenuta oggi pomeriggio alla conferenza stampa indetta da “Un ponte per…”, presso il teatro Ambra Iovinelli. “Abbiamo sempre cercato di unire due mondi distanti – ha detto ancora Simona Pari – Ci auguriamo che questo dialogo possa continuare”. I momenti del sequestro e del rilascio sono stati brevemente ricostruiti da Simonia Torretta: “La serenità – ha premesso – ci è stata data dal fatto di stare insieme: è stato soprattutto questo, a permetterci di superare i momenti di difficoltà, soprattutto all’inizio”. Trascorsi i primi giorni, “particolarmente duri – ha riferito ancora la Torretta – i rapporti con i rapitori sono migliorati, grazie alle verifiche e alle mobilitazioni, che li hanno portati a riconoscere il nostro lavoro.

Secondo Fabio Alberti, presidente di “Un ponte per…”, “oggi abbiamo un motivo in più per lavorare al fianco del popolo iracheno: la riconoscenza e la convinzione che questo meraviglioso momento sia arrivato soprattutto grazie agli iracheni”. Sebbene sia “ancora presto per dire se e quando torneremo in Iraq con personale italiano e quali saranno le modalità operative, possiamo però già annunciare che presto daremo vita a un’iniziativa per la difesa dei diritti umani in Iraq. Vorremmo, con questa conferenza stampa, chiudere una fase e tornare al nostro lavoro, al fianco di una popolazione che continua a essere ostaggio della guerra. Questa è la lezione che dobbiamo trarre da quanto accaduto: se il sequestro è metafora della guerra, cioè dell’uso della violenza per il conseguimento di scopi politici, la liberazione ha dimostrato che esiste un’altra strada: quella del dialogo e della mediazione. E’ questa, l’unica strada che porta alla pace”.

Intanto Terre des Hommes, Ics, Movimondo e Un Ponte Per hanno smentito categoricamente l'Ass. Ong Italiane che con le dichiarazioni del presidente Sergio Marelli ieri ha espresso preoccupazione per il “ventilato taglio di 250 milioni di euro ai fondi della cooperazione allo sviluppo (….) e la conseguente paralisi di tutti i progetti delle Ong, compresi naturalmente quelli attualmente in svolgimento in Iraq”. ''Abbiamo sempre rifiutato i soldi del Ministero degli Esteri, e lo faremo finché il contingente militare rimarrà in Iraq'' sottolineano le quattro organizzazioni non governative che “chiedono al governo di non tagliare i fondi della Cooperazione allo sviluppo e il ritiro delle truppe irachene dall’Iraq per destinare i soldi impiegati nella missione militare al Fondo della cooperazione allo sviluppo”. E dall'Ass. Ong Italiane giunge un aggiornamento sull'incontro con un gruppo di parlamentari di maggioranza e opposizione in cui è emersa una chiara presa di posizione dei presenti sulla manovra di assestamento di bilancio collegata alla Finanziaria. "Lo schema di assestamento di bilancio - si legge nel comunicato redatto al termine della riunione - prevede una forte e ingiusta variazione in diminuzione per i fondi a favore della cooperazione internazionale".

Dopo la strage di bambini avvenuta oggi a Baghdad, l'organizzazione umanitaria Save the Children ha rivolto un appello affinché in Iraq siano dispiegati caschi blu delle Nazioni unite. "Per la popolazione civile dell'Iraq e in particolare per i bambini le condizioni di vita diventano di giorno in giorno più drammatiche", si legge in una nota, e "la generale instabilità in cui versa l'Iraq compromette in modo grave tutti i diritti dei minori sanciti nella Convenzione internazionale sui Diritti dell'Infanzia, primo fra tutti quello alla sicurezza e all'educazione". Dunque, "è necessario e urgente mettere in essere un autentico percorso di pacificazione dell'Iraq. Le condizioni affinché questo avvenga risiedono nel reale passaggio del potere costituente al popolo iracheno, attraverso la presenza di una Forza multinazionale di Pace sotto l'egida dell'Onu. Solo in questo modo si potrà garantire la sicurezza della popolazione civile, la nascita di uno stato democratico e la riapertura di quegli spazi umanitari previsti dalle Convenzioni internazionali per portare aiuto ai civili e ai bambini iracheni".[AT]


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