Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
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    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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  3. #3
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    Posso avere una traduzione?
    Pro aris rege!

  4. #4
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    Originally posted by Der Wehrwolf
    http://www.wdr.de/themen/kultur/film...ogalerie.jhtml
    BITTE ?

  5. #5
    Totila
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    A quanto pare il fuehrer butta bene...

  6. #6
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    Der Wehrwolf

  7. #7
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    Predefinito

    La Germania vara
    documentari
    e film su Hitler
    Berlino. A quasi 60 anni
    dalla fine della guerra,il
    passato in Germania comincia
    a pesare meno. Hitler
    non è più il totem della
    vergogna e della rimozione
    collettiva, ma
    oggetto senza complessi di
    rappresentazione cinematografica.
    Con l’avvicinarsi, l’anno
    prossimo, delle commemorazioni
    per i 60 anni della
    capitolazione una serie di
    documentazioni e film
    sono stati prodotti per la
    tv e il cinema e con Hitler
    più o meno direttamente
    protagonista incontrastato.
    I film usciranno a settembre
    e la primavera prossima.
    Uno è Der Untergang
    (Il crepuscolo) di Bernd Eichinger
    e Oliver Hirschbiegel
    con il grande Bruno
    Ganz, nei panni del
    Fuehrer. Il film si ispira al
    libro omonimo di Joachim
    Fest, massimo biografo di
    Hitler, e al librotestimonianza
    uscito due
    anni fa della segretaria di
    Hitler Traudl Junge, che
    trascorse gli ultimi giorni
    prima della fine accanto al
    Fuehrer nel bunker.
    L’altro film è Speer und Er
    (Speer e lui), dramma documentario
    sulla figura
    dell’architetto star del nazismo
    Albert Speer. Il regista
    è Heinrich Breloer: nel
    film si vedono testimonianze
    storiche e protagonisti
    del tempo, inclusi i
    figli di Speer, e una registrazione
    inedita di Hitler
    con la voce normale. La
    parte di Speer è interpretata
    dal tedesco Sebastian
    Koch, mentre quella di Hitler
    dall’austriaco Tobias
    Moretti, noto come il
    Commissario Rex.
    La serie di film su Hitler
    era cominciata però già
    nel febbraio scorso, quando
    la prima rete pubblica
    Ard ha mandato in onda
    con successo un lavoro in
    tre puntate sull’attentato
    del 20 luglio ’44 a Hitler
    da parte del gruppo di ufficiali
    riunito attorno al
    conte Claus Schenk von
    Stauffenberg.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  8. #8
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    Talking "loro" gridano allo scandalo..

    Suscita polemiche in Germania un film sugli ultimi giorni di vita del dittatore nazista
    Hitler, un storia tedesca
    Ma in versione privata


    La querelle è già approdata sulla copertina dello Spiegel, il più popolare tra i settimanali tedeschi, che questa settimana apre proprio con un'immagine di Bruno Ganz imbacuccato nel cappotto logoro di Adolf Hitler. Questo perché "Die Untergang" (Il crollo), il film interpretato dall'attore svizzero di lingua tedesca - Ganz è nato a Zurigo nel 1941 da padre tedesco e madre italiana - e diretto dal regista Oliver Hirschgiebel, che uscirà in Germania il 16 settembre, raccontando gli ultimi giorni di vita del dittatore nazista nel bunker di una Berlino ormai stretta d'assedio dalle truppe sovietiche, ha aperto nel paese una vivace polemica. Troppo intimista, troppo privata è stata infatti giudicata da molti la visione del Fuhrer che il film ha scelto di rappresentare, accompagnando il capo del nazismo nel suo ultimo delirio di potenza e di follia verso la fine e la morte.
    «Se volete davvero capire la Storia - ha replicato alle critiche più accese il produttore della pellicola Bernd Eichinger, che aveva già prodotto "Il nome della rosa", intervistato dalla rete televisiva pubblica Zdf - allora dove capire fino in fondo gli individui che l'hanno fatta e la fanno. Per noi tedeschi deve essere possibile raccontare direttamente il crollo fisico e psicologico più importante patito dalla nostra civiltà nel corso della sua storia. Dobbiamo riuscire a farlo». La tesi di Eichinger è evidente: solo raccontando il nazismo anche nei suoi aspetti quotidiani, perfino quelli che riguardano la vita privata di Adolf Hitler, i tedeschi potranno fare i conti fino in fondo con una vicenda che - al pari del fascismo italiano - non si alimentò solo di una terribile repressione, ma anche di un ampio consenso sociale.

    Per il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, che domenica ha dedicato al film il proprio editoriale, si tratta di un segnale che i tedeschi riescono finalmente a guardare in faccia le pagine più oscure della loro storia nazionale. Anche se, aggiunge la Faz, «resta da chiedersi se si può arrivare a provare della simpatia per l'Hitler uomo» che, grazie all'interpretazione di Bruno Ganz che ne racconta la follia degli ultimi dodici giorni di vita, stanco, affetto dal morbo di parkinson, e sempre più isolato, appare più come un vecchio malato e disperato che come uno dei massimi responsabili della "Soluzione finale" e della Seconda guerra mondiale. Il punto è proprio questo, ribatte un altro quotidiano, la Tageszeitung: «un personaggio demoniaco come quello di Hitler finisce così per diventare fin troppo umano».

    Quel che è certo è che "Die Untergang" è basato sulla biografia di Hitler scritta dallo storico tedesco Joachim C. Fest, lui stesso accusato a più riprese di inquadrare eccessivamente da un punto di vista soggettivo la figura del dittatore nazista e legato alla corrente più conservatrice e revisionista della storiografia tedesca, a nomi come quelli di Ernst Nolte, Michael Stürmer, e Andreas Hillgruber. Inoltre il film è stato realizzato con un ampio budget, oltre tredici milioni di euro, e viene oggi lanciato in tutta la Germania con una campagna pubblicitaria degna di una produzione hollywodiana. Il rischio che i mezzi a disposizione, la bravura di Ganz e la consulenza di uno storico in odore di revisionismo, facciano del film un kolossal sulla figura di Hitler, ci sono tutti.

    Gu. Ca.

    http://www.liberazione.it/giornale/040828/default.asp





    Nel film "Il crepuscolo" con Bruno Ganz - "Hitler troppo umano" polemiche in Germania

    da La Repubblica

    BERLINO - Prima ancora di uscire nelle sale, è già polemica sul film Il crepuscolo dedicato alle ultime ore di vita di Adolf Hitler nel suo bunker prima del suicidio. Sotto il tiro della stampa tedesca è finita l´interpretazione del protagonista Bruno Ganz, che presta il volto al dittatore nazista. La Bild si chiede se sia possibile «rappresentare un mostro come un essere umano» e giudica il risultato della sua performance «spaventoso, affascinante, umano, commovente, pazzesco», predicendo che il film «scuoterà la Germania». La replica di Ganz: «Penso che questo paese, questo Stato, siano abbastanza solidi per accettare questo film». Il crepuscolo è tratto dal libro omonimo di Joachim Fest sugli ultimi 16 giorni del Fuehrer prima della capitolazione nella primavera del ´45.



    --------------------------------------------------------------------------------


    Hitler, fine di un tabù


    Qualche giornale si è addirittura azzardato a parlare di «Hitlermania». Un termine sicuramente eccessivo, la cui coniazione tuttavia ben rappresenta la liberazione in corso, da parte del cinema tedesco, del tabù riguardante l'immagine di Adolf Hitler. Con l'avvicinarsi del sessantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, la Germania inizia a guardare con maggiore serenità al suo passato e numerosi film si apprestano a ripercorrerne i momenti più drammatici.

    Der Untergang (Il crepuscolo) di Bernd Eichinger e Oliver Hirschbiegel vedrà Bruno Ganz nei panni del dittatore. Il film si ispira all'omonima opera di Joachim Fest, massimo biografo di Hitler, e racconterà gli ultimi giorni del dittatore barricato nel suo bunker a Berlino prima del suicidio durante l'assedio finale degli alleati alla capitale del Terzo Reich, appoggiandosi anche alla testimonianza di Traudl Junge, la segretaria che passò accanto a Hitler quelle giornate. Costato 13,5 milioni di euro, il film arriverà nei cinema a settembre.

    Speer und Er (Speer e lui), è invece un documentario in forma drammatica sulla figura di Albert Speer, architetto, icona del nazismo e successivamente ministro degli armamenti. Il film verrà trasmesso dalla rete televisiva di stato Ard in coincidenza con il sessantesimo anniversario della fine della guerra. La parte di Speer verrà interpretata dall'attore tedesco Sebastian Koch, mentre quella di Hitler dall'austriaco Tobias Moretti, noto per la sua partecipazione alla serie televisiva Il Commissario Rex.

    La terza pellicola riguardante la vita di Hitler è invece stata trasmessa lo scorso anno, sempre dalla Ard. Si tratta di un lavoro in tre puntate incentrato sul fallito attentato del 20 luglio 1944, opera di un gruppo di ufficiali riunito attorno al conte Claus Schenk von Stauffenberg, anch'egli interpretato da Sebastian Koch e già portato in televisione da un altro film, L'ora degli Ufficiali, diretto da Hans-Erich Viet e interpretato da Harald Schrott. (7 luglio 2004)

    http://www.delcinema.it/hdoc/focus.a...tartposition=1



    --------------------------------------------------------------------------------


    PUÒ darsi che Bruno Ganz, l'interprete ...

    da Il Messaggero di AURELIO LEPRE

    PUÒ darsi che Bruno Ganz, l'interprete del film “Il crepuscolo” sugli ultimi giorni di Hitler, abbia dato un'immagine troppo umana, e dunque sostanzialmente falsa, del dittatore tedesco. Ma altrettanto falsa è la sua raffigurazione come “un mostro”. Chi lo vorrebbe rappresentare così, sia nel corso della sua giovinezza (come è avvenuto a proposito di una trasmissione televisiva che vedremo tra poco anche in Italia), sia nei suoi ultimi momenti di vita, compie un'operazione che, sul piano storico, dovrebbe essere nettamente respinta. Nessun popolo si è mai messo nelle mani di un “mostro”: se si definisce così Hitler, allora bisogna definire “mostri” anche i molti milioni di tedeschi (e non solo tedeschi) che lo applaudivano quando era all'apice del suo potere.
    La demonizzazione di singole figure si tratti di Hitler, di Stalin o di Mussolini serve soltanto a coprire o a ignorare le responsabilità collettive. Queste, in realtà, sono tanto più gravi e investono un numero tanto maggiore di persone quanto più vaste e profonde sono le conseguenze delle azioni di quei personaggi. A meno di non credere a un diretto intervento diabolico, in grado di modificare il corso degli avvenimenti, si deve riconoscere che il Male storico non esiste e, di conseguenza, non esiste la sua personificazione. Hitler è un prodotto della storia tedesca anzi, per essere più precisi, della storia europea e mondiale e l'influenza che ha esercitato nel corso di quindici, decisivi anni del secolo XX è stata possibile solo perché era riuscito a ottenere il consenso di molti milioni di uomini. Ritenere che abbia deciso l'Olocausto perché aveva avuto un'adolescenza infelice o, peggio ancora, perché da bambino torturava gli animali è privo di senso. Il genocidio degli ebrei è stato il prodotto finale di teorie e movimenti razziali nati molto prima che nascesse Adolf Hitler.
    Per restare però agli ultimi giorni del dittatore, non c'è dubbio che una loro interpretazione rivolta a suscitare la commozione degli spettatori non riprodurrebbe la realtà e si presterebbe a essere discussa anche aspramente, perché si tratterebbe di un'operazione politica. I giorni trascorsi nel piccolo alloggio che aveva fatto ricavare nel bunker di Berlino dove i sovietici lo assediavano furono più grigi che tragici. Hitler li riempì di monologhi e di recriminazioni, una sorta di penosa resa di conti con i suoi nemici di sempre ma anche con gli amici, accusati o sospettati di tradimento. Come ha osservato il suo maggiore biografo, Ian Kershaw, a proposito del suo testamento politico, «le ultime parole di Hitler alla posterità furono pura autoapologia». E questa, nel momento in cui le conseguenze catastrofiche delle sue azioni si ritorcevano contro di lui, risultò lamentosa e, in definitiva, grottesca.
    Già Hugh Trevor-Roper, il futuro storico britannico che allora, come funzionario dei servizi segreti, raccolse le prime testimonianze sulla morte di Hitler, la descrisse in poche, semplici righe, come apparve ai gerarchi che entrarono nella stanza in cui si era ritirato insieme con Eva Braun: «Hitler giaceva sul sofà, intriso di sangue. Si era sparato in bocca. Anche Eva Braun era sul sofà, morta. Aveva accanto una rivoltella, che però non aveva usato. S'era avvelenata». La descrizione che ne fa Ian Kershaw è quasi una parafrasi. Hitler era animato da una “pulsione autodistruttiva”, ma pochi tra i suoi fedelissimi erano disposti a seguirlo. Per questo, non morì combattendo tra le fiamme che intorno al bunker stavano bruciando la Germania, come sarebbe accaduto in una delle opere wagneriane che tanto amava, ma suicidandosi silenziosamente su un sofà.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 

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