"Se io fossi papa". La Chiesa futuribile di don Luigi Verzé
di Sandro Magister
Alle pagine 106-109 del suo libro autobiografico uscito in questi giorni con
grande battage, don Luigi Verzé, il creatore dell'ospedale San Raffaele,
trascrive dieci suoi "pensieri per il prossimo papa".
Nella premessa avverte:
"Sei io, Verzé, fossi stato papa al posto di Wojtyla, avrei fatto le
stessissime cose che lui ha fatto".
Ma poi, nel prescrivere le cose che il prossimo papa dovrebbe fare, disfà
tutto: via la capitale d'Italia da Roma; Roma capitale mondiale di tutte le
confessioni cristiane, cattolica, protestanti e ortodosse, ciascuna con la
rispettiva sede nei palazzi svuotati dagli attuali ministeri; apertura di un
nuovo concilio ecumenico con dentro tutte le confessioni.
Quanto al papa, si accontenti di Roma a lasci perdere i viaggi; rinunci "a
una sua giurisdizione più estesa"; gli basti far da "tribunale di somma
istanza" per le dispute tra le Chiese separate.
E questa, testuale, l'agenda delle cose da riformare:
"a) celibato del clero cattolico latino; b) attribuzione di poteri
ministeriali a laici 'probati', donne comprese; c) sacramenti ai divorziati;
d) uso di anticoncezionali; e) procreazione assistita; f) non si può
sonnecchiare accontentandosi di divieti contro una scienza biologica che
irresistibilmente corre. Il guarire è un sacramento imperativo-cristologico;
g) coinvolgimento dei fedeli nelle scelte gerarchiche, episcopato compreso".
In un altro passaggio, don Verzé sistema così il cardinale Carlo Maria
Martini come arcivescovo di Milano:
"E' un uomo più prudenziale che coraggioso. Non è freddo, ma è statuario,
dottrinario, scolastico. Non ha iniziative se non d'ordine. Dio lo aiuti".
(pubblicato in Settimo cielo, blog de L'Espresso)
http://blog.espressonline.it/weblog/.../09/09/4536405