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Discussione: Tangenti a Potenza

  1. #1
    Azzurro
    Ospite

    Predefinito Tangenti a Potenza

    Coinvolti politici, amministratori e un generale del Sisde



    POTENZA, 28 MAGGIO 2002 - Tangenti per circa 800 milioni di lire, fondi neri, corruzione, affari gestiti in collaborazione fra imprenditori, uomini politici (fra i quali due deputati e un assessore regionale), funzionari e faccendieri; un ufficiale della Guardia di Finanza che riceve buoni benzina, auto e cellulari, un generale del Sisde che rivela notizie segrete e fa indagini per un amico.

    Sono alcuni degli «ingredienti» di un' inchiesta che ha portato oggi all' arresto di 20 persone, molte delle quali «eccellenti», con accuse «eccellenti»: il presidente del collegio sindacale dell' Inail di Roma, Vittorio Raimondo; due funzionari dell' ente, anche loro romani, Antonio Marra e Mauro Gobbi; il banchiere Claudio Calza, consigliere di amministrazione del Banco di Sardegna, Claudio Calza; un maggiore della Guardia di Finanza, Ferdinando De Pasquale; l' imprenditore napoletano Bruno Capaldo; tre «intermediari» per il pagamento delle «mazzette» - Emidio Luciani, un imprenditore abruzzese, e due avvocati romani, Enrico Fede e Bruno Luongo - e il commercialista e finanziere romano Pasquale Cavaterra; infine, quattro imprenditori potentini, Antonio, Francesco, Lucio e Michele De Sio,componenti di una holding familiare, con interessi e lavori (come l' alta velocità ferroviaria) in varie parti d' Italia. In totale, 14 persone in carcere da stamani su decisione del gip del Tribunale di Potenza, Gerardina Romaniello, che ha accolto una richiesta del pm, Henry John Woodcock, al termine di indagini dei carabinieri del nucleo di pg di Potenza (l' ordinanza, di 1.028 pagine, è stata eseguita anche dai militari del Ros).

    Le accuse, diverse tra gli indagati, sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti, concorso in corruzione, rivelazione di segreti di ufficio, favoreggiamento, concorso in estorsione. Altre sei persone sono agli arresti domiciliari: il vicepresidente della Giunta regionale della Basilicata, Vito De Filippo (Ppi-Margherita), che si è già dimesso, tre dipendenti dei De Sio (Stefania Colaci, Antonietta D' Oronzo e Giuseppe Mastrosimone), il generale di Brigata dei Carabinieri Stefano Orlando, al Quirinale all' epoca del settennato di Francesco Cossiga e, per un periodo anche, Oscar Luigi Scalfaro e ora al Sisde, l' imprenditore potentino Giuseppe Antonio Padula.

    Infine, due deputati - Angelo Sanza (Forza Italia) e Antonio Luongo (Ds) - per i quali l' esecuzione della misura degli arresti domiciliari decisa dal gip è sospesa in attesa dell' eventuale autorizzazione a procedere da parte della Camera. Entrambi si sono già detti innocenti; il primo ha fatto sapere di aver già chiesto al pm di essere interrogato, così come il secondo, che si è autosospeso. La vicenda - nella quale vi sono altri indagati - ha due filoni principali, uno dei quali promette sviluppi più di quanto l' altro non ne abbia già forniti oggi: i rapporti fra il gruppo De Sio (e i «fondi neri» che - secondo l' accusa - aveva costituito grazie a Franco De Sio e a Colaci), Capaldo, il banchiere Calza, i deputati Sanza e Luongo e l' assessore De Filippo hanno avuto con dirigenti dell' Eni-Agip, che in Basilicata sta estraendo milioni di barili di petrolio, ha già realizzato un centro oli e un oleodotto per Taranto e deve costruire altre strutture importanti. Il pm - si è saputo - ha accertato rapporti e «affari», fino al punto da contestare il reato di associazione per delinquere, ma le indagini in questo ambito sono ancora lontane dal considerarsi concluse.

    L' Eni ha precisato che i suoi dirigenti non hanno ricevuto «avvisi». Secondo filone: «corpose tangenti», come le ha definite il Procuratore della Repubblica di Potenza, Giuseppe Galante (una da 180 milioni e una da 780) pagate dai De Sio a Raimondo, Marra e Gobbi (attraverso i faccendieri Luciani, Fede e Bruno Luongo) per ottenere appalti dall' Inail: 180 milioni per una nuova caserma dei carabinieri in Val d' Agri. Il progetto andò a monte e la tangente fu scomputata da quella di 780 milioni per la nuova sede di Avellino dell' Inail. Reato contestato: concorso in corruzione, anche per Calza, che avrebbe contribuito a raccogliere i soldi della «mazzetta».

    Infine, alcuni «fatti-satellite», ma non troppo: il maggiore della Guardia di Finanza Ferdinando De Pasquale, a Potenza dal '90 al '98, ora ad Avellino, che girava con cellulare e automobile fuoristrada messigli a disposizione (buoni benzina compresi) da un imprenditore; altro cellulare donato dai De Sio, intestato a una loro dipendente (Antonietta D' Oronzo), con bollette pagate dagli imprenditori e surplus di buoni benzina. Accusa: concorso in corruzione. Poi, il generale del Sisde Stefano Orlando, amico di Calza:, secondo l' accusa, avverte il banchiere che Woodcock ascolta il suo telefono e, come se non bastesse, indaga per conto dell' amico con computer e banche dati del Sisde.

    Reati contestati: rivelazione di segreti di ufficio e favoreggiamento. Oggi, appresa la notizia del suo arresto, Cossiga gli ha espresso solidarietà, in una dichiarazione in cui ha fatto riferimento al suo «senso dello Stato». Il gip ha replicato, dicendo di non aver trovato senso dello Stato negli atti dell' inchiesta. Infine, il reato di estorsione che sarebbe stato commesso dai De Sio e dal loro capo del personale (Mastrosimone) ai danni di un dipendente: gli facevano firmare - secondo l' accusa - una busta paga che riportava un compenso inferiore a quello effettivamente percepito dal lavoratore. Un caso solo apparentemente marginale, ma importante: perchè proprio da lì sarebbe partita l' inchiesta, che si è sviluppata attraverso decine di intercettazioni ambientali e telefoniche.

  2. #2
    Azzurro
    Ospite

    Predefinito

    E la giunta degli ulivi della Basilicata? A loro fanno i giro giro tondo poi vengono beccati dalla magistratura.

  3. #3
    Me, Myself, I
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    Originally posted by Azzurro
    E la giunta degli ulivi della Basilicata? A loro fanno i giro giro tondo poi vengono beccati dalla magistratura.
    IN GALERA; se risulteranno colpevoli.
    Ma ricordati che il "pesce" PUZZA dalla testa.

 

 

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