uno stupro senza giustizia
by chicla Saturday July 24, 2004 at 01:12 AM mail:
Come il ministro Castelli assolve (su richiesta degli usa)un reato di particolare gravità (vedi stupro) commesso da un marine nei confronti di una minorenne
Lo stupro é avvenuto di giorno in un attico di Pordenone, in pieno centro. La casa in uso a un militare americano, una picola festa privata: il soldato, tre albanesi, due italiane minorenni. Una riesce a scappare. Chiara no.qualche giorno dopo Chiara sta male, denuncia di aver subito violenza. Le indagini e i medici confermeranno un'azione di gruppo. Per la ragazzina occirrerà il ricovero in ospedale e uno psicologo per ricominciare. Le cornache locali del tempo, un anno e mezzo fa, se ne occuparono senza enfasi. Oggi quel caso é diventato un rebus giuridico, é approdato in parlamento, lambisce le relazioni fra due stati. Un caso in cui la giustizia fatica ad affermarsi e in cui il dramma personale di una giovane é stato nei mesi sommerso e allo stesso tempo ignorato da una montagna di documenti e da un complicato carteggio burocratico. L'Italia intende rinunciare al processo contro l'americano, l'unico in grado di risarcire il danno. Il governo ha chiesto ai giudici di archiviare il caso e passare la mano alla giurisdizione americana. Ma un piccolo giudice di provincia ha sin qui "disobbedito" alle richieste del ministero, non ha accolto la richiesta di Castelli e ha fissato l'udienza il 28 giugno. La ricostruzione: Chiara (il nome é di fantasia)all'epoca dei fatti aveva 14 anni, accusa tre albanesi e il soldato americano Robert Scott Gardner di 19 anni. I tre vengono arrestati, uno di loro collabora e conferma la ricostruzione della ragazza. Gardner invece viene solo interrogato e non arrestato, nega tutto, oggi lavora nella base militare nato di Aviano.Il processo viene stralciato per i due albanesi minorenni, giudicati dal tribunale dei minori. L'altro albanese Kasem Placu, 20 anni nonostante l'accusa viene incredibilmente espulso. Per Gardner la storia é diversa. Si mette in moto la diplomazia, il comando americano di Aviano chiede al ministro della giustizia di rinunciare alla giurisdizione in base alla convenzione di Londra. Roberto Castelli firma di suo pugno la richiesta. Informa la Farnesina, allega un parere della procura generale, chiede ai giudici di passare la mano alla corte marziale, che verrà allestita nella base militare. A questo punto cominciano i problemi. L'avvocato di Chiara, Rosanna Rovere, grida allo scandalo:"La ragazzina é stata brutalizzata, la sua famiglia é andata in frantumi, le si chiede di rinunciare alle garanzie del processo italiano. Una vergogna. Il dolore di questa ragazza non avrà mai una vera forma di risarcimento, ma almeno non si aggiunga altro danno. Non si aggiunga l'atmosfera di una corte militare, l'interrogatorio diretto, un codice che non prevede la richiesta di danni".
Il fatto apporda in parlamento: due interrogazioni denunciano il caso che non avrebbe precedebti dal 1945 ad oggi. Sarebbe la prima volta (il ministero non nega) che per un reato riconosciuto dallo steso Castelli (allora ministro della giustizia) di "particolare gravità", senza alcun collegamento con le mansioni del soldato. L'Italia passa la mano. In casi come questo (nulla a che fare con il Cermis) la priorità della giurisdizione é italiana, la rinuncia é un atto discrezionale. C'é anche un rimpallo di responsabilità: per il ministro "c'era il parere favoravole della procura generale". Dario Grohmann, procuratore generale a Trieste dice che il proprio parere "non é vincolante" e che "la scelta é politica". Nell'ato di rinuncia il ministero promette a Chiara che gli USA "faranno fronte ai risarcimenti".
L'avvocato Rovere ha inviato una domanda al ministero, ricevuta risposta dopo 9 mesi, ha appreso che non esistono garanzie.Oggi il destino di Chiara é nelle mani del GIP Rodolfo Piccin, che ha più di un dubbio sulla legittimità, in questo caso, di una corte marziale. Finora Chiara é stata interrogata già tre volte. A 20 mesi dalla violenza non sa ancora a chi chiedere giustizia. Né da dove cominciare.