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    piemonteis downunder
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    Predefinito cultura padana, Miglio e pornografia

    Lungo articolo su La Padania di oggi. Interessante
    e pieno di spunti da commentare, ma vorrei un vostro commento
    in particolare sulla frase che ho messo in bold, e che mi lascia
    personalmente molto irritato.



    Andrea Rognoni analizza la situazione attuale e suggerisce nuove prospettive per fare decollare le idee del Movimento

    QUALE CULTURA PER LA LEGA NORD?

    ANDREA ROGNONI

    Il direttore Giuseppe Leoni ha promosso una pagina delle idee per favorire, penso, un serio dibattito, che già sta emergendo. Anche il sottoscritto, pertanto, vorrebbe proporre qualche "idea", cercando di impostare il tutto con una certa schiettezza, al di là di argomenti che possono anche risultare difficili o pesanti. Perché, quando si parla di cultura, ho l'impressione che si voglia sempre trincerarsi dietro eccessivi pudori o timori nel chiarire la propria posizione, magari con la scusa o il pretesto che la cultura conta meno della politica vera e propria, in realtà colla paura di scoprirsi troppo, e perdere in qualche maniera consensi o simpatie. Che il fenomeno leghista abbia a che fare con la cultura, intesa come espressione di idee ed immagini appartenenti ad una determinata comunità, è cosa ormai acclarata. L'accusa di "incultura" da parte dei non-leghisti nasce proprio dalla oscura presa di coscienza che chi in Lega fa cultura non fa esattamente la cultura che viene proposta come "pensiero unico", cioè propone idee che possono davvero minacciare le idee dominanti.
    E questo spunto ci permette già di entrare in medias res: infatti il principale quesito che dobbiamo porci è "Quale cultura per la Lega?" nel senso di chiederci se la cultura prodotta dal movimento o da chi è vicino ad esso debba porsi in maniera frontale e dichiaratamente alternativa a quella che passa nei massmedia, sui libri più letti e nelle scuole. Non sempre infatti una scelta di sfida nei confronti di quello che il sociologo Weber chiamava contesto strutturale risulta vincente e convincente. Anche perchè la realtà oggi suona estremamente complessa e la semplificazione della "opzione di campo" viene vista dai più come una sorta di forzatura mentale, in altre parole di grossolanità tendenziosa e finalizzata a vantaggi materiali. Personalmente, tra l'altro, ho l'impressione che il recupero dei consensi da parte del nostro movimento, negli ultimi due anni, dipenda proprio dalla capacità di saper parlare ad un pubblico più vasto di quello che negli anni 97-99 impazziva per il progetto secessionista. Mi spiego meglio: la cultura strettamente identitaria, che esercito anch'io in maniera sostanziosa attraverso istituzioni come "Il Centro della Cultura Lombarda" di Busto, non può venire proposta come completamente alternativa a quella che chiameremo nazìonalcomunitaria e a quella di integrazione sociale. Va cioè mantenuto un dialogo fitto con queste, pena la ghettizzazione e l'incomprensione. Ed infatti, a livello più strettamente politico, la funzione di "cogoverno" è apprezzata proprio perché il progetto devoluzionista viene visto come nettamente migliorativo e non come completamente "sostitutivo". Una collaborazione di qualità nella misura in cui non propone "Cose simili" ma "Idee originali", in grado di migliorare la vita in Italia e in Padania, redimerla dal caos e dalla omogeneizzazione senza ricorrere alla "rivoluzione apparente". Questo dico e scrivo con tutto l'amore possibile per la Padania e per la sua idea di autonomismo, proprio perchè per amare e far felice una donna non si può soltanto coprirla inopinatamente di complimenti e regali (urlando ad esempio che le altre donne fanno tutte schifo).
    UNA CULTURA PER L'AUTONOMIA
    Ma c'è dell'altro e ancor più importante: la cultura proposta della Lega viene a poco a poco decodificata, a partire dall'inizio del Terzo mIllennio, come un progetto molto più profondo della semplice "lotta per l'autonomia", che pur aveva ottenuto consensi negli anni novanta, ma in forma più miope e materialistica. La difesa coerente del ruolo cristiano, l'impegno culturale prima ancora che politico per l'etica e la giustizia, la critica al mondialismo e alla massoneria, la capacità di proporre idee che tornano utili non solo ai padani ma anche ad ausonici ed italiani, a popoli piccoli e grandi dell'Europa e del mondo, a tutti i cittadini che sono stufi di McDonaldizzazione forzata e di consumismo dilagante, tutto questo in qualche modo sta passando e sta trasformando un progetto politico ed etnopolitico in un piano metapolitico e spirituale. Attenzione. Questo iter di catarsi è anche l'unica maniera per far comprendere che la difesa dell'identità non è gretta chiusura xenofoba ma trincea di resistenza e ristrutturazione per costruire un mondo migliore, fucina paziente e razionale per ricucire un tessuto di società reale, dopo decenni di ubriacatura virtuale all'insegna dell'utopia e della mercificazione mondialista. Chi pensa ancora, con Gianfranco Miglio (il cui insegnamento rimane tuttora valido ma per altri motivi), che il leghista vero debba parlare solo di indipendentismo e non anche di lotta all'aborto e alla pornografia, torna indietro di dieci anni, rema contro il flusso della storia, si inibisce la realizzazione di quello straordinario processo di "redenzione collettiva" che, pur oscuramente, presagivano Bossi e Leoni vent'anni fa nelle loro riunioni (in una di quelle c'ero anch'io) in via del Bollo a Milano.
    Conviene ora dare uno sguardo panoramico alle varie anime della cultura leghista, cercando di cogliere, se vogliamo con una certa spietatezza, sia i punti di forza che gli eventuali limiti o rischi. Questo "esame di coscienza" non va inteso come volontà verdettistica di catalogazione o critica fine a se stessa ma come umile disanima delle Forze culturali in campo, per meglio capire come è possibile integrarle e renderle sempre più fruttuose per una crescita ulteriore del movimento.
    LA CULTURA PADANISTA IN SENSO STRETTO
    Ha svolto negli ultimi otto anni un lavoro notevolissimo, cercando di ricostruire l'insieme delle nostre radici, spiegando i termini dell'esi stenza di una nazione negata, riscrivendo la storia dall'antichità ad oggi, riesplorando da un nuovo punto di vista l'enorme materiale antropologico, economico, storico-strutturale e religioso delle varie parti della Padania, vista anche complessivamente. In particolare la demolizione di alcuni pregiudizi della storiografia "di stato" si è rivelata vincente , dalla revisione del Risorgimento al rilancio dell'epopea delle Insorgenze, dalla rivalutazione degli antichi Stati padani al censimento dei movimenti autonomistici. Quali sono secondo me i suoi punti di debolezza? Probabilmente, mentre lo sbocco secessionista o fortemente autonomista di questo tipo di cultura viene molto amato dalla militanza del nostro movimento , esso mon viene compreso da chi vede il tutto dall'esterno e rischia di bruciare la sua stessa prestanza culturale con un immagine di chiusura e etnocentrismo. Inoltre il padanismo deve forse chiarire meglio il rapporto tra l'idea di una nazione compatta da contrapporre all'Italia e la legittima aspirazione al recupero dell'identità da parte di ogni sua singola regione, lasciando maggiore spazio a lombardismo, piemontesismo, venetismo, ecc. Infine la contrapposizione frontale all'Italia, pur confortata da una mole di studi e approfondimenti sulla diversità del mondo padano rispetto a quello peninsulare, entra in contrasto con l'idea del federalismo puro, che tende più a concepire la Padania come una delle pur diversissime subregioni del l'Italia e non come qualcosa di completamente estraneo all'Italia stessa (ma qui occorrerebbe par la re anche di strategia, perché probabilmente per arrivare comunque alla Padania libera è necessario transitare da una struttura di tipo federale e non esigere a priori la creazione di un nuovo stato, pena una reazione frontale da parte dei centralisti e nazionalisti che rischia di mandare tutto all'aria).
    LA CULTURA CELTISTA
    Ha avuto un ruolo decisivo nel rilanciare e chiarire la natura etnica e culturale delle nostre origine, mostrando con estrema lucidità e competenza i caratteri della preistoria e della protostoria, illustrando la storia dell'arrivo dei Celti in Padania, delle rispettive civiltà (specie quella golasecchiana), dei rapporti coi preesistenti Liguri, della lotta onesta e acerrima contro i sopraffattori Romani, del lascito strutturale e linguistico che arriva fino ai nostri giorni, visto soprattutto attraverso la toponomastica. Estremamente interessante è stato anche la ricostruzione dell'antica civiltà celteuropea , delle sue scelte etnografiche e della ricca mitologia.
    Cionondimeno all'esterno del movimento rischia di passare un'immagine da una parte troppo archeologica (non è stato forse ben chiarito il rapporto diacronico colle civiltà che si sono sovrapposte a quella celtica e colla modernità) e dall'altra si tende a dilatare l'ipoteca paganeggiante della cultura celtista, forse anche a causa di dichiarazioni e ammiccamenti che sembrano colludere un poco coll'universo cristiano.
    LA CULTURA CATTOTRADIZIONALISTA
    Ha giocato, specialmente negli ultimi quattro anni, una funzione decisiva per la crescita della consapevolezza spirituale del movimento culturale vicino alla Lega. Il recupero sostanzioso della cultura della Tradizione Cattolica, attraverso una critica serrata dei guasti provocati dal Concilio vaticano Ecumenico Secondo, una esplicitazione del valore della ritualità tradizionale e la sottolineatura del ruolo importante che la Chiesa deve tornare ad avere nella salvaguardia delle tradizioni tipiche di ogni popolo reale. Una serie di convegni tenuti nelle più diverse aree padane hanno contribuito a rivalutare personaggi e posizioni che costituiscono veri e propri fari per la lotta a favore dell'identità e della vera spiritualità, in grado di superare il ricatto costituito dal cosiddetto "cattocomunismo buonista". Il punto debole della cultura cattotradizionalista è tuttavia rappresentato dalla difficoltà a far comprendere ai giovani d'oggi il senso della ritualità tradizionale e alcuni punti della visione del mondo dei cattotradizionalisti sono ancora poco chiari, come un certo pur larvato antisemitismo.
    LA CULTURA LIBERTARIA
    Rappresenta una vena nient'affatto secondaria della intellighenzia leghista. Ha operato soprattutto nella seconda metà degli anni novanta ma rimane ancora viva, pur collegandosi in parte con altre forze politiche del fronte culturale afferente al centrodestra. La lunga vessazione dello stato italiano e la crescita a partire dagli anni ottanta di un liberalismo estraneo sia al capitalismo classico che al radicalismo ha fatto maturare una serie di iniziative editoriali che hanno coinvolto anche l'universo leghista, partendo implicitamente dal presupposto che solo un maggiore margine di libertà giuridica può garantire non solo l'individuo ma la stessa comunità alla quale appartiene nella realizzazione della sua vitalità economica e culturale e nel mantenimento di un margine di sicurezza contro la criminalità di carattere mafioso o immigratorio. I limiti del libertarismo vanno forse riscontrati nella difficoltà a. strutturare un progetto corposo dello stato, a causa anche di un alito di ispirazione anarchica che fa fatica ad integrarsi con spinte legate all'ordine e alla difesa stessa della tradizione.
    LA CULTURA ASSOCIAZIONISTICA
    L'associazionismo leghista nacque nel '98 proprio per proporre una cultura della vita sociale in grado di costruire "dal basso"la nuova realtà della Padania. Esso ritiene che solo la graduale ristrutturazione della società può creare le premesse per un effettivo autonomismo. Da una parte Proudhon ed il Mazzini meno compromesso coll'italianità, dall'altra il filone socialcristiano, rappresentano i riferimenti ideologici dell'associazionismo padano. Ma lo spettro delle associazioni è vasto, di va dal volontariato verde e dagli alpini, che più forte reclamano l'indipendenza da Roma alle associazioni di ispirazione più direttamente culturale , che lavorano per una maggiore conoscenza , valorizzazione e rilancio della nostra cultura in termini di dialogo con il resto del mondo. Una posizione particolare è quella delle Donne Padane, che potremmo definire portatrici si una ulteriore tipo di cultura, quella "femminilistica", tesa al riconoscimento di una nuova dignità della donna come attore centrale della famiglia e della società, in polemica con il femminismo storico e di sinistra. I fattori frenanti dell'associazionismo culturale sono dovuti soprattutto alla pesantezza delle realizzazioni pratiche, per cause finanziarie e organizzative, anche se talvolta la loro partecipazione al dibattito è particolarmente sentita dalla base; inoltre sarebbe necessaria maggiore attività editoriale.
    LA CULTURA CATTOLICO-PADANA
    La cultura afferente all'associazione dei Cattolici padani mostra un volto più attento alle dinamiche complesse tra modernità e cristianità, assumendo un giudizio meno drastico dei cattotradizionalisti, che sottolinea la possibilità di fra sentire la voce, da parte dei padani, rimanendo all'interno della Chiesa attuale, in nome di un equilibrio tra ecumenismo e tradizione che non si vede costretto a buttare a mare tutto quello che è venuto dopo l'ultimo concilio Vaticano ma ne corregge la rotta anche attraverso una riflessione sulle radici dell'Europa e una limitazione dei danni legati al terzomondismo, per esempio anche attraverso un recupero del missionarismo più autentico. L'impressione è che finora questa posizione non sia riuscita a farsi sentire abbastanza, complice una certa tendenza ad assumere posizioni drastiche da parte di qualche soggetto culturale che non sempre rende ragione della presenza di alcune posizioni moderate della base, non riconducibili unicamente all'aspirazione "massimalista" anche in campo religioso.
    LA CULTURA LAICO-FEDERALISTICA
    La tradizione del federalismo laico è presente e tuttora operante nel comparto culturale del movimento. Il riferimento maggiore è costituito dal cattaneismo, con una serie di spunti, suggerimenti e programmi che portano linfa ad un progetto destinato a trasformare l'Italia in un Paese federale a partire prima ancora dal diritto e dalla sociologia politica che dalla richiesta accorata e spontaneistica di libertà autonomistica. La tendenza sembra essere quella di riconoscere nel processo risorgimentale una scintilla che si contrapponeva già al centralismo e proseguendo il pensiero altusiano e protofederalistico pensava a degli Stati Uniti d'Italia sul modello svizzero o americano. La lezione più stimolante del laicofederalismo è proprio quella di evitare la critica radicale dell'italianità del padanismo più spinto ma riuscire a cogliere una sorta di continuità storica destinata, se ben coltivata, a rassicurare di più l'opinione pubblica e al tempo stesso a traghettare realmente il nord da uno stato di sudditanza ad uno di libertà devoluta.
    I limiti del federalismo laico stanno forse nella difficoltà a cogliere lo spessore più etico e palingenetico del leghismo, col rischio , se malinteso, di partorire solo un sbocco "tecnico".
    LA CULTURA COMUNITARISTICA
    Il comunitarismo, sia nella versione bioregionalistica sia in quella più legata alla cosiddetta "nuova destra" occupa uno spazio interessante all'interno del nostro dibattito culturale. Una forte critica alla modernità e alla globalizzazione autorizza un ripensamento sulle chances offerte da una organizzazione della società che riesca garantire la sopravvivenza e lo sviluppo delle cosiddette "comunità naturali". Ecco quindi una spiccata preoccupazione per la salvaguardia ecologica ed ambientale e un'avversione ben motivata nei confronti dell'americanismo, modello culturale che ha sradicato la pluralità delle bioetnie nel mondo in nome del capitalismo più becero. Un nome di riferimento, tuttora vivente, sembra essere Alain de Benoist, specialmente per i giovani padani, che vedono in lui il responsabile di un pensiero che riesce a coniugare rispetto della Tradizione ed estraneità a qualsiasi "Chiesa". Il rischio dell'appoggio a questo orientamento sta proprio nel favorire la creazione di una contraddizione ideologica con l'impostazione di difesa della spiritualità cristiana.
    LA CULTURA ARTISTICO-LETTERARIA
    La sensibilità verso l'arte identitaria e la letteratura legata alle lingue padane o in lingua italiana ma di ambiente padano è stato sempre presente in alcuni soggetti che si sono avvicinati al movimento, portando comunque anche un interesse per tutte le culture locali o minoritarie, in polemica con movimenti artistici o linee letterarie espressioni di centralismi e nazionalismi in Italia ed in ogni parte del mondo. Su ispirazione degli stessi fondatori del movimento (varrebbe la pena ricordare ad esempio Roberto Ronchi che sapeva a memoria il Porta), è nato col tempo un gruppo di uomini di cultura che pur provenendo da versanti formativi o politici alquanto diversi si è ritrovato nell'idea di dover difendere la creatività ispirata a libertà espressiva ed identità linguistica e artistica. Pittori e creatori d'arte sono stati affiancati (vedasi Arte Nord) da critici, pubblicisti e organizzatori di mostre.
    Son stati valorizzati anche poeti in lingua locale attraverso concorsi, trasmissioni radiofoniche e sbocchi istituzionali nelle regioni Veneto e Lombardia. Si è tentato (anche da parte del sottoscritto) una pur lunga e faticosa ricostruzione delle caratteristiche salienti ed esclusive della storia dell'arte e della letteratura padane, necessarie per ridimensionare la iattanza di certe antologie scolastiche o manuali d'arte e proporre percorsi inediti su cui costruire ulteriore materiale (vedasi anche il "Lessico Lombardo" della Mondadori). I punti di debolezza di questo tipo di cultura è costituito dalla difficoltà a stabilire un confronto diretto e redditizio (che richiede forse una maggiore preparazione generale e disponibilità mentale da parte nostra) con la cultura ufficiale, centralistica e massificante, i cui rappresentanti, spesso proni al ricatto massmediatico, guardano alla cultura federalistica con diffidenza e pregiudizio.
    LA CULTURA MEDIATICA
    Si tratta del fronte più composito ed articolato, che riesce maggiormente ad armonizzare posizioni anche diverse in nome di una stimolante "comunicazione di massa". Stiamo parlando dei giornalisti de La Padania; Il Federalismo, Telepadania, e RadioPadania. La buona preparazione culturale di molti e l'innata capacità a mediare tra voci differenti costituiscono un tesoro fondamentale per la cultura leghista, anche nei casi in cui si dichiara di non interessarsi direttamente di cultura. Sta di fatto che la divulgazione giornaliera delle idee viene esercitata soprattutto da loro (talvolta col risvolto negativo di una eccessiva libertà individuale). C'è chi afferisce più conclamatamente ad una delle culture appena illustrate, chi invece preferisce (ed è la maggioranza) valorizzare volta per volta gli aspetti più attuali o costruttivi di ciascuna. Il grande insegnamento di questi ultimi è dato proprio dall'indicazione offerta all'intero fronte culturale vicino al movimento di non limitarsi a coltivare solo il proprio orto con una certa supponenza ma di tentare sempre il dialogo valorizzando più i punti in comune che le matrici di partenza. Inoltre, e voglio concludere proprio con questo monito, il nostro giornalismo ci mostra la via per tentare anche il percorso che probabilmente e a lungo termine rappresenterà la risorsa più redditizia per tutti: offrire al mondo intero un'immagine di ricchezza e complessità di idee stesse e dialogare forti di queste anche con chi non la pensa esattamente come noi. L'auspicio è che il dibattito su questi argomenti si intensifichi sempre più a partire pure dalle sollecitazioni contenute nel mio imminente libello "Filosofia del leghismo".
    [Data pubblicazione: 23/07/2004]

    Mio commento: "torna indietro di 10 anni"? magari! allora la lega era al 10%....
    La Lega e' un movimento politico che ha gia' abbastanza
    problemi a far passare riforme politiche. Le "redenzioni collettive" lasciatele
    alla Chiesa o a Kim Yong Il in Nord Corea, o alla nostra coscienza...)

  2. #2
    R.i.P. quorthon
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    ...è evidente che il sottoscritto quindi non è un leghista vero...e me ne vanto a questo punto: sono Padanista ed Indipendentista.
    --------------
    The Warrior

  3. #3
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    Forse il rognone pensa a questi modelli per la futura società padana...

    Benevento, 23 lug. (Adnkronos) - Due coniugi, Tommaso Morganella di 48 anni e Antonietta Polvere di 49, entrambi agricoltori, sono stati trovati morti nella cucina della loro abitazione, la scorsa notte, dalla figlia 27enne. La tragedia e' avvenuta a Pago Veiano, a pochi chilometri da Pietrelcina, nel beneventano. I due coniugi entrambi sgozzati, secondo la ricostruzione dei carabinieri si sarebbero colpiti a vicenda con due coltelli da cucina ritrovati accanto ai corpi.


    La figlia era rientrata a casa poco dopo la mezzanotte. I coniugi Morganella vivevano con la ragazza in un vecchio casolare di campagna, colpito da un ordine di sgombero a causa della fatiscenza della struttura. La giovane e' salita prima al piano superiore, dove si trova un anziano al quale marito e moglie prestavano assistenza. L'uomo ha riferito alla ragazza di aver sentito i genitori, intorno alle 19, litigare furiosamente aggiungendo che, stranamente, non gli avevano portato la cena. A quel punto la giovane si e' subito precipitata in cucina dove ha trovato i corpi dei genitori senza vita e straziati dalle ferite.
    I carabinieri di Benevento hanno riscontrato sul corpo della donna una ferita alla giugulare e due al cuore. Presumibilmente e' stata Antonietta Polvere a morire per prima. Tommaso Morganella aveva una ferita dietro al collo e una davanti. I carabinieri ritengono che probabilmente Morganella, dopo aver ucciso la moglie ed essere rimasto a sua volta ferito dalle coltellate della donna, si sia suicidato con un colpo alla gola.

    Le liti tra i due sarebbero state molto frequenti in passato. Pare che l'uomo fosse molto geloso della donna. Una gelosia che poi sarebbe sfociata in tragedia.




  4. #4
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    A questo punto però sarebbe bene far seguire le parole ai fatti..altrimenti si fa cialtroneria in pieno stile terronico.Rognoni è regolarmente sposato in chiesa? Quanti figli ha? Com'è la sua vita privata? Visto che vuole controllare le lenzuola di ogni futuro cittadino padano(come in Unione Sovietica), cominciamo dai capi.Posto che Bossi, Castelli e mi pare anche Calderoli con le rispettive mogli/compagne sono COPPIE DI FATTO (divorziati, separati o convinventi, quindi agli occhi della chiesa vivono in stato di GRAVISSIMO DISORDINE MORALE), mi chiedo che razza di credibilità possano avere quando poi si tratta di dire agli altri come devono vivere e quanti figli avere ..a meno che si tratta di dare fiato alla bocca così tanto x ridere..beh se così fosse per piacere non sputtaniamo 20 anni di lotta politica in una cialtronata napoletana

  5. #5
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    In origine postato da Hymir
    A questo punto però sarebbe bene far seguire le parole ai fatti..altrimenti si fa cialtroneria in pieno stile terronico.Rognoni è regolarmente sposato in chiesa? Quanti figli ha? Com'è la sua vita privata? Visto che vuole controllare le lenzuola di ogni futuro cittadino padano(come in Unione Sovietica), cominciamo dai capi.Posto che Bossi, Castelli e mi pare anche Calderoli con le rispettive mogli/compagne sono COPPIE DI FATTO (divorziati, separati o convinventi, quindi agli occhi della chiesa vivono in stato di GRAVISSIMO DISORDINE MORALE), mi chiedo che razza di credibilità possano avere quando poi si tratta di dire agli altri come devono vivere e quanti figli avere ..a meno che si tratta di dare fiato alla bocca così tanto x ridere..beh se così fosse per piacere non sputtaniamo 20 anni di lotta politica in una cialtronata napoletana
    Condivido in pieno...se si applicasse la legge del taglione "religiosa",cioè via dalla Lega i divorziati,chi convive,chi utilizza contraccettivi(il Buon Gigi Dossena che vende accendini con preservativo incorporato verrebbe arso vivo ) in Lega resterebbero solamente 2 personaggi a noi noti.
    E poi per smentire chi su alcuni forum vuol fare apparire la lega come un movimento bigotto,cattolicotradizionalista e stronzate simile non ha che da farsi un giro sul forum dell'mgp.
    Si discute come qua sopra di aborto,chi pro e chi contro,di canne libere e simile...senza che nessuno(a parte i soliti) si strappi i capelli!
    Per cui,anche qua sopra,direi di andare piano col voler considerare certe idee blaterate da qualcuno come linea ufficiale della Lega.
    Saluti Padani

  6. #6
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    Allucinante.

  7. #7
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    Non è questione del tornare indietro di 10anni, qui si tratta di millenni indietro, 10 anni non sono niente in storia.
    Tu che odi dio e la vita cristiana
    Senti la sua presenza come un doloroso cancro
    Vengano profanate e profanate aspramente
    Le praterie del cielo bagnate di sangue

    Odiatore di dio
    E della peste della luce

    Guarda negli occhi paralizzati di dio
    E sputa al suo cospetto
    Colpisci a morte il suo miserevole agnello
    Con la clava

    Dio, con ciò che ti appartiene ed i tuoi seguaci
    Hai mandato il mio regno di Norvegia in rovine
    I tempi antichi, le solide usanze e tradizioni
    Hai distrutto con la tua orrida parola
    Ora vai via dalla nostra terra!

  8. #8
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    E notare poi come continui lo svillaneggiamento della figura da Miglio da parte dei signor nessuno di torno...figurimaoci, cosa vuoi che sia l'opera di Miglio rispetto alla "lotta alla pornografia" e alla "redenzione di sta fava" prospettata dal rognone? Ripeto, allucinante, sarei curioso di sapere cosa ne pensa quache intellettuale stile Oneto di affermazioni del genere...

  9. #9
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    A mio avviso il Rognoni e' uno di quelli che hanno sbagliato
    professione.
    Doveva fare il ragioniere.

  10. #10
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    Articolo oscurantista.
    Sono andato a manifestazioni integraliste cattoliche, ma solo quando avevano legami con la storia Veneta, la rivalutavano, la facevano conoscere. Non credo nelle tenebre della loro concezione religiosa e della societá. Ho litigato e discusso animatamente con loro sul Concilio Vaticano secondo che essi vedono come la manifestazione del demonio. Son tanto retrogradi che non si rendono conto che con Medillin e Puebla la Chiesa si é resa conto che dovrebbe essere la casa di tutti e non solo dei potenti. "L' opzione per i poveri" é stata epocale, carica di una umanitá che le sacre botteghe non avevano saputo esprimere in 2000 anni di storia.
    Cerdo in una padania libera, libera di essere cattolica o no, ma con il dovere di non essere reazionaria ai livelli dell' Inquisizione.
    Che poi in Lega qualcuno voglia fare il bigotto padrone...ma guardi i suoi capi e la loro "libertá sessuale"...altro che sassantotini...Valá, siamo seri che la coerenza prima di predicarla bisogna averla.

    Paolo

 

 
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