...e SOLO per questo caso.
Berlusconi & Previti: smontati otto anni di bugie
Archiviate le denunce contro gli ispettori dello Sco accusati di un «complotto» ordito insieme al pool di Milano
Marcello Santamaria
PERUGIA
Per otto anni Berlusconi e Previti avevano gridato al complotto, alla «bobina manipolata» del bar Mandara.
Avevano dipinto il quadro a tinte fosche di una macchinazione politica ordita dal pool di Milano e dagl’ispettori dello Sco, complici di un «taglia e cuci» per «manipolare» la registrazione di un innocente colloquio fra il giudice Squillante e il pm Misiani; e per inserire frasi di fantasia negli appunti presi dai due poliziotti. Il tutto allo scopo di «incastrare» tanti poveri innocenti e imbastire un «processo politico».
Ieri il gup di Perugia Nicla Flavia Restivo ha spazzato via otto anni di bugie, archiviando le denunce presentate a suo tempo da Berlusconi e Previti contro gli ispettori Stefano Ragone e Dario Vardeu e mettendo la parola fine alle calunnie contro Ilda Boccassini e Gherardo Colombo. L’ordinanza, una sessantina di pagine fitte che ricostruiscono per filo e per segno come andarono le cose quel 2 marzo ‘96, accoglie in pieno la richiesta di archiviazione avanzata tre mesi fa dal procuratore aggiunto Silvia Della Monica e respinge quella dei denuncianti, che chiedevano l’ennesimo supplemento di indagini, «superfluo e ininfluente».
Le indagini di Silvia Della Monica - scrive il Gup - sono "complete in tutti gli aspetti".
La sua "analitica, coerente ed approfondita disamina dei fatti storici", portata avanti con "obiettività, imparzialità e scrupolo", dimostra che Berlusconi e Previti hanno raccontato un sacco di frottole.
Quello che scrissero negli appunti presi al bar Mandara e poi riversarono nel dossier investigativo alla Procura di Milano è nient’altro che la "mera trasposizione in forma scritta di quanto potuto direttamente percepire dagli ufficiali che si trovavano nelle vicinanze dei due interlocutori Squillante e Misiani, a mezzo di appunti su materiale cartaceo di fortuna reperito alla meglio": alcune salviettine e il retro di fotocopie che i due avevano con sé. D'altronde i due non avevano "alcun interesse" ad aggiungere o a togliere qualcosa: i "ben più consistenti elementi" a carico di Squillante & complici emersero dopo, dalle rogatorie bancarie giunte dalla Svizzera, come dimostrano "le sentenze di condanna emesse dal Tribunale di Milano" nei processi Imi-Sir, Mondadori e Sme. E poi, sul lato B della cassetta incriminata, trascurato da Milano ma fondamentale per l’inchiesta perugina, per un errore di collegamento fra scanner e registratore, si sente la voce di Ragone che chiama la centrale dello Sco e fa la cronaca in presa diretta di quel che sta avvenendo nel Bar: Squillante - terrorizzato dall’inchiesta ai suoi danni - sta parlando con Misiani dell’indagine (all’epoca ancora segretissima) della Boccassini e delle rivelazioni della Ariosto, e ha persino nominato "il suo referente nel Biscione".
Cioè Silvio Berlusconi, che gli aveva appena offerto una candidatura in Forza Italia. Squillante parla anche dei miliardi nascosti sul suo conto in Svizzera: elemento, questo, che in quel momento i due agenti non potevano conoscere, visto che sarebbe emerso "solo in epoca successiva" dalle rogatoria poi avviate dal pool. Un caso di divinazione?
Infine, la presunta "manipolazione" della bobina. Secondo il Gup è totalmente "inverosimile una manipolazione dolosa del nastro": se questo risulta danneggiato è per le "attività di filtraggio per isolare le voci di Squillante e Misiani" e "migliorare l'intelligibilità della conversazione" affidate dal pool a un perito.