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  1. #131
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    In Origine Postato da mariarita
    Castelli ha in animo di prendere il posto di Bossi. Ma riuscirà solo a consegnare la Lega a F.I.
    L'attuale posto di Bossi?...

  2. #132
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    In Italia: voce di coloro che gridano nel deserto:

    Scambi epistolari in carcere
    Qualcuno ci dica che ne è del 41 bis...

    Saverio Lodato
    E’ sempre bene tenere alta la guardia, soprattutto quando Cosa Nostra è apparentemente tranquilla, quando fa di tutto per non dare nell’occhio, evitando stragi e delitti, ma non rinunciando mai ai suoi affari che - come dicono tanti indicatori - non sono mai stati floridi come in questa fase di inabissamento. È da diversi anni, ormai, che il «fronte carcerario» e il fronte dei boss ancora in libertà non hanno più interessi convergenti e hanno smesso di parlare il medesimo linguaggio. È facile capire il perché.
    Cosa possono avere in comune gli ergastolani condannati per le stragi e gli emergenti che hanno (o credono di avere) una vita criminale davanti a loro? Davvero molto poco. Ecco perché, periodicamente, si ripropongono da parte dei vertici delle istituzioni allarmi, segnalazioni, sottolineature, sul fatto che «schegge impazzite» di Cosa Nostra possano decidere di rompere gli attuali equilibri consolidati con gesti eclatanti, presumibilmente con il ritorno al metodo stragista e ai delitti eccellenti.
    Quando questi allarmi vengono lanciati, c'è sempre qualche ragione molto seria che spinge in questa direzione. Ci mancherebbe.
    In questo caso - però - c'è un passaggio del ragionamento investigativo che troviamo, a dir poco, non condivisibile.
    Dall'Ansa, ieri 18.07 : «Non passa inosservata nemmeno la fittissima corrispondenza tra i detenuti sottoposti al 41 bis, molti dei quali appartenenti all'ala stragista, che si scambiano con linguaggi criptici messaggi in codice fortemente sospetti». «Alla stregua
    di siffatti segnali - si legge nel rapporto - c'è chi pertanto non esclude l'ipotesi che la scelta di una reazione violenta possa avere il sopravvento sulla strategia di conciliazione e di inabissamento; anche perché minacce espresse dalla mafia, se dovessero rimanere prive di seguito, indurrebbero una caduta di credibilità sull'intera organizzazione: perdere prestigio significherebbe perdere autorevolezza».
    Dunque: il 41 bis, durante l'era del governo Berlusconi, consente ai mafiosi condannati all'ergastolo di scambiarsi messaggi. Ma qui si parla addirittura di «linguaggi criptici» di «messaggi in codice fortemente sospetti». Se non ricordiamo male, una volta, il regime dell’isolamento carcerario imposto ai i mafiosi consentiva loro solo un'ora di colloquio mensile con i familiari.
    Questi addirittura si scambiano lettere e si lanciano segnali. Ricordiamo male o l'isolamento venne previsto proprio per impedire ai boss di spadroneggiare in carcere e continuare a tirare le fila dell' organizzazione criminale inviando input all'esterno?
    Che succede, allora, nelle carceri italiane? Qualcuno sa dircelo? Qualcuno può rispondere?
    Fanno benissimo gli autori dell' allarme di ieri a invitare tutti a stare con gli occhi aperti. Ma non sarebbe male se, contemporaneamente, si riprendesse la discussione su cosa è diventato - nei fatti - il 41 bis. Troppe stranezze, compresa quella di ieri, ci lasciano la sgradevole impressione che il 41 bis sia diventata una misura all'acqua di rose.

    FUORI da (questa) Italia: voce della libertà di stampa e d'opinione:

    L’«Economist»: il governo agevola la mafia

    ROMA Nuove critiche del direttore del settimanale «Economist» Bill Emmott a Berlusconi sul fronte della lotta alla mafia:
    «Alcuni dei provvedimenti di questo governo hanno avuto l'effetto fortuito di agevolare la vita alle organizzazioni criminali finanziarie come la mafia» dice il giornalista in un'intervista pubblicata oggi da «L'Espresso». Secondo Emmott la «lettera scherzo» di Provenzano pubblicata su «Economist» il 6 marzo «non era uno scherzo, piuttosto un modo leggero e umoristico per parlare di una cosa molto seria. La mafia in Italia sta facendo progressi, il governo Berlusconi ha fatto troppo poco per contrastarla».

  3. #133
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    Bergamo, 228
    Giustizia, Castelli: rapido accordo o riforma resta questa

    Il ministro delle Giustizia, Roberto Castelli, ha detto questa sera che è "prematuro" dare giudizi sul testo di riforma dell'ordinamento giudiziario:
    "Ritengo che o si arriva rapidamente ad un accordo oppure il testo rimane quello del Senato. La situazione è ancora fluida. Alla Camera abbiamo più difficoltà rispetto che al Senato. Io devo denunciare una cosa: viviamo un grande paradosso: alla Camera abbiamo 100 deputati in più, al Senato solo 35 senatori in più. Al Senato passa tutto, alla Camera certe cose no. Cito due vittime: uno è Gasparri e l'altro è il sottoscritto che si è visto bocciare a tradimento la legge sulla riforma del Tribunale dei minori. Alla Camera ci sono troppi individualismi e c'è una disciplina di gruppo meno forte che al Senato".

    I contenuti? E chissenefrega!!
    (Tanto NON ha idea di cosa stia parlando)
    E' solo una questione di numeri...

  4. #134
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    Che fa l'idiota?? Parla da solo?

  5. #135
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    Malik This person is on your Ignore List.




  6. #136
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    [B]

  7. #137
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  8. #138
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    L’Europa dice no alle proposte di Castelli
    Critiche all’Italia: si oppone al mandato di arresto e al sequestro di beni a terroristi e mafiosi
    DALL'INVIATO

    STRASBURGO Il governo italiano l'aveva pensata durante il semestre di presidenza: forzare la mano anche ai progetti in esame comunitario e varare un sistema di espulsioni collettive degli immigrati illegali che si trovano in più di un paese dell'Unione. È finita con uno scontro aperto con il Parlamento europeo che ieri ha respinto l'idea italiana e l'ha rinviata al mittente.
    Si tratta di una decisione non vincolante ma, come ha detto la relatrice, l'on. Adeline Hazan, rappresenta una chiara volontà politica di rigetto delle pratiche repressive, del tutto «deplorevoli» e tese soltanto a rafforzare l'immagine di un’«Europa fortezza». La possibilità di organizzare voli charter per il rimpatrio degli immigrati clandestini è contemplata in alcuni progetti di direttiva ma le iniziative dei governi sono sempre state respinte dal Parlamento che, nel suo parere, ha di volta in volta criticato l'impianto politico o l'assenza di una base giuridica per la loro realizzazione.
    Il rigetto dell'iniziativa italiana ha convinto la stragrande maggioranza dell'aula di Strasburgo per una serie di ragioni illustrate dalla relatrice: la mancata consultazione preventiva dell'assemblea, una preparazione del sistema di espulsione carente da molti punti di vista e predisposta senza l'apporto tecnico della Commissione, l'assenza di controlli da parte della Croce Rossa, le misure a difesa della «dignità» e dell'«integrità fisica» delle persone espulse e il codice di condotta della scorta previste soltanto in un allegato senza valore giuridico. Un guazzabuglio inaccettabile destinato unicamente, come ha detto l'on. Fiorella Ghilardotti (Ds-Pse), a mettere in pessima luce il sistema delle domande di asilo e a non farlo funzionare come dovrebbe. Il sistema delle espulsioni collettive - ha denunciato l'on. Hazan - viene visto in funzione di un finanziamento comunitario.
    Ma questo cosiddetto valore aggiunto europeo si limiterebbe a consentire dei risparmi per i governi senza che si impegnino in politiche comuni per realizzare davvero lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
    Per il governo italiano ieri è stata una giornata da «ritirata». L'aula ha anche dato una spinta molto forte al «mandato di acquisizione delle prove», uno strumento essenziale di realizzazione del «mandato d'arresto». È stata, infatti, approvata la relazione dell'on. Elena Paciotti (Ds-Pse) con cui il parlamento offre il suo parere favorevole alla «decisione-quadro» del Consiglio nell’ambito della cooperazione giudiziaria e penale tra gli Stati.
    Il mandato è una sorta di strumento di estradizione delle prove, diretto ad acquisire oggetti, documenti e dati (verbali d'interrogatorio, tabulati elettronici, intercettazioni telefoniche, ecc.) da utilizzare nel corso di procedimenti penali. L'on. Paciotti ha detto che si tratta di un «ulteriore tessera del complesso puzzle» deciso nel 1999 con la strategia di Tampere, appena rilanciata dal Consiglio europeo dopo la strage di Madrid. Una strategia che vede il governo italiano spesso messo di traverso di fronte ai provvedimenti che servono nella lotta contro il terrorismo. È arcinota la vicenda del mandato d'arresto che l'ostruzionismo del ministro della Giustizia Castelli ha sinora impedito il recepimento della norma entrata in vigore il 1 gennaio scorso. La Camera, finalmente, esaminerà il provvedimento nella prima settimana dopo la pausa della Pasqua. Ieri il capogruppo del Ppe, Hans Poettering, ha criticato in aula il fatto che «ancora non è stato adottato il mandato» da parte di cinque Stati. Il governo italiano si distingue, inoltre, per la sua opposizione alla confisca dei beni per le organizzazioni terroriste e criminali. L'Italia, all'ultima riunione del Consiglio dei ministri, si è opposta accampando ragioni di natura costituzionale. Come al solito, è stato il ministro Castelli a rappresentare questa posizione sostenendo che anche altri paesi sono in disaccordo con il provvedimento. Secondo fonti
    del Consiglio, le uniche obiezioni, nell'ultima fase, risultano essere solo di parte italiana. La Germania, infatti, ha risolto i suoi problemi e dato il via libera.
    se.ser.

  9. #139
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    Le Br nella lista nera Ue.
    Castelli permettendo
    Il governo: lo chiederemo a Bruxelles.
    Ma il Guardasigilli blocca ogni cooperazione internazionale contro il terrorismo

    ROMA Il governo annuncia di voler inserire le Brigate rosse nella «lista nera» delle organizzazione terroristiche dell’Ue:
    al bando insieme ad Hamas, alla Jihad, al Pkk curdo, all’iraniano Mec, oltre che ai baschi dell’Eta e ai gruppi militanti irlandesi, sia cattolici che protestanti, che . E poi insieme alle organizzazioni
    greche (la misteriosa sigla 17 novembre, l’Ela), ai peruviano di Sendero Luminoso e ai colombiani dell’Auc.
    La richiesta porta la firma dei ministri Beppe Pisanu e Franco Frattini, che hanno elaborato una proposta che presenteranno
    in tempi brevi nelle competenti sedi dell’Unione e che ieri hanno
    preannunciato ai colleghi della Nato durante i lavori del Consiglio Atlantico.
    Sarebbe la prima volta che un’organizzazione terroristica italiana finisce nella griglia dei «nemici pubblici» riconosciuti dall’Unione europea.
    «L’iscrizione nelle liste comporta un obbligo di rafforzata
    cooperazione di polizia e giudiziaria tra gli Stati membri»
    spiegano i due ministri nell’illustrare l’iniziativa.
    E Frattini aggiunge:
    «In questo modo l’Unione potrà fare scattare le misure
    concordate al Consiglio europeo di Bruxelles: una forte collaborazione di intelligence, scambio di informazioni per la
    sicurezza, collaborazione tra le forze di polizia ed interventi di sostegno reciproco».

    L’intenzione dei due esponenti del governo però dovrà misurarsi con le condotte puntuali del ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli, che in sede europea continua a paralizzare la cooperazione internazionale contro il terrorismo.
    Il Guardasigilli infatti blocca l’entrata in vigore del mandato di arresto europeo e paralizza la ratifica della Convenzione europea per la cooperazione giudiziaria, il cui disegno di legge di «conversione» è bloccato in commissione dal giugno del 2002.
    Ma non basta. Castelli infatti mantiene il suo veto anche su altre questioni centrali per la lotta al terrorismo in ambito comunitario: impedisce l’adozione della decisione quadro sulla confisca dei
    beni appunto per i reati di terrorismo; dichiara di essere contrario all’adozione del mandato europeo di consegna delle prove; non ratifica la decisione quadro sulle squadre investigative comuni che
    doveva essere approvata entro il gennaio 2003; snatura il ruolo del procuratore europeo che, secondo le intenzioni del governo italiano, dovrebbe avere competenze limitate e dovrebbe essere nominato all’unanimità - e quindi con maggior difficoltà - e non a maggioranza qualificata.
    «Abbiamo bisogno dell’Unione - ha comunque concluso speranzoso Frattini - per sconfiggere definitivamente le Br.
    Le Brigate rosse hanno insanguinato il nostro paese, anche di recente».

    Lotta al terrorismo, dunque, e concerto europeo.


    Castelli permettendo.

  10. #140
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    Predefinito Mafia?

    La commissario dell’Antimafia contro Cuffaro commenta:
    «Mentre il procuratore aggiunto Palma leggeva brani delle intercettazioni tra Lo Giudice e il boss Di Caro ho creduto di sentirmi male»

    Napoli, An:
    «Se Casini ha a cuore la questione morale in Sicilia, parli»


    Sandra Amurri
    ROMA “Cuffaro deve dimettersi”, dichiara il vicepresidente della Commissione Antimafia Angela Napoli di An al termine dell’audizione del Procuratore Grasso e dei suoi Aggiunti. Segue lo sdegno del suo collega di partito, il Presidente dell’Ars Lo Porto. LaNapoli, dopo aver ascoltato Cuffaro, conferma e rafforza e precisa di aver parlato a titolo personale come le chiedono i vertici del partito. Poi rincara la dose su una questione, quella morale, che definisce “imprescindibile dalla politica”.

    Cuffaro ha detto che la sua “questione morale” è diversa dalla sua...
    “Ne sono certa. Io, infatti, non posso vantarmi, come fa lui, di frequentare sorvegliati speciali o di essere amica di gente che si trova in galera. In carcere io certi politici contribuisco a mandarceli, come nel caso dell’ormai defunto democristiano Ciccio Macrì, a capo della città di Taurianova negli anni in cui si facevano volare in aria le teste tagliate per poi colpirle a colpi di kalasnichov.”.

    Cuffaro, a Lo Porto corso a Palazzo d’Orleans dopo la sua dichiarazione, ha chiesto: ma chi è questa Napoli? E al termine dell’incontro ha dettol caso è chiuso, la Napoli è stata isolata...
    ” Se Cuffaro si sente così forte è perché sa che verrà candidato alle europee e questo vuol dire che la più volte invocata da Casini “moralizzazione della politica” esiste a parole. Mi piacerebbe che dimostrasse con i fatti di avere a cuore la questione morale, ad esempio, nella scelta dei candidati, in tal caso saprebbe di avermi dalla sua parte. Ai miei che hanno consentito di far affermare a Cuffaro che sono isolata dico che sono caduti in un tranello. Perché mentre potrei capire di essere rimasta isolata sulla richiesta di dimissioni non sono affatto convinta che resterei isolata sulla questione morale come testimoniano telefonate e messaggi che mi arrivano: finalmente è arrivata una persona del nostro partito per dire ciò che vorremmo ascoltare dai nostri eletti siciliani”.

    Non proverà imbarazzo a fare la campagna elettorale con Cuffaro?
    [I][B]“Io la farò per An, per fortuna c’è il sistema proporzionale”.

    Ma Cuffaro le ha detto: ognuno guardi in casa propria.
    ”Io in casa mia guardo più di quanto possa immaginare”.

    Da cosa è nata la sua posizione, così ferma?
    ”Mentre il procuratore aggiunto Palma leggeva brani delle intercettazioni tra Lo Giudice e il boss Di Caro ho creduto di sentirmi male. Sentir definire i poliziotti “sbirri” “figli di cane” che sarebbe meglio “cogliere a pezzi a pezzi” per strada da un politico c’è da rabbrividire. E devo dire che l’audizione di Cuffaro, che ho seguito con attenzione religiosa, non è stata più rassicurante. Come può esserlo ascoltare un Presidente vantarsi di frequentare un sorvegliato speciale? Ho proposto la legge per vietare la campagna elettorale ai sorvegliati speciali”.

    Dopo aver rifiutato l’invito di Lo Porto a pranzo è guerra aperta...
    ”E come ci sarei potuta andare anche dopo aver letto le parole di un componente dell’antimafia regionale di maggioranza, credo si chiami Fleres che ha detto: con Centaro, Vendola, Lumia e naturalmente con me pranzerò quando potremo parlare di vini ma non di antimafia? Voglio sperare che i miei colleghi di partito siano in buona fede e che certe posizioni siano frutto della campagna elettorale a ridosso che, a causa dei mille problemi che affliggono la coalizione, sarà complessa”.

    Le posizioni dei commissari di centro- destra però sono state dure.
    “Cuffaro è stato sostanzialmente difeso solo dai suoi compagni di partito perché Vizzini è di Fi ma proviene dalla Dc e Cirami è dell’Udc”.


    Bobbio però è di An
    ”Bobbio ha mediato, da magistrato certe cose le capisce,ma..."

    E Nania, anche lui ha un’idea diversa della questione morale?
    ”La questione morale non riguarda solo i rapporti politica-mafia ma è innanzitutto rispetto delle regole. Regole che vanno rispettate sempre, e ancor più, se è possibile, quando si siede sugli scranni del Parlamento”.

    Allora c’è da sbiancare di fronte ad un Taormina all’antimafia difensore dei mafiosi o di un Mormino, indagato, difensore dei mafiosi e vicepresidente della Commissione giustizia?
    ”Mi piacerebbe che prevalesse in ciascuno di noi le ragioni della moralità, ma si tratta di scelte personali. La sensibilità individuale e il rispetto verso le istituzioni dovrebbero dettare le ragioni di opportunità.
    Sarebbe triste che provenissero da imposizioni legislative o normative”.


    Un’ultima domanda. Cosa pensa un’ ex insegnante e relatrice di maggioranza della riforma Moratti?
    “Passo”.

 

 
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