Sull'alleanza tra una ventina di paesi poveri, che a Cancun è stata protagonista assoluta, si può leggere:
http://web.vita.it/comunicati/index.php3?COMID=760
Guarda che chi se l'è preso in culo sono proprio i paesi poveri.
Ma gli idioti han fatto festa. Che tristezza.
Ricordo che il rischio di Cancun era la privatizzazione dei beni fondamentali, pure dell’acqua! Per questo c’è chi a festeggiato. Questa è la mezza vittoria. Il mantenimento del dumping da parte dei paesi forti è per noi, invece, una sconfitta.
La nostra battaglia per dare a tutti una vita dignitosa continua, disponibili al dibattito, all’approfondimento ed all’autocritica, perché sappiamo distinguere tra il fine e i mezzi.
Questa è la differenza tra noi ed i liberisti ideologici, che fanno finta di non vedere che le economie dei paesi poveri e i lavoratori hanno bisogno di protezioni per resistere alla concorrenza globale.
Entrando nel merito, credo che il commercio mondiale debba essere regolamentato da un organismo dipendente dall’Onu, riformata nel senso di un “parlamento dei popoli”. Questo nuovo organismo dovrebbe tener conto del commercio anche nelle sue ripercussioni politiche e sociali. L’avvicendamento a questo obiettivo deve essere graduale , perché, ai fini di un ordine pacifico, non si possono escludere di punto in bianco tutte le dittature. Devono esserci rappresentanti eletti direttamente dal popolo e consulenze dalle ong che si battono seriamente contro la povertà.
Mi rendo conto che queste idee sono solo abbozzate e, forse, almeno in parte, utopistiche. Ma partano dalla considerazione che l’attuale Wto, con il quale il vertice dei ministri del commercio dà le direttive e le applicazioni e le controversie sono gestite da funzionari con sede in Svizzera provenienti dal mondo delle multinazionali, non va bene.
Che ne pensate?
Da www.vita.it
Wto: Marelli, il fallimento non è una vittoria
di Redazione (redazione@vita.it)
15/09/2003
Non vediamo proprio di che esultare, dice Sergio Marelli direttore Focsiv
“Come Focsiv siamo stati in prima linea con la Campagna NO dumping a lottare per convincere l'Unione Europea e la presidenza di turno italiana ad affrontare concretamente l'eliminazione dei sussidi agricoli all'export che tanti danni provocano sul mercato dei Paesi poveri. Il Vertice dell'OMC di Cancun è fallito anche perché la UE non è stata disponibile a mettere nero su bianco date e cifre per la loro abolizione presentandosi con una riforma della Politica Agricola Comune assolutamente divergente dagli obiettivi riguardanti il dimezzamento della povertà fissati dall'Onu. Il fallimento del Vertice, però, non ci fa esultare. Non vediamo proprio di che esultare”.
L' l'amaro commento di Sergio Marelli, direttore generale di Volontari nel mondo – FOCSIV (la Federazione di 57 Ong di volontariato internazionale promotrice della Campagna NO dumping, insieme al settimanale Vita) di ritorno da Cancun. "Quando uomini e governi dialogano e non si mettono d'accordo è una sconfitta per tutti. E' un nulla di fatto che lascia i ricchi, ricchi e i poveri, poveri".
"E' ovvio – prosegue Marelli – c'è la soddisfazione di aver constatato il rafforzamento politico, oltre che economico, di Paesi che una volta assistevano impotenti alle decisioni di USA e UE. A Cancun ha preso forma una nuova geografia del potere dalla quale non si potrà prescindere in futuro. Ma resta il fatto che il naufragio del Vertice apre il cammino a colloqui e accordi bilaterali a mio avviso pericolosissimi. Per questo, nonostante lo smacco subito, l'OMC merita comunque di vivere giacché è meglio un sistema di regole piuttosto che un capitalismo selvaggio su scala planetaria. Piuttosto, l'OMC va rapidamente riformata perché ha nel suo meccanismo un evidente deficit di democrazia, a partire da quella rappresentativa".
Infine, Marelli ha parole piuttosto dure nei confronti del Governo italiano: "Il Vertice è fallito e i nostri rappresentanti a Cancun sembrano non essersene accorti. Mi chiedo se l'Italia sia venuta in Messico solo per difendere i marchi di pecorino, prosciutto e gorgonzola".
Mani Tese: a Cancun è vittoria dei paesi del Sud del mondo
di Redazione (redazione@vita.it)
15/09/2003
Dichiarazione di Mani Tese
Mani Tese esprime grande soddisfazione per la conclusione del vertice OMC di Cancun. Un vertice che iniziato con la strumentalizzazione dello sviluppo si conclude proprio per l'opposizione dei paesi del sud del mondo. Si tratta di un evento importante che supera la sconfitta di Seattle in cui il fallimento, pur determinato in parte dal sud del mondo, non aveva avuto una cosi' chiara connotazione politica. Due soggetti nuovi hanno avuto il coraggio di presentare con forza e professionalita' le loro istanze: il cosiddetto gruppo dei 22 e i paesi di Africa Caraibi e Pacifico. Entrambi hanno lavorato in sinergia con le ONG di tutto il mondo che da "Our world is not for sale" (di cui Manitese fa parte) a Friends of the earth, da Action Aid a Third World Network ad OXFAM hanno seguito con costanza tutto il vertice. Il movimento che a Seattle era fuori dai palazzi vi e' entrato dentro ed a contribuito a questa vittoria. Ora anche per i famigerati GATS la strada e' piu' in salita: il testo bocciato prevedeva infatti la loro accelerazione con la possibilita' di liberalizzazione in tutti i settori dei servizi.
Una buona notizia per La Campagna "Global March against Child Labor" e tutti coloro che si battono per il diritto all'istruzione.
Sulla bozza, proposta e non approvata. Dedicato specialmente ad ARI
Azione Aiuto - Cancun: 6 passi indietro rispetto a Doha
di Azione Aiuto (chiarag@azioneaiuto.it)
14/09/2003
La bozza finale della dichiarazione di Cancun riflette ancora una volta gli interessi americani ed europei. Un passo indietro rispetto all'Agenda di Doha.
Cancun 14 settembre 2003 - La bozza finale della dichiarazione di Cancun riflette ancora una volta gli interessi americani ed europei. Rappresenta un passo indietro rispetto agli accordi che il WTO stesso aveva preso con l'Agenda di Doha nel 2001.
'Negli ultimi giorni avevamo avuto l'impressione che gli equilibri di potere si fossero spostati, qui a Cancun - dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di Azione Aiuto - la coalizione formatasi intorno a Brasile, Cina e India aveva minacciato la supremazia di Europa e Stati Uniti. Questa bozza invece, se adottata, non farà che ripristinare gli equilibri precedenti, aumentando il numero di persone che vivono in povertà.'
Secondo Azione Aiuto la dichiarazione proposta ieri 'tradisce' l'Agenda di Doha. Difatti:
· viene estesa la 'Peace clause', che avrebbe dovuto scadere a fine 2003. Questa clausola consente ai membri del WTO di non rispettare l'accordo anti-dumping in materia di agricoltura: l'Europa e gli Usa potranno così continuare ad erogare i loro sussidi
· non vi è un chiaro impegno all'eliminazione dei sussidi all'export: a Doha era stata concordata la loro eliminazione
· non vi è riduzione sostanziale dei sussidi contenuti nella cosiddetta Blue Box
· vengono aperti i negoziati su tre delle quattro New Issues, a dispetto della forte opposizione di molti paesi
· non viene agevolato un maggiore accesso ai mercati del nord per i paesi in via di sviluppo
· non vi sono significative riduzioni delle tariffe per quei prodotti che sono fondamentali per la sopravvivenza di milioni di poveri nel mondo
Basterebbe che la CE e gli USA imponessero il rispetto di norme etiche a tutte le aziende che producono articoli commercializzati nei loro paesi.Originally posted by Franzele
Ricordo che il rischio di Cancun era la privatizzazione dei beni fondamentali, pure dell’acqua! Per questo c’è chi a festeggiato. Questa è la mezza vittoria. Il mantenimento del dumping da parte dei paesi forti è per noi, invece, una sconfitta.
La nostra battaglia per dare a tutti una vita dignitosa continua, disponibili al dibattito, all’approfondimento ed all’autocritica, perché sappiamo distinguere tra il fine e i mezzi.
Questa è la differenza tra noi ed i liberisti ideologici, che fanno finta di non vedere che le economie dei paesi poveri e i lavoratori hanno bisogno di protezioni per resistere alla concorrenza globale.
Entrando nel merito, credo che il commercio mondiale debba essere regolamentato da un organismo dipendente dall’Onu, riformata nel senso di un “parlamento dei popoli”. Questo nuovo organismo dovrebbe tener conto del commercio anche nelle sue ripercussioni politiche e sociali. L’avvicendamento a questo obiettivo deve essere graduale , perché, ai fini di un ordine pacifico, non si possono escludere di punto in bianco tutte le dittature. Devono esserci rappresentanti eletti direttamente dal popolo e consulenze dalle ong che si battono seriamente contro la povertà.
Mi rendo conto che queste idee sono solo abbozzate e, forse, almeno in parte, utopistiche. Ma partano dalla considerazione che l’attuale Wto, con il quale il vertice dei ministri del commercio dà le direttive e le applicazioni e le controversie sono gestite da funzionari con sede in Svizzera provenienti dal mondo delle multinazionali, non va bene.
Che ne pensate?
Se per poter vendere un articolo nella CE o negli USA si deve dimostrare che:
- i propri dipendenti ricevono uno stipendio adeguato stabilito attraverso precisi parametri
- l’ambiente di lavoro rispetta norme di sicurezza e di salute standard
- l’orario di lavoro rientri in precisi parametri e così pure straordinari, turni e riposi
- siano posti precisi vincoli sull’età minima dei lavoratori
- siano previste tutele sulla maternità e sulle condizioni di salute dei dipendenti
- siano previste delle tutele su eventuali condizioni di malattia del dipendente
- ecc.
Insomma delle norme ISO per la commercializzazione e la produzione dei prodotti importati che vadano oltre i semplici aspetti tecnici ed organizzativi. Documentazioni in lingua inglese consultabili da internet e rilevabili direttamente come già avviene nelle aziende a norme ISO.
Questo costringerebbe chi produce in quei paesi a rendere le condizioni di vita di chi lavora in questi paesi più vicina a standard occidentali e contemporaneamente dissuaderebbe chi esporta produzioni dai paesi occidentali a quei paesi ove è possibile lo sfruttamento di mano d’opera a basso costo e a pessime condizioni.
Riequilibrerebbe il mercato restituendo lavoro nei paesi occidentali e concederebbe migliori condizioni di vita negli altri.
Sarebbe nell’interesse non solo dei lavoratori di quei paesi e dei paesi occidentali ma nei confronti dell’economia mondiale ricreando posti di lavoro nei paesi consumatori e trasformando i lavoratori del terzo mondo in nuovi consumatori mondiali, non più costretti a lavorare solo per sopravvivere.
Gli unici che ci rimetterebbero sarebbero solo gli agenti di commercio che nel passaggio della produzione dall’uno all’altro paese hanno guadagnato allegramente sfruttando masse di affamati dandogli il minimo per sopravvivere e togliendo lavoro nei paesi occidentali e quindi riducendone consumi, PIL, entrate erariali, crescita industriale, investimenti!
Originally posted by il Pasquino
Basterebbe che la CE e gli USA imponessero il rispetto di norme etiche a tutte le aziende che producono articoli commercializzati nei loro paesi.
Se per poter vendere un articolo nella CE o negli USA si deve dimostrare che:
- i propri dipendenti ricevono uno stipendio adeguato stabilito attraverso precisi parametri
- l’ambiente di lavoro rispetta norme di sicurezza e di salute standard
- l’orario di lavoro rientri in precisi parametri e così pure straordinari, turni e riposi
- siano posti precisi vincoli sull’età minima dei lavoratori
- siano previste tutele sulla maternità e sulle condizioni di salute dei dipendenti
- siano previste delle tutele su eventuali condizioni di malattia del dipendente
- ecc.
Insomma delle norme ISO per la commercializzazione e la produzione dei prodotti importati che vadano oltre i semplici aspetti tecnici ed organizzativi. Documentazioni in lingua inglese consultabili da internet e rilevabili direttamente come già avviene nelle aziende a norme ISO.
Questo costringerebbe chi produce in quei paesi a rendere le condizioni di vita di chi lavora in questi paesi più vicina a standard occidentali e contemporaneamente dissuaderebbe chi esporta produzioni dai paesi occidentali a quei paesi ove è possibile lo sfruttamento di mano d’opera a basso costo e a pessime condizioni.
Riequilibrerebbe il mercato restituendo lavoro nei paesi occidentali e concederebbe migliori condizioni di vita negli altri.
Sarebbe nell’interesse non solo dei lavoratori di quei paesi e dei paesi occidentali ma nei confronti dell’economia mondiale ricreando posti di lavoro nei paesi consumatori e trasformando i lavoratori del terzo mondo in nuovi consumatori mondiali, non più costretti a lavorare solo per sopravvivere.
Gli unici che ci rimetterebbero sarebbero solo gli agenti di commercio che nel passaggio della produzione dall’uno all’altro paese hanno guadagnato allegramente sfruttando masse di affamati dandogli il minimo per sopravvivere e togliendo lavoro nei paesi occidentali e quindi riducendone consumi, PIL, entrate erariali, crescita industriale, investimenti!
Pretendere questo da un paese capitalista oggi è come chiedere a un "pappone" di "emancipare" le prostitute che sfrutta.
Se non prenderanno decisioni del genere presto, ci ritroveremo, quando il debito USA si dovrà fermare, ad una recessione TERRIFICANTE!Originally posted by Capitano Nemo
Pretendere questo da un paese capitalista oggi è come chiedere a un "pappone" di "emancipare" le prostitute che sfrutta.
Ottima idea, Pasquino. Semplice e chiara. Se fosse realizzata sarebbe un progresso enorme. Perciò andrebbe pubblicizzata. E’ chiaro che le lobby contrarie non mancherebbero, ma se l’opinione pubblica la facesse sua, che argomentazioni contrarie potrebbero portare? Grazie all’informazione dell’opinione pubblica si è infatti strappato qualche risultato su ogm, brevetti dei farmaci salvavita, debito estero dei paesi poveri. Non essere così pessimista, Capitano Nemo
Saluti
Franzele