La storia e i personaggi
Sede della Pieve
Il castellaro posto sul monte Vigo fa risalire l’origine di Framura alle popolazioni liguri antiche, così come i vari insediamenti sparsi tradizionalmente sul territorio. La prima fonte scritta risale al 1128, quando si ricordano le relazioni mercantili degli abitanti di Costa (una delle frazioni) con Genova. Posta sotto il dominio dei signori Da Passano, nel 1285 passò definitivamente sotto la Repubblica di Genova. Quando venne istituita sede di podesteria, con il centro nel villaggio di Costa, venne unita a quella di Moneglia nel 1680 e sotto la tutela del capitanato di Levanto.
Con la dominazione napoleonica la giurisdizione fu smembrata, Castagnola passò nel cantone di Deiva, il resto del territorio nell’area del cantone di Montaretto di Bonassola. Framura fu sede pievana con l’edificio dedicato a San Martino; all’origine era tra la potestà ecclesiastica della diocesi di Luni, venne poi sottomessa a Genova nel 1143, mentre le cappelle di Mezzema e Passano, ubicate nel piviere, passarono al Comitato Genovese nel 1153. Si trovò così ad essere l’ultima pieve ad oriente dell’arcidiocesi di Genova, confinante con quella di Luni.
Tre mariti per una vedova
Un’opera di Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino, la Madonna del Rosario con i santi Domenico e Carlo Borromeo attorniata dai quindici Misteri, è ancora oggi conservata nella parrocchiale di San Martino. Quest’opera, con molta probabilità, non gli venne commissionata dal pievano ma dalla famiglia Zino che aveva il giuspatronato della cappella della Vergine, oggi dedicata alla Madonna di Lourdes. Una sorella del Cappuccino, Ginetta, viveva a Framura, avendo sposato attorno al 1615, già vedova, Onofrio Zino che non godeva di ottima reputazione: sarà ucciso nel 1631.
La presenza di Bernardo Strozzi a Framura è documentata in vari atti notarili. Il Cappuccino investì il ricavato di parte del suo lavoro in terreni, acquistandoli dai Da Passano, dai Grancelli, dai Lagomarsino e dalla stessa famiglia Zino. Il prete - pittore è quindi ricco, compera e affitta terreni, spesso amministrati dal cognato. Alla morte di Onofrio Zino la moglie si risposa con Giuseppe Callo, un collaboratore dello Strozzi, del quale conosciamo una tela eseguita per la chiesa di Valletti: Maria col Bambino, San Vincenzo Ferretti, San Giuseppe. L’impostazione del quadro della Madonna del Rosario è tipicamente cinquecentesca.
I Misteri del Rosario circondano una dolcissima Madonna dal viso di giovinetta che tiene sulle gambe il figlio che nasconde un piedino tra le pieghe della veste della Vergine, mentre San Carlo, reggendo un ricco pastorale, guarda i fedeli in preghiera, forse i committenti dell’opera, gli Zino, appunto proprietari della cappella. Il dipinto, a metà Ottocento, venne ridotto per essere adattato all’altare di un’altra cappella. Pochi anni fa è stato ritrovato il bozzetto dal quale si e vince quanto il dipinto di Bernardo Strozzi sia stato sacrificato.