Pagina 3 di 18 PrimaPrima ... 23413 ... UltimaUltima
Risultati da 21 a 30 di 171

Discussione: Douce france

  1. #21
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Lettera dell'ex Capo dello Stato dopo la vittoria di Le Pen e l'editoriale di Spinelli "La Stampa" del 27/4/2002

    Europa, serve vera unione politica

    Caro Direttore, ho letto l´articolo di Giorgio La Malfa "Il peccato di Delors", pubblicato sul numero del 25 aprile del Suo giornale, in risposta all´editoriale di Barbara Spinelli, con grande sollievo, come quando in una torrida giornata d´estate, assetati e storditi, si ha la possibilità di bere un bicchiere (meglio ancora nel cavo delle mani) di acqua fresca di roccia che sia solo acqua senza aggettivi, non imbottigliata né nel vetro né tantomeno nella plastica della retorica! Nessuno, anche per ascendenze paterne e per storia personale, politica e culturale, può dubitare che Giorgio La Malfa sia un democratico, o - come mi piace dire con un qual gusto di romanticismo rivoluzionario - un patriota repubblicano e un antico europeista. Ma oggi chi vuole che non abbiano il sopravvento perversi nazionalismi o sciovinismi nazionalistici non può pensare all´Europa come all´Europa pensarono i padri fondatori dell´ideale europeista antico da Schuman a Spaak e da De Gasperi a Spinelli. Non può guardarvi con l´ingenuo fervore di Carlo Azeglio Ciampi e con il meno ingenuo fervore di Romano Prodi. Noi europei ed europeisti abbiamo perduto due storiche occasioni per fare in tempi non lunghissimi un´Europa politica, per fare cioè della nostra vecchia Europa un nuovo soggetto politico: l´unione politico-militare prevista dal trattato Ced e la caduta del Muro di Berlino. Abbiamo respinto la politica dei piccoli passi in economia indicati da Monnet e abbiamo voluto realizzare una moneta unica che un giorno forse gli storici delle teorie monetarie diranno che non è stata una vera moneta perché non ha dietro di sé una sovranità propria né riserve d´oro e neanche un unico sistema produttivo, sì, neanche un unico sistema produttivo, perché questo sistema unico non può esistere in un insieme di economie governate per esempio con sistemi fiscali e giuridici differenti, per cui l´euro che è introdotto a Berlino nel sistema finanziario industriale, giunto ad Atene è un´altra cosa! E ci dimentichiamo che l´euro è stata la realizzazione, secondo schemi tecnocratici e astratti di uffici studi delle Banche (ormai non più!) Centrali, dell´accordo Mitterrand-Kohl per l´immediata realizzazione della paventata, proprio perché affrettata, riunificazione tedesca. Una riunificazione basata sulla rinuncia da parte della Germania al marco come moneta imperiale, per accelerare la realizzazione di una Germania unita. Il fatto è che prima che l´Europa monetaria si doveva fare l´Europa politica; ora il cammino dovrà essere più lungo, perché credo che nessuno, salvo Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi, pensi veramente che sia possibile in tempi brevi e medi realizzare un vero Stato federale europeo che governi da Tallinn alla Valletta, e temo che comincino a non crederci più, purtroppo forse neanche all´Europa com´è, anche gli europei. Non è solo il successo di Le Pen e la sconfitta di Jospin e praticamente di Chirac a denunziarlo ma anche, non dimentichiamocelo, il voto irlandese e danese. E per parlare del successo di Le Pen occorre dire che è il successo non del neofascismo o del neonazismo perché Le Pen non è né fascista né nazista, ma solo e soltanto uno sciovinista populista, per questo oggi più pericoloso, ancor più per l´eternità dello sciovinismo francese che ha radici vuoi nel laicismo della Rivoluzione francese, vuoi nell´integrismo dell´Action Française, vuoi nel fenomeno complesso e oscuro del regime di Vichy e i suoi europeisti da Céline a Drieu La Rochelle. Per questo la vittoria di Le Pen è pericolosa, perché è in realtà la vittoria di un europeismo tutto francese, o per meglio dire dell´antieuropeismo. Ricominciamo quindi il cammino europeista senza illusioni e fantasie, a piccoli passi, questa volta politici e istituzionali, che comincino a immettere nelle istituzioni europee più democrazia e più autentica rappresentanza nazionale. Perché l´Europa o sarà l´Europa di Cervantes, di Calderón de la Barca, di Shakespeare e di Chaucer, di Dante, Boccaccio e Manzoni, di Schiller, Hölderlin, Novalis e Goethe o non sarà!

    Con cordiali saluti
    Francesco Cossiga Presidente emerito della Repubblica

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    tratto dal sito web del
    http://www.pri.it
    Partito Repubblicano Italiano

  2. #22
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Le elezioni francesi e le riflessioni di D'Alema

    Mentre si avvicina il secondo turno delle presidenziali francesi - e i sondaggi ufficiosi registrano la crescita elettorale di Le Pen - merita una particolare e ulteriore riflessione l'intervista che il presidente dei Ds, Massimo D'Alema, ha rilasciato venerdì scorso al Corriere della Sera.

    Soffermandosi sulle cause della crisi, D'Alema invita la sinistra ad "andare oltre i confini del socialismo europeo che è rimasto chiuso nella sua tradizione" e quindi indica la stessa direzione politica di Tony Blair.

    D'altro canto il presidente dei Ds già cercò di imboccare a suo modo, quando era alla guida del governo, la stessa "terza via" di Blair. Noi vogliamo ricordare che in quel tentativo politico coraggioso egli trovò i repubblicani al suo fianco; e le ragioni che sono state alla base del suo fallimento politico, sono quelle che ci hanno condotti su un altro sentiero.

    Ed è certamente positivo che D'Alema ritenga ancora valida quella sua elaborazione di allora e la riproponga, dopo la sconfitta della sinistra in Francia, come occasione per rivedere il ruolo dell'intera sinistra europea, che oggi scricchiola sotto l'urto dell'onda lunga che dalla caduta del muro di Berlino si va propagando, a distanza di tempo, su tutta l'eredità socialista.

    Ma la riflessione non può fermarsi a mezza strada, non c'è più tempo e spazio per le parole d'ordine abusate o per le piccole furbizie tattiche.

    Per sconfiggere la deriva lepenista in Francia e ridare fiato alla sinistra serve un'analisi autentica e non propagandistica. Allora bisogna dire che non è vero, come D'Alema invece ha sostenuto sul Corriere, che dietro Le Pen c'è la Francia di Vichy.

    Le Pen ha fatto la resistenza contro i nazisti, prende i voti nelle zone popolari, contadine ed operaie delle periferie, si richiama alla Francia di Giovanna d'Arco. E' semmai più probabile che i sostenitori di Vichy votassero già da tempo per Mitterand e il suo partito.

    Contraddizioni di questo genere vanno affrontate con coraggio, se si vuole per davvero uscire dagli schemi triti del gauchismo. Quando arriva al dunque, D'Alema compie sempre un passo indietro rispetto a quello avanti che pur annuncia.

    Roma, 3 maggio 2002
    -----------------------------------------------------------------
    tratto dal sito web del
    http://www.pri.it
    Partito Repubblicano Italiano

  3. #23
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Sono rientrato questa mattina da Parigi dove ho passato una decina di giorni.
    Il clima parigino sul ballottaggio e' altissimo, anche se e' scontata la sconfitta di Le Pen e la affermazione di Chirac.

    I sondaggi danno un 20 a 80 le due posizioni.

    Volevo solo fare notare agli amici una cosa che mi ha molto colpito passeggiando sui vari boulevards della ville lumiere....ho visto "lordati" e "stracciati" quasi tutti i cartelloni "pro le Pen" e quasi interamente luccicanti e stirati a festa tutti quelli di Chirac, quasi a dimostrare una intolleranza e faziosita' che dovrebbe essere completamente estranea ad una sinistra veramente democratica ed alle forze centrali nel governo del Paese.

    Sono anche questi comportamenti che favoriscono l'incremento di voti della destra xenofoba e fascista francese e danneggiano altresi le forze moderate e riformiste portando il confronto politico verso lo "scontro" delle opposte fazioni di estrema destra e di estrema sinistra.

  4. #24
    Forumista senior
    Data Registrazione
    27 Oct 2009
    Messaggi
    2,580
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Ma chère France

    C'est vrai
    madame Tasca et sa ècole est dangereuse pour la France comme le Pen.
    Vive la France. Vive l'esprit Republicain.

  5. #25
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In Francia una partita ancora aperta

    Archiviato il caso Le Pen con il plebiscito che ha rieletto Jacques Chirac alla presidenza della Repubblica, il governo presidenziale guidato da Jean-Pierre Raffarin è dinanzi alla sfida di evitare una quarta coabitazione dopo le elezioni legislative del 6 e 19 giugno.

    Una scommessa non facile per un esecutivo destinato a durare solo una quarantina di giorni, ma che ha l'ambizione di una lunga durata se riuscisse ad imporre una certa credibilità nell'impegno di ristabilire l'autorità dello Stato sul terreno della sicurezza e di essere accettato dall'opinione pubblica come valido garante del dialogo sociale.

    Ma l'obiettivo cardine di Chirac e del suo governo è di far coincidere la maggioranza presidenziale con quella parlamentare, recuperando quella larga fascia di elettorato che ha votato per l'estrema destra (cinque milioni e mezzo di francesi).

    Certo, la sterzata a sinistra del Partito socialista sui temi dell'economia chiarisce lo spartiacque bipolare fra sinistra e destra moderata e favorisce sul tema della sicurezza il recupero del voto lepenista.

    L'abbandono della linea liberale e centrista che vede l'emarginazione di Laurent Fabrius e Dominique Strauss-Kahn, regala a Chirac una fascia consistente di elettorato di centro-sinistra di stampo europeo che difficilmente è pronto a seguire le suggestioni di Martine Aubry, la madrina delle 35 ore, nella chiusura di tutti i tentativi di deregolamentazione dei servizi pubblici. Una chiusura che è in netto contrasto con le direttive dell'Unione Europea.

    L'altra carta vincente giocata da Chirac per battere la sinistra sul terreno della modernità sta in alcuni dicasteri-chiave del nuovo esecutivo: gli interni, l'istruzione, l'economia. Quest'ultimo è stato affidato al magnate della siderurgia, François Mer, l'uomo che ha salvato l'acciaio francese dal fallimento.

    Con la svolta a sinistra, il Partito socialista attua in politica la metafora della coperta del soldato: se ci si copre la testa, si scoprono i piedi, e viceversa. Se nelle presidenziali è stato penalizzato sottovalutando l'effetto Le Pen, nelle legislative, per correre dietro alla sinistra alternativa, rischia di perdere quell'elettorato moderato che ha creduto nel programma di centro di Lionel Jospin. Un elettorato che nelle democrazie maggioritarie fa la differenza fra le due coalizioni.

    La scommessa di Chirac, volta ad evitare un nuova coabitazione a inizio di mandato presidenziale, che lo farebbe sovrano senza poteri, punta proprio sulla carta di questa differenza. Se vince avrà salvato lo spirito golliano della Quinta Repubblica.

    Roma, 10 maggio 2002
    -------------------------------------------------------
    tratto dal sito web del
    http://www.pri.it
    Partito Repubblicano Italiano

  6. #26
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    La paura dell'immigrazione e i risultati elettorali europei

    La sconfitta dei laburisti, che in Olanda scendono da 45 a 23 seggi, sui 150 del Parlamento dell'Aja, è la metafora di quel vento di destra che soffia impetuoso nei cieli d'Europa. I 26 seggi conquistati dalla destra populista della Lista Pim Fortuyn (un partito creato da tre mesi) sono l'altro segno speculare di quell'onda sismica che in Europa continua a frantumare la linea Maginot della sinistra, da Roma a Copenaghen, da Lisbona a Parigi, e certamente a Dublino, dove nel voto di domani il partito di centro-destra Fianna Fail punta a conquistare la maggioranza assoluta dei 166 seggi del Dal, il Parlamento irlandese.

    C'è un denominatore comune in questa ventata che porta la destra, nelle sue diverse connotazioni, da quella liberale a quella radicale, venata di xenofobia e di nazionalismo, a mietere consensi nel Vecchio Continente: e si chiama paura dell'immigrazione.

    Un tema che la sinistra, anche la più moderata, come quella olandese, ha pervicacemente sottovalutato, pur ottenendo in otto anni di governo indubbi risultati economici senza contraccolpi sociali.

    Un dirigente della Confindustria olandese, Roelf Van der Koij, spiega che il fenomeno Pim (il nome del tribuno populista assassinato il 6 maggio) va direttamente collegato con la stanchezza per un sistema che ha privilegiato i bilanci pubblici e privati trascurando gli effetti sulla società che una politica di apertura totale all'immigrazione ha provocato.

    La non integrazione delle nuove ondate di immigrati, aggiunta ai ricongiungimenti familiari che hanno importato nuova povertà, ha costituito, e costituisce, la paura, non solo in Olanda, di quegli strati sociali più svantaggiati, un tempo serbatoio elettorale privilegiato della sinistra.

    Un tema, questo, che uno studioso italiano come Luca Ridolfi, definisce "frattura etica", una frattura che non è "sociale", ma "culturale", e che la sinistra non ha saputo cogliere nella sua portata, in quanto aperta al multiculturalismo, alla mescolanza culturale, alla "contaminazione", all'ibridazione delle culture e degli stili di vita.

    E se in Francia e in Olanda questa sottovalutazione del fenomeno immigrazione da parte della sinistra produce i Jean Marie Le Pen e i Pim Fortuyn (che non sono la stessa cosa), sarebbe forse il momento di chiedersi fino a quando la sinistra europea (non certo quella di Tony Blair) continuerà a regalare alla destra un tema che la fa vincente.

    Roma, 16 maggio 2002

    -----------------------------

    tratto dal sito web del
    http://www.pri.it
    Partito Repubblicano Italiano
    ----------------------------

  7. #27
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Immigrazione e misura sulle impronte digitali: una polemica astratta

    Il governo sta cercando una soluzione, a nostro giudizio equilibrata, al problema dell'immigrazione clandestina, considerando per un verso che nessuno vuole umiliare gli immigrati e per un altro verso che di sanatorie in Italia ve ne sono state troppe e troppo indiscriminatamente.

    Trattare il tema dell'immigrazione in termini demagogici, o ancor peggio ideologici, aggrava soltanto il problema: un problema delicatissimo anche per il ruolo che devono esercitare l'Europa e l'Italia nei confronti delle popolazioni del terzo mondo (e dell'Est europeo).

    E' chiaro allora che la misura sulle impronte potrà anche assumere contorni sgradevoli (benchè le tecnologie oggi in uso non comportano mortificazione alcuna); ma si tratta di assicurare uno strumento indispensabile all'accertamento dell'identità, senza il quale è pressocchè impossibile contrastare l'immigrazione clandestina.

    Le stesse necessità dell'industria, che ha bisogno di una manodopera difficile da reperire nel nostro paese, dovrebbero suggerire una politica di contingentamento degli accessi e dei visti e non certo autorizzare una politica di accoglienza indiscriminata. Quindi certe polemiche di questi giorni, che hanno accusato con troppa faciloneria forze della maggioranza di xenofobia, razzismo e non sappiamo che altro, sono determinate in fondo dalla frustrazione per non aver mai saputo affrontare questa questione a tempo debito, ai tempi della legge Martelli per esempio. E' lì che sono iniziate le prime falle della politica immigratoria del nostro Paese, poi allargate dalla legge Napolitano-Jervolino.

    L'ipotesi di severità alla quale il centrodestra sta lavorando non va dunque abbandonata, sempre badando a non dimenticare il valore ed il rispetto della persona. Tra l'altro notiamo che anche la Gran Bretagna del laburista Blair si sta attrezzando per norme maggiormente rigorose in proposito e che persino il mondo della Chiesa, che pure ha sempre difeso i diritti all'accoglienza, comincia ad avere ora qualche ripensamento.

    Roma, 31 maggio 2002

    ---------------------------------------------------------
    tratto dal sito web
    http://www.pri.it

  8. #28
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Ad una settimana dalle elezioni per l’Assemblea Nazionale il superpartito del presidente pare avviato al successo
    Francia, centro-destra favorito nei sondaggi

    PARIGI

    Dopo il terremoto Le Pen alle presidenziali la vergogna dei «Bleus» sconfitti dal Senegal al Mundial: per i francesi è un momentaccio. E, come se non bastasse, ecco all’orizzonte un’altra dura prova. Tra una settimana i transalpini ritornano alle urne, per la scelta dei 577 deputati dell’Assemblea Nazionale. In coro i sondaggi danno per vincente l’Ump (Unione per la Maggioranza Presidenziale), il superpartito di centro-destra creato dal presidente Jacques Chirac, ma i politologi invitano alla cautela. Troppo fresco il flop degli istituti demoscopici, che nemmeno avevano immaginato la presenza del capofila della destra estrema Le Pen al ballottaggio del 5 maggio per l’Eliseo. Il leader del Fronte Nazionale non si presenta di persona alle legislative del 9 e 16 giugno, ma tramite i suoi 566 candidati (compresa la figlia prediletta, Marine, una biondona di 34 anni in lizza nella zona di Calais) minaccia sconquasso. Dalla sua capacità di aggregare la protesta dipenderà in buona misura se in Francia nei prossimi anni sarà al governo il centro-destra o la sinistra. In teoria le premesse per un bis della scossa sismica registrata al primo turno delle presidenziali, il 21 aprile, ci sono: dopo il «sussulto repubblicano» che al ballottaggio ha stoppato il «superfascista» Le Pen, i 41 milioni di francesi chiamati alle urne arrancano verso i seggi tra paurosi sbadigli. Sono molto più in angoscia per l’azzoppamento di Zizou Zidane, il fuoriclasse del pallone, e si trovano ancora una volta davanti ad una babelica, pittoresca, disorientante pletora di candidati. In 8.455 sgomitano per le 577 poltrone in palio per l’Assemblea Nazionale di Parigi. I partiti in gara con oltre 50 candidati sono saliti al numero record di trentadue, nove in più rispetto alle legislative del 1997, e il boom si spiega in parte con gli allettanti meccanismi del finanziamento pubblico. Le Pen potrebbe approfittare di tanta dispersiva abbondanza e portare al secondo turno delle legislative (il 16 giugno) oltre 300 candidati, imponendo un po’ ovunque ballottaggi triangolari, a scapito del campo Chirac che ha escluso la possibilità di desistenze con l’estrema destra. Il sistema elettorale francese per le legislative ha infatti una peculiarità: passano al secondo turno i candidati che al primo ottengano il voto di almeno il 12,5% degli elettori iscritti nella circoscrizione. Se Le Pen trasferirà ai suoi candidati i consensi piovuti su di lui alle presidenziali farà bingo: il 16 giugno, la domenica del secondo turno, ci saranno centinaia di sfide a tre tra Fronte Nazionale, Ump e gauche «parlamentare». Paradosso dei paradossi, l’uomo che giudica i lager nazisti dell’Olocausto un dettaglio minore nella storia della seconda guerra mondiale potrebbe propiziare una vittoria della sinistra, anche se questo scenario sembra al momento piuttosto improbabile perchè l’Ump va molto forte nei sondaggi e gli fa da traino il governo con a capo Jean-Pierre Raffarin installato da Chirac subito dopo il suo trionfo del 5 maggio. Modesto, sgraziato nelle fattezze e nei modi, il «provinciale» Raffarin (finora presidente della Regione Poitou-Charente) si è rivelato un asso nella manica. Piace. Ed è partito in quarta, con iniziative per il taglio delle tasse, il rilancio dell’economia, la lotta alla criminalità. Altro asso nella manica del gollista Chirac: i francesi non vogliono più saperne di coabitazione tra un presidente di un colore e un governo di colore opposto, come è successo negli ultimi cinque anni con il socialista Lionel Jospin premier. Senza più un leader dopo il ritiro a vita privata di Jospin, uscito con le ossa rotte dal primo turno delle presidenziali, la gauche se la passa in effetti molto male: i socialisti guidati dal segretario del partito, Fran çois Hollande, hanno sterzato a sinistra (promettono un alt alle privatizzazioni e un aumento della paga minima) ma non si fanno illusione e hanno rinviato al dopo-elezioni il necessario chiarimento interno. Ancora peggio i comunisti del Pcf: forse nella prossima Assemblea Nazionale non avranno nemmeno i 20 deputati necessari per la formazione di un proprio gruppo parlamentare. I quattro partiti della coalizione Jospin (socialisti, comunisti, radicali e verdi) hanno raggiunto a mala pena un accordo per 170 «candidati di unione» in altrettante circoscrizioni dove rischiano la Caporetto già al primo turno dalla falange Le Pen, ma di intese su un comune programma di governo nemmeno a parlarne. Non si sono nemmeno ricompattati con il socialista dissidente Jean-Pierre Chevenement e rimane incombente il pericolo dei tre partiti trotzkisti di sinistra estrema che al primo turno delle presidenziali hanno incassato oltre il 10% del voto.

  9. #29
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito tratto da LA STAMPA dell'8 giugno 2002

    DOPO LE POLEMICHE SUSCITATE CONTRO DI LEI DA «LE MONDE», DEFINITE «UN VIGLIACCO INSULTO RAZZISTA»
    Oriana Fallaci attacca gli intellettuali francesi
    «Il popolo non vi ascolta, non mi ingiuria, non mi diffama, non mi denigra e mi legge»

    PER la terza volta da settembre a oggi, dopo «La rabbia e l´orgoglio» e un lungo articolo contro l´antisemitismo riaffiorante in Europa, Oriana Fallaci sceglie la polemica diretta. Indignata per quello che definisce «un vigliacco insulto razzista», cioè le polemiche suscitate contro di lei da «Le Monde» e dalla «Lega contro il razzismo e l´antisemitismo», se la prende - in un articolo che compare oggi sul «Corriere della Sera», anticipato ieri dal Tg5 - con i forti e temuti intellettuali francesi. Usa l´ironia, cominciando con un paragone storico: parla di un gruppo di pressione politica che in Francia, alla fine del Settecento, venne ribattezzato spregiativamente i Moscardini.

    «I Moscardini - scrive la Fallaci - erano tipi eleganti, leziosi, soigné. Non a caso nel linguaggio corrente la parola ha lo stesso significato di zerbinotto, bellimbusto, dandy. Portavano i capelli lunghi e sciolti sulle spalle, le cravatte verdi e annodate con un fiocco grottesco, i pantaloni attillati e le scarpe a punta.

    Parlavano con la erre moscia, usavano l´occhialetto, si profumavano fino alla nausea con l´essenza di muschio e per bastonare i giacobini si servivano di un manganello simile al manganello con cui negli Anni 20 e 30 del 1900 le squadracce di Mussolini avrebbero bastonato gli antifascisti.

    Lo definivano "notre pouvoir executif", finirono presto. «Lo scorso marzo molti mi chiesero se fossi arrabbiata con la Francia, dove senza che la polizia intervenisse e senza che la ministra della Cultura muovesse un dito per impedirlo,
    i fascisti rossi avevano aggredito con insulti i rappresentanti del governo italiano alla Fiera internazionale del libro. Fiera alla quale l´Italia partecipava come ospite d´onore e rimasero molto stupiti a sentirmi rispondere: no, con la Francia non sono arrabbiata.

    No, con la Francia non mi arrabbiai lo scorso marzo e non mi arrabbio ora, perché i fascisti rossi che in marzo si comportarono in modo tanto spregevole con i rappresentanti del governo italiano e che ora si comportano in modo tanto sgradevole con me, alcuni perfino oltraggiando la memoria di mio padre - brutti vigliacchi, razza di mascalzoni - non sono la Francia, sono i moscardini (...) che bastonano i giacobini, li bastonano con il manganello della menzogna e della malafede, stavolta, con il pouvoir executif del terrorismo pseudo-intellettuale, con la dittatura del politically correct, cioè con la presunzione degli sfacciati che pretendono di insegnare la democrazia a chi per la democrazia si batte fin dall´infanzia. Ma i giacobini d´oggi non sono ex tagliateste che credono, o credevano, in Roberspierre, sono gente come me, gente che crede alla libertà e che di conseguenza non si lascia intimidire dai manganelli, dai ricatti, dalle minacce.

    «Ma guai a identificare i moscardini con la Francia, guai; a farlo si rischierebbe di chiederci se in Francia esiste ancora la libertà di pensiero e di opinione, se la Francia è ancora la République Française della Marianna o se è diventata la République Française dell´Islam, e ciò sarebbe ingiusto, anzi nefando. (...) La Francia non è l´immaginario popolo di cui vi riempite la bocca quando dai vostri orateurs du peuple cantate la reveille du peuple.

    E´ il popolo che non vi ascolta, è il popolo che, tiranneggiato da voi e ricattato dalle lugubri lusinghe del rancido Le Pen, non ha più una Bastiglia da abbattere, sicché per non votare Le Pen deve votare Chirac. E´ anche il popolo che non mi ingiuria, non mi diffama, non mi denigra, non oltraggia la memoria del mio splendido padre. E mi legge».

    e. st.

    ----------------------------------------------------------------

  10. #30
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Messaggi
    36,452
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    a proposito dei "fascisti rossi", citati da http://www.politicaonline.net/forum/...242#post112242
    Oriana Fallaci, mi sono ricordato di una testimonianza reale che sara' senz'altro passata inosservata come tanti altri miei vaniloqui........clicca qui
    http://www.politicaonline.net/forum/...0671#post70671
    oppure sul successivo messaggio...di La Pergola....
    http://www.politicaonline.net/forum/...2059#post72059


 

 
Pagina 3 di 18 PrimaPrima ... 23413 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Meanwhile in France
    Di Troll nel forum Fondoscala
    Risposte: 166
    Ultimo Messaggio: 09-01-14, 15:59
  2. Vai Francè
    Di libpensatore nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 25-04-08, 19:54
  3. Air France
    Di tristar10 nel forum Aviazione Civile
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 10-03-05, 19:37
  4. AIR FRANCE a FLR
    Di rik3356 nel forum Aviazione Civile
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 14-01-05, 15:23
  5. W la France
    Di Ulan nel forum Destra Radicale
    Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 25-04-02, 23:47

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito