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Discussione: 90° Di Erich Priebke

  1. #711
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    Cool

    In Origine Postato da Montalbano
    (1) Sei proprio autoreferenziale...

    (2) Sì, sì, come no...

    (3) L'attentato di Via Rasella era un atto di guerra, per il quale ci voleva grande coraggio, quello che manca ai fascisti che infatti fanno stragi di civili...
    argomenti zero
    banalità ritrite
    presunzione tanta
    logorrea noiosa

    insomma avevo ragione, basta un nulla a farti perdere la bussola
    patetici saluti veterocompagno. Fortunatamente anche dalle parti tue la tua genia va scemando.

  2. #712
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    La seguente ricostruzione è tratta da “Achtung Banditen”, incrociando i fatti ivi narrati con il prezioso depositario di testimonianze dirette di cui ho la fortuna di poter disporre (parzialmente perché alcune cose mi ha detto di non potermele riferire per rispetto di una parola data). Comunque la sua famiglia viveva nel palazzo nel cui sottoscala il portiere (gappista) custodì quella mattina del 23 Marzo 1944 i 18 kg. di tritolo che poi scatenarono l’inferno a via Rasella.

    18 Dicembre 1943 – Bomba al Cinema Barberini. Secondo i mattinali della polizia ci furono 2 o 3 vittime tedesche, mentre secondo Bentivegna le vittime furono almeno 4 o 5. Sempre lo stesso giorno, un attentato alla trattoria di via Fabio Massimo provocò la morte di almeno 7 o 8 tra tedeschi e fascisti. Nessuna rappresaglia fece seguito a questi eventi.
    19 Dicembre 1943 – A opera di Maria Teresa Regard, Trombadori, Calamandrei e altri; attentato all’Hotel Flora di via Veneto, Centro Comando Tedesco, con bombe sui davanzali delle finestre. Sebbene non ci siano notizie ufficiali di vittime, si sa da testimonianze dirette che ci furono alcuni morti. Anche qui non fu ordinata alcuna rappresaglia.
    26 Dicembre 1943 – Cambio della guardia al carcere “Regina Coeli”: dal Lungotevere sovrastante via della Lungara vennero lanciati sui tedeschi spezzoni esplosivi. Ancora vittime tra i tedeschi, ma nessuna rappresaglia.
    24 Gennaio 1944 – Tritolo con innesco acido a tempo esplode presso il punto di ristoro tedesco alla Stazione Termini: non si hanno notizie ufficiali di vittime, ma la stessa madre del mio amico vide con i propri occhi tedeschi che portavano via commilitoni morti su barelle coperte da lenzuola. Ancora nessuna rappresaglia.
    A questo punto compaiono i famosi manifesti che ammonivano che l’organizzare ed effettuare attentati alle forze militari tedesche avrebbe portato all’applicazione dello strumento della rappresaglia come da diritto di guerra allora vigente. Ora, non penso che i tedeschi avessero cambiato idea sulle rappresaglie solo perché si erano “rotti le palle” per l’ultimo attentato (d’altra parte loro stessi erano ben consci che il tenere Uffici di Comando all’interno della città di fatto violava il protocollo di Roma “città aperta”); penso che la misura straordinaria fosse stata adottata in relazione a un evento forse sottovalutato di quei giorni, e cioè lo sbarco degli alleati a Anzio, che di fatto catapultava Roma a ridosso del fronte e non più in retroguardia. Infatti:
    1 Marzo 1944 – In piazza Mirti, a Centocelle, viene ucciso un tedesco: 7 giorni dopo, a Forte Bravetta, vengono fucilati 10 italiani per rappresaglia.
    E arriviamo al 23 Marzo 1944 (nel frattempo c’era stato un attentato contro dei fascisti ma che provocò alcune vittime solo tra i fascisti stessi, senza che venissero coinvolti tedeschi), con la forte consapevolezza da parte mia che nessuno a questo punto poteva sperare di attaccare sanguinosamente le truppe tedesche senza che la popolazione ne pagasse il fio. A dire il vero bisogna precisare che gli uccisi nella rappresaglia erano tutti “todeswurdige”, ossia condannati a morte o sorpresi in flagranza di reati che prevedessero tale pena; tutti a eccezione di qualcuno rastrellato subito a via Rasella, di alcuni condannati all’ergastolo e non alla pena di morte, e degli ebrei che stavano soltanto in attesa del trasferimento nei campi di lavoro tedeschi e polacchi (qua si potrebbe sarcasticamente sostenere che i tedeschi in fin dei conti “risparmiarono” un po’ d’italiani sacrificando al loro posto persone che, secondo la nota vulgata, erano comunque destinate allo “sterminio”). In realtà le cose non andarono nemmeno così, poiché in origine Kappler e Mackensen si erano accordati nell’eseguire subito la rappresaglia utilizzando però solo i “todeswurdige”, anche se ciò avrebbe significato il non raggiungimento del rapporto definito di 10/1. A un certo punto arrivò però l’ordine superiore di rispettare tale proporzione; Kappler contattò addirittura il Comando di Kesselring per averne personalmente conferma, pensando che da lì avesse avuto origine tale ordine, ma gli fu detto che non era stato Kesselring a darlo, ma qualcuno ancora più in alto, molto più in alto (Hitler). Furono quindi inclusi nella lista delle persone da fucilare anche quelli che in origine erano stati esclusi, compresi gli ebrei (che quindi in origine “non” erano “todeswurdige”). A questo punto un piccolo inciso merita la figura di Kappler, che pur essendo un ufficiale subordinato (era il vice di Wolf), si ritrovò addossata tutta la responsabilità della rappresaglia: va detto che Kappler (in assenza di Wolf, cosa tra l’altro non insolita) si propose e ottenne di gestire la situazione per sottrarla di mano al Generale Maeltzer, che per parte sua aveva già dato ordine ai suoi genieri di minare tutta via Rasella per raderla al suolo; la circostanza fu confermata dall’allora Console tedesco Moellhausen, che subito dopo l’attentato ebbe un acceso diverbio con Maeltzer proprio a causa dell’ira di quest’ultimo, ira che, secondo il Console, gli avrebbe fatto fare “una folle sciocchezza”. Ma ritorniamo a via Rasella e proviamo a trarre qualche conclusione. Secondo me, dall’analisi dei fatti e della loro successione cronologica, era ben noto a tutti che ci sarebbe stata rappresaglia; mi spingo oltre nell’affermare che l’attentato fu meticolosamente preparato per provocare una strage proprio per originare una rappresaglia così forte da spingere la popolazione romana all’odio antitedesco; ma mi fermo qui, perché la tesi che sia stato organizzato per eliminare scientemente prigionieri antifascisti invisi ai GAP mi pare, almeno al momento e con gli elementi noti, decisamente azzardata. Va ricordato che tra le vittime della rappresaglia figura infatti anche un gappista (Fiorentini), anche se fu stranamente risparmiato Trombadori, all’epoca in carcere: ma qui bisognerebbe aprire un altro capitolo di discussione sulle connivenze che c’erano tra i GAP e la polizia romana (il capo della polizia Leto era amico di famiglia dei Bentivegna, che a loro volta erano una famiglia di tutto rispetto a Roma: basti a tal pro ricordare che quando Bentivegna fu fermato per gli incidenti all’Università del 1941, il giorno dopo era già di nuovo libero al contrario di altri che invece finirono al confino, come lo stesso Trombadori, e che pertanto era già noto come elemento antinazifascista). Ma c’è un elemento soprattutto che fa pensare alla volontà precisa dei gappisti di scatenare la rappresaglia tedesca, e lo ammette lo stesso Bentivegna quando dice che il giorno dopo la rappresaglia, nonostante questa fosse già nota, ricevette l’ordine di procedere nelle azioni antitedesche: infatti per il 28 marzo era previsto un altro attentato al carcere Regina Coeli. Fortunatamente a questo punto intervenne il CLN che bloccò le iniziative autonome dei GAP; ma senza questo intervento probabilmente Roma sarebbe stata messa a ferro e fuoco dai tedeschi.
    E veniamo ora a quanto detto da Mario Fiorentini al mio amico.
    Chi è Mario Fiorentini? Abitava nei pressi di via Rasella e vedeva il Bozen passare tutti i giorni sotto casa sua alla stessa ora. Fu lui che ebbe l’idea dell’attacco (non attentato, sia chiaro). I propri progetti (attacco diretto alla svolta di via Quattro Fontane) non furono approvati da Amendola, Cicalini, ecc. La sua segnalazione fu però tenuta in conto per organizzare un’azione alternativa (attentato, con fornitura del tritolo da parte di ufficiali dell’esercito badogliano), dalla quale lui fu escluso perché conosciuto e residente nella zona. Lui però ebbe a dire (nel 1996): “Per molte ragioni le modalità di quest’azione (attentato, ndr) mi trovavano contrario”. Al mio amico ha poi detto:
    1) “Di una cosa sono sicuro: che la polizia romana era talmente infiltrata nella Resistenza romana che volendo, ci avrebbe messo tutti in galera nel giro di 24 ore”
    2) “I fatti di quel tempo non sono più comprensibili”
    3) “Comunque ne potrebbero parlare anche loro (Bentivegna e gli altri gappisti, ndr)”
    Il punto 1) non fa altro che confermare la connivenza di cui in precedenza, mentre i punti 2) e 3) danno adito a qualche dubbio nella loro correlazioni ai fatti per come ci sono noti: cosa c’è di non più comprensibile che i gappisti non ci hanno ancora raccontato? Soprattutto se è vera l’impressione che il mio amico ha ricevuto nel sentirlo pronunciare il pronome “loro”: piuttosto altero, nel senso di distacco. Così mi ha detto. E forse va tenuta in debito conto anche un’altra frase che gli disse, con una certa amarezza, e cioè: “in fondo eravamo quasi tutti ragazzi”. Loro facevano il lavoro sporco, mica gli ufficiali badogliani che fornivano i materiali (tra cui la miccia ad alta precisione, necessaria per il buon esito dell’attentato), e che pare fossero disposti a fornirne ancora.
    Con riserva di correzioni e integrazioni, poiché posto senza che il mio amico abbia ancora letto tale ricostruzione.

  3. #713
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    A Roma nella sala superiore coperta dei Mercati Traianei QUELLA VERSO VIA NAZIONALE c'e' una targa che ricorda alcuni degli uccisisi alla Fosse Ardeatine e che proprio li',in una zona nascosta , furono presi dai tedeschi mentre tenevano una riunione cLandestina.

    Ora io dico:ma come facevano i tedeschi ad arrivare proprio li' e proprio a quell'ora ? CHI LI AVEVA INFORMATI ?

    Le modalita' di cattura degli elementi anticomunsiti della Resistenza Romana furono piu' o meno sempre queste.

    Chi poteva informare cosi' bene i nazisti ed i fascisti ?

    LO SPIRITO SANTO ?


    Vedo anche che finalmente qualcuno si rende conto che Roma
    nel Marzo del 44 era IMMEDIATA RETROVIA DEL FRONTE dunque zona soggetta a maggior rigore militare e per ovvie e motivate ragioni.Non vi dico cosa fecero francesi ed americani in situazioni analoghe.Gli americani fecero in Francia una rappresaglia 200 a uno ( avete letto ben:duecento a uno ! ).

    Un saluto a tutti.

  4. #714
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    Predefinito

    In Origine Postato da Ferruccio
    A Roma nella sala superiore coperta dei Mercati Traianei QUELLA VERSO VIA NAZIONALE c'e' una targa che ricorda alcuni degli uccisisi alla Fosse Ardeatine e che proprio li',in una zona nascosta , furono presi dai tedeschi mentre tenevano una riunione cLandestina.

    Ora io dico:ma come facevano i tedeschi ad arrivare proprio li' e proprio a quell'ora ? CHI LI AVEVA INFORMATI ?

    Le modalita' di cattura degli elementi anticomunsiti della Resistenza Romana furono piu' o meno sempre queste.

    Chi poteva informare cosi' bene i nazisti ed i fascisti ?

    LO SPIRITO SANTO ?


    Vedo anche che finalmente qualcuno si rende conto che Roma
    nel Marzo del 44 era IMMEDIATA RETROVIA DEL FRONTE dunque zona soggetta a maggior rigore militare e per ovvie e motivate ragioni.Non vi dico cosa fecero francesi ed americani in situazioni analoghe.Gli americani fecero in Francia una rappresaglia 200 a uno ( avete letto ben:duecento a uno ! ).

    Un saluto a tutti.
    Caro Ferruccio, io mi sono attenuto a ciò che è certo e a ciò che si può "logicamente" dedurre. Per il resto, forse ne potremmo sapere di più se si squarciasse il velo su quei punti 2) e 3) delle dichiarazioni di Mario Fiorentini. Forse anche quel che il mio amico non mi ha voluto dire (che riguarda questioni personali tra i partigiani, e secondo lui ininfluenti ai fini della ricostruzione di quei sanguinosi eventi), potrebbe forse chiarirci di più il quadro. Ma al momento, almeno per me, non ci sono elementi sufficienti per sostenere tesi più "ardite". Il che non significa che siano da escludere; molto più semplicemente sono al momento indimostrabili.
    Saluti.

    Addenda: quella dei 200/1 non fu sovietica in Germania? L'"incidente" americano mi pare fu pagato 50/1... salvo poi scoprire che si trattò di "fuoco amico"! Intanto in 50 erano finiti sottoterra.

  5. #715
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    Predefinito I parametri

    Secondo Jesi1194 (ottimo msg, complimenti) i parametri sarebbero
    * i soviet-criminals (mia definizione): 200 a 1
    * gli yankee-killer (ancora mia definizione) : 50 a 1 ...
    ne consegue che le SS erano solo degli angioletti essendosi limita-
    ti alla modica cifra di 10 a 1.

  6. #716
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    In Origine Postato da Ferruccio
    Vedo anche che finalmente qualcuno si rende conto che Roma
    nel Marzo del 44 era IMMEDIATA RETROVIA DEL FRONTE dunque zona soggetta a maggior rigore militare e per ovvie e motivate ragioni.Non vi dico cosa fecero francesi ed americani in situazioni analoghe.Gli americani fecero in Francia una rappresaglia 200 a uno ( avete letto ben:duecento a uno ! ).
    non credo sia vero, anche perchè non c'era nessuna resistenza contro gli alleati.

  7. #717
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    In Origine Postato da Pasquin0
    non credo sia vero, anche perchè non c'era nessuna resistenza contro gli alleati.
    Infatti si trattò di due casi molto particolari. Uno relativo all'uccisione di un alto ufficiale statunitense, in seguito rivelatosi vittima di "fuoco amico" (una San Miniato personalizzata, insomma). L'altro relativo al linciaggio di un soldato dell'Armata Rossa sorpreso a violentare una donna tedesca. Cito a memoria, e potrei anche sbagliare, ma proprio perchè non c'era effettiva resistenza gli episodi sono ancor più efferati.

  8. #718
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    In Origine Postato da Pasquin0
    non credo sia vero, anche perchè non c'era nessuna resistenza contro gli alleati.
    No.Fu proprio una rappresaglia americana di 200 a uno
    fatta in un paesetto francese di cui mi riservo fare il nome non appena lo rintraccio et idem per gli altri.L'ho letto piu' volte.

    Un saluto

  9. #719
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    In Origine Postato da jesi1194
    Caro Ferruccio, io mi sono attenuto a ciò che è certo e a ciò che si può "logicamente" dedurre. Per il resto, forse ne potremmo sapere di più se si squarciasse il velo su quei punti 2) e 3) delle dichiarazioni di Mario Fiorentini. Forse anche quel che il mio amico non mi ha voluto dire (che riguarda questioni personali tra i partigiani, e secondo lui ininfluenti ai fini della ricostruzione di quei sanguinosi eventi), potrebbe forse chiarirci di più il quadro. Ma al momento, almeno per me, non ci sono elementi sufficienti per sostenere tesi più "ardite". Il che non significa che siano da escludere; molto più semplicemente sono al momento indimostrabili.
    Saluti.

    Addenda: quella dei 200/1 non fu sovietica in Germania? L'"incidente" americano mi pare fu pagato 50/1... salvo poi scoprire che si trattò di "fuoco amico"! Intanto in 50 erano finiti sottoterra.
    Diciamo allora che ci sono piu' che fondatin sospetti che l'attentaton di via Rasella avesse come scopo vero di provocare una grande rappresaglia tedesca che portasse alla decapitazione della Resistenza NON-COMUNISTA i cui esponenti erano finiti misteriosamente in carcere nel periodo immediatamente precedente per delazioni che portgavano la polizia nazista e fascista a sapere in anticipo luoghi e partecipanti di riunioni delle Resistenza Romana di ogni livello e che venivano cambiati continuamente.

    Un prova-provata totale non c'e'.E' vero ma sai come si dice:a pensar male si fa peccato ma il piu' delle volte ci si azzecca.

    Nessuno comunque mai lo ammettera' e del resto guarda cosa ce' voluto per " smontare " l'operazione Colonnello Valerio-Villa Belmonte il che e' avvenuto non certo per volonta' degl inventori
    di quella operazione che aveva scopi di ben altra sostanza.

    Un saluto

  10. #720
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    In Origine Postato da Ferruccio
    Diciamo allora che ci sono piu' che fondatin sospetti che l'attentaton di via Rasella avesse come scopo vero di provocare una grande rappresaglia tedesca che portasse alla decapitazione della Resistenza NON-COMUNISTA i cui esponenti erano finiti misteriosamente in carcere nel periodo immediatamente precedente per delazioni che portgavano la polizia nazista e fascista a sapere in anticipo luoghi e partecipanti di riunioni delle Resistenza Romana di ogni livello e che venivano cambiati continuamente.

    Un prova-provata totale non c'e'.E' vero ma sai come si dice:a pensar male si fa peccato ma il piu' delle volte ci si azzecca.

    Nessuno comunque mai lo ammettera' e del resto guarda cosa ce' voluto per " smontare " l'operazione Colonnello Valerio-Villa Belmonte il che e' avvenuto non certo per volonta' degl inventori
    di quella operazione che aveva scopi di ben altra sostanza.

    Un saluto
    In quest'ottica "complottista" però dopo non s'incastra la volontà gappista di continuare negli attentati (visto che gli avversari erano stati eliminati quasi tutti con le Fosse Ardeatine), ma soprattutto non s'incastra la collaborazione logistica degli alti gradi dell'esercito lealista (pessimo attributo, visto il contesto), che a questo punto dovrebbero definirsi filo-comunisti, visto che in galera c'erano anche monarchici e liberali.
    Io penso che, per le connivenze precedentemente accennate e da te confermate, i gappisti agivano semplicemente con la convinzione di dover temere solo i rastrellamenti tedeschi casuali.
    Il loro unico scopo era quello di arrivare a un'insurrezione popolare che cacciasse i tedeschi da Roma prima dell'arrivo degli alleati, e non importava loro nulla di quanto sangue sarebbe stato versato per arrivare a ciò.
    Saluti.

 

 
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