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Londra, 208
Centinaia di ragazze, spesso parenti di oppositori del regime di Robert Mugabe, sono state violentate o sequestrate in alcuni campi creati in zone rurali dai sostenitori del presidente dello Zimbabwe nel quadro di una campagna di "pulizia politica".
Secondo quanto riferisce oggi il 'Sunday Telegraph', che ha ascoltato diverse vittime, le violenze sono state perpetrate da giovani militanti del regime e da poliziotti antisommossa, soprattutto nell'est del paese. Diverse ragazze, alcune delle quali di soli dodici anni, sono state vittime di violenze di gruppo, compiute perfino davanti a membri della loro famiglia. Alcune sono trattenute in questi campi dove servono come "concubine", riferisce il settimanale britannico.
"Ragazzine di appena 12 o 13 anni vengono sistematicamente sequestrate, violentate e brutalizzate per le opinioni politiche delle loro famiglie", ha detto un responsabile dell'organizzazione di difesa dei diritti umani 'Amani Trust', Frances Levemor. Le giovani sono spesso vittime di violenze collettive e torture perpetrate da veterani della guerra d'indipendenza o dalla polizia. In un paese in cui il 38 per cento della popolazione è sieropositiva, "lo stupro è spesso l'inizio di una condanna a morte", sottolinea l'autore dell'articolo.
Gli attivisti per i diritti umani ritengono che gli stupri facciano parte di un programma volto ad uccidere o a terrorizzare gli oppositiori del presidente Mugabe, rieletto in circostanze controverse nel marzo scorso. Dall'inizio dell'anno, 59 persone sono state uccise nello Zimbabwe nel corso di violenze politiche e migliaia di altre sono state torturate, violentate o intimidite, denunciano le associazioni umanitarie. La maggior parte delle vittime sono membri dell'opposizione e neri. (red)