Articolo di congedo di Leoni, con vari spunti di stizza qua e la'....
Come promesso al primo giugno dell’anno scorso, passo la mano ad un nuovo direttore del nostro giornale, un giovane già esperto, scelto dal nostro Segretario, che può restituire una dimensione più specificatamente professionale all’organo del nostro movimento. Se ricordate, avevo dovuto assumere in prima persona la direzione del giornale in una situazione di emergenza, dopo una direzione del tutto discreta in termini di contenuti e di autorevolezza, che si era servita del nostro quotidiano per uso privato, compreso il trampolino di lancio per arrivare in Rai.
A dire il vero non era la prima volta, pur se in forma indiretta, che, come responsabile legale dell’Editoriale, ero dovuto intervenire: infatti nel 1999 mi ero imposto nella sterzata operata sul giornale (dove l’allora direttore Marchi aveva perduto i due terzi delle settantamila copie originarie) imbucatosi nella deriva radicale, che aveva regalato ben l’8,5 dei voti alla “Lista Bonino-Pannella”, voti inutilmente sottratti all’opera riformatrice della Lega.
Adesso sarebbe colpa di Marchi per la crisi del 99? Non le vicende
del Kosovo? (anzi se c'era un periodo in cui La Padania attaccava la Bonino
tutti i giorni era proprio quello....) Non la retromarcia di Bossi sulla secessione?
La deriva radicale del giornale? Certo che per un catto-talibano come Leoni
qualunque giornale in cui non si parli della santa-romana-chiesa e non si attacchino
i gay ogni 3 righe diventa "una deriva radicale"...
[...]
ho un altro motivo di orgoglio: quello cioè di aver liberato “La Padania” di un presunto notabilato che intendeva “servirsi” per sé del giornale anziché servire il movimento. Avendo rinunciato fin dall’inizio ogni compenso per la mia direzione, affido il patrimonio di un risanamento (morale, oltre che economico) e una invidiabile libertà al giovane collega Gianluigi Paragone: che ne faccia, come ne sono certo, buon uso.
Semmai mi resta una punta di rimpianto: per la scoperta della ricchezza umana e culturale con la quale ho potuto venire a contatto e che un po’ mi mancherà. Quella dei giornalisti (non tutti), quella dei poligrafici e del personale dell’azienda. A tutti un abbraccio.